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Europa League

Napoli, non dipende sempre da te: meriti ad un Lipsia strepitoso

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Arriva la caduta in Europa League: Napoli travolto al San Paolo dal Lipsia di Werner e compagni, lontano l’accesso agli ottavi di finale

Dopo la pausa che ha fatto seguito alle fasi a gironi delle competizioni internazionali, il ritorno sul palcoscenico europeo non ha giovato ai club italiani: in Champions League – in attesa della Roma, che giocherà la prossima settimana sul campo dello Shakhtar Donetsk – la Juventus è stata dominata dal Tottenham sul piano della prestazione e sarà costretta a vincere in quel di Wembley se vorrà restare ancorata alla coppa. Non è andata meglio in Europa League: Lazio ed Atalanta battute rispettivamente da Steaua Bucarest e Borussia Dortmund, con il doveroso distinguo per risultato e prestazione inscenati dagli uomini di Gasperini contro un avversario di tutt’altro tenore, Napoli travolto dal Lipsia e con un piede e mezzo fuori dalla rassegna europea. Ha vinto soltanto il Milan di Gattuso: tre gol al Ludogorets che si traducono automaticamente nella qualificazione al prossimo turno.

Napoli-Lipsia, le scelte di Sarri

Del tutto logiche le rotazioni proposte dall’allenatore del Napoli: in campo, rispetto alla cosiddetta formazione titolare, ecco Maggio, Tonelli, Rog, Diawara, il dodicesimo uomo Zielinski ed Ounas. Compagine dunque ristrutturata per sei undicesimi: scelta inattaccabile sotto il profilo delle necessaria alternanza che un organico come quello del Napoli deve presentare per provare a competere su tutti i fronti della sua stagione. Non esiste squadra al mondo in grado di gestire un’intera stagione con soli undici uomini all’attivo. Si può poi discutere sulle specifiche del turnover messo in atto: era forse consigliabile opporre la formazione titolare al Lipsia per poi procedere alle rotazioni nel non proibitivo impegno di campionato con la Spal? In tal senso c’è da discutere e probabilmente la gestione organica lascia intravedere sentieri di miglioramento, essenzialmente per quanto concerne l’efficacia dell’alternanza nella proiezione sul valore dell’avversario.

Napoli-Lipsia, le risposte delle seconde linee

Premesso ciò si entra nel vivo della questione: come hanno risposto le cosiddette alternative alla chiamata di Sarri? L’analisi deve partire necessariamente dal centrocampo: male Rog, segnalatosi in positivo soltanto per l’assist vincente servito ad Ounas, malissimo Diawara, che oltre a mancare nel suo forte della fase d’interdizione ha sbagliato anche in quella di costruzione, disimpegni errati che nello specifico hanno avviato la transizione del momentaneo 1-2 firmato Bruma. Mancata la protezione del centrocampo, appare ingiusto condannare una linea difensiva che si è ritrovata perennemente in inferiorità numerica: innumerevoli infatti le situazioni di gioco in cui il Lipsia – squadra che notoriamente attacca con tanti suoi effettivi – si è presentato nei pressi dell’area partenopea con uno o due uomini in più rispetto all’avversario. Un Napoli che ha contenuto il passivo soltanto grazie alla serata prodigiosa del suo portiere Pepe Reina. Capitolo attacco: Ounas ha mancato la chance sul piano della prestazione, ancora poco presente nel corso della gara e del tutto assente sotto il profilo dell’equilibrio generale, bene invece nell’occasione del suo primo gol con la maglia azzurra. Una soluzione in diagonale – peraltro con il suo piede debole, il destro – che lascia senz’altro intravedere buone qualità tecniche.

Napoli-Lipsia, i meriti ad un avversario strepitoso

L’errore tipico dei supporter italiani è quello di pensare che l’esito di una gara dipenda sempre e comunque dalla propria squadra, dalla prestazione che riesce a palesare sul campo: poco importa dell’avversario, chiunque esso sia, a maggior ragione se scarsamente conosciuto. Il Lipsia invece è una squadra di livello assoluto, in continua crescita, che ogni anno si struttura per competere su livelli via via più alti: densa di calciatori di talento in ogni comparto di campo, su tutti Werner e Keita, già acquistato dal Liverpool per la prossima stagione per la cifra di cinquanta milioni di euro. Ieri ha brillato il primo e parzialmente deluso il secondo: in cambio però si sono messi in luce altri profili solitamente meno considerati, su tutti quel Poulsen che ha letteralmente fatto a fette le linee partenopee. Suo il velo in occasione del primo gol, suo l’assist sulla seconda rete, quella che ha indirizzato incontro e qualificazione, sue innumerevoli transizioni che hanno fatto perdere le dimensioni del campo al Napoli. Eccellente anche la prova di Weigl: metronomo della squadra, mai una giocata banale, in nome delle precise richieste – in termini di intensità e dinamismo – che gli avanza il suo ambizioso allenatore. In altre parole: il Lipsia è sceso in campo al San Paolo con l’obiettivo di fare la partita, o meglio l’imperativo di condurla, ed è riuscita nel suo obiettivo a prescindere dal risultato, senza spaventarsi quando si è ingiustamente ritrovato in svantaggio. Il progetto può ulteriormente decollare nel futuro se la società avrà la forza di trattenere i suoi leader: la scelta è stata quella di consegnare le redini della squadra a calciatori giovani, che negli anni dovranno trascinare il resto del gruppo e garantire la continuità.

Sarri e la questione del contraccolpo

Estremamente lucido l’allenatore del Napoli nelle analisi post-gara: nello sfogo di Sarri resta la sensazione di non aver aderito alle aspettative in termini di prestazione, nonostante sia logico – considerato lo stato dell’arte – concedere la preferenza alla lotta scudetto con la Juventus. Le due cose però non necessariamente si escludono l’una con l’altra: si può dare la priorità ad un obiettivo quantomeno senza sfigurare in quell’altro. Non è andata così per il Napoli nella serata europea con il Lipsia ma quel che è accaduto fa inevitabilmente parte del passato: guardando avanti, l’obbligo per Hamsik e compagni è quello di non soffrire di ricadute. Di non accusare la botta morale – più che della qualificazione compromessa – della prestazione negativa: il Napoli in tal senso non può consentirsi di perdere certezze. Forte della sua espressione calcistica, il reale valore aggiunto per competere sul lungo termine con una corazzata quale la Juventus di Massimiliano Allegri. Dunque testa alla Spal con l’imperativo non solo di vincere ma di convincere. Di ritrovare sin da subito i consueti meccanismi, o meglio di dimostrare che sono stati smarriti soltanto in una battuta d’arresto: per demeriti propri, certamente, da condividere però con gli enormi meriti di una squadra che ha messo all’angolo l’avversario.