Napoli, De Laurentiis all'attacco: «Tutti a casa» - Calcio News 24
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2014

Napoli, De Laurentiis all’attacco: «Tutti a casa»

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L’analisi della crisi del calcio italiano e delle possibili riforme da parte del patron partenopeo.

SERIE A NAPOLI DE LAURENTIIS – Entrato nel mondo del calcio dalla Serie C, Aurelio De Laurentiis ha rivoltato il calcio a Napoli. Ed in vista dell’Assemblea della FIGC, da cui dovrà arrivare un nuovo presidente ed un nuovo commissario tecnico, il patron partenopeo è intervenuto ai microfoni del “Corriere dello Sport” per analizzare il calcio italiano: «Guardandomi indietro ciò che non mi ha convinto e continua a non convincermi è la mentalità superata ed improduttiva delle istituzioni del calcio. L’anagrafe non conta. Le idee sì. È imperativo rimanere giovani dentro, saper guardare al futuro. Altrimenti si è perdenti. Chi è chiamato a presiedere non può essere contaminato e condizionato culturalmente solo dal passato. Purtroppo nel calcio italiano esiste una dose massiccia di provincialismo che impedisce al sistema, composto di piccoli intrighi, di lanciarsi in orizzonti lontani. Malagò? Non è provinciale, è uomo di spessore, ha la cultura del fare e non quella del sopraffare, che invece è tipica del mondo istituzionale del calcio. L’errore che si rischia di commettere in questo momento è quello di considerare l’investitura al ruolo di presidente della Figc come l’effetto di una nomina politica: precipiteremmo, a quel punto, in un viaggio senza ritorno».

LA VORAGINE – A proposito della crisi del nostro calcio De Laurentiis ha condannato l’immobilismo del passato, auspicando un nuovo percorso, ma soprattutto un atteggiamento diverso: «La Federazione va commissariata: tutti a casa, altrimenti è giusto che ci ridano alle spalle. Il responsabile di questo declino è chi non ha colto il mutamento epocale che ha allargato i confini del calcio. Gli investimenti meritano il rispetto anche della giurisprudenza e non possono essere volati via decenni senza che sia mai stato registrato un intervento, uno solo, per adeguare e aggiornare ciò che è stato fatto nel secolo scorso. Flop Mondiale? Non potevamo sospettare di poter inseguire chissà quali prospettive: meravigliarsi adesso non ha senso, ma la situazione era sotto gli occhi d’ognuno di noi. È arrivato il momento ormai inderogabile di creare le condizioni affinché i club, intesi come aziende, possano vivere e prosperare e non di incamminarsi verso il baratro. Ci sono costi considerevoli, serve una politica autorevole, che sia in grado di modificare questo trend e che ribalti la situazione. Non si possono sposare strategie-tampone».

GIOVANI TALENTI – Negli ultimi giorni si è tornati a parlare del disfacimento dei settori giovanili, ma il presidente del Napoli va oltre, auspicando norme che favoriscano la competitività: «Si è sempre pensato, si continua persino a farlo, che con i vivai italiani si possano risolvere i problemi. Ma ciò in parte è vero ed in parte è falso, come dimostrano i Mondiali, come sottolinea la capacità di brillare del Belgio, che esporta i suoi talenti sì, ma che non ha limiti per l’importazione degli stranieri. Intanto, in Serie A, la possibilità di utilizzare i calciatori extracomunitari senza vincoli, né tetti. Ma perché la Federcalcio deve poter decidere la politica delle società? Una Federazione non deve proibire, ma invitare a costruire: e come si fa, se esiste un solo Buffon, un solo Chiellini, un solo Immobile, un solo Insigne? Le 20 squadre devono restare sbilanciate tra loro? Si dovrà concedere a chiunque la possibilità di andare a comprare all’estero anche extracomunitari, come già avviene in altri paesi europei come appunto Belgio, Portogallo, ecc., per favorire la competizione anche attraverso la competenza di chi è preposto agli acquisti verificato il budget e sentite le esigenze dell’allenatore. In questo modo crescerebbe il livello del nostro calcio e con esso il livello dei giocatori italiani in squadra, e di ciò si avvantaggerebbe anche la Nazionale».

CT STRANIERO? – In merito alla scelta del nuovo commissario tecnico De Laurentiis apre all’eventualità di un allenatore straniero, come avviene già abbondantemente per i club: «Se volessimo restare nazionalisti, allora bisognerebbe dire no ad una eventualità del genere. Ma ci siamo affrancati con i nostri club da questa visione limitante, non capisco perché mai non potremmo farlo con la Nazionale. Dovendo scegliere un allenatore al quale affidare una Nazionale da rilanciare, vanno fatte alcune valutazioni storiche: la prima riguarda ciò che il mercato italiano offre in questo momento, la disponibilità dei tecnici, la loro qualità. Poi c’è il problema dei compensi, eventualmente: e siamo dinnanzi alla seconda riflessione».

LE RIFORME  – Inevitabile il discorso sulle riforme. De Laurentiis è partito dalla proposta di ridurre la massima serie a sedici squadre, un format non condiviso da tutti: «L’amico Claudio Lotito si accontenta di ridurre a diciotto club il torneo del futuro. Ma io non invito a rivoluzionare l’attuale sistema per limitare la presenza di altre società: era già così nel 1986 e se vogliamo essere più competitivi in Italia e quindi anche in Europa, non possiamo stressare con questa quantità impressionante di partite né le società, né i calciatori. Se vogliamo allenare la Nazionale, dobbiamo trovare degli spazi che in questo momento non ci sono. Suggerimenti dai Mondiali? Lo spray è da importare immediatamente: perché non soltanto è piaciuto, ma è servito per snellire la pratica delle punizioni. La tecnologia del “gol-non gol” molto utile. E devo dire che in assoluto gli arbitri sono stati bravi – a parte qualche episodio che ha toccato anche la nostra Nazionale – nel velocizzare il gioco estraendo cartellini e distribuendo ammonizioni molto raramente. Ciò ha creato anche più rispetto fra calciatori rivali. Responsabilità oggettiva? La giustizia sportiva va adeguata ai tempi, altrimenti di che parliamo? Morte Ciro Esposito? E’ stata esemplare la famiglia di Ciro ma adesso bisogna intervenire e seriamente e rapidamente, fronteggiando il pericolo della violenza in maniera semplice ma decisa. Serve una volontà generale e l’introduzione di leggi da applicare, come accaduto in Inghilterra: prima hanno svuotato gli stadi dagli hooligans, poi li hanno riempiti».

LA RINASCITA – Ma il presidente del club azzurro è anche testimone di come si possa ripartire da zero e arrivare a risultati importanti, visto quanto realizzato dalla sua squadra, risalita dalla Serie C alla massima serie: «Ho dovuto costruire da zero un nuovo club e l’ho dovuto fare in condizioni particolari, con la tensione che trasmetteva la priorità di conquistare in fretta la serie A mentre invece ancora affrontavamo le difficoltà e le complessità della C e della B. E quando poi siamo tornati tra le grandi, le nuove richieste: competere ai massimi livelli prima in Italia e poi in Europa. Però ce l’abbiamo fatta come Napoli e sento la soddisfazione di aver provveduto ad imprimere, nel nostro piccolo, una svolta: il fair play finanziario non è stata l’unica mossa per mostrare che esistono strade alternative da percorrere…».