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Champions League

Napoli ridimensionato da scudetto

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Per il Napoli arriva l’eliminazione dalla Champions League: gli uomini di Sarri, terzi nel loro raggruppamento, retrocedono in Europa League

Terzo posto, alle spalle di Manchester City e Shakhtar Donetsk: piazzamento finale che non può bastare al Napoli di Maurizio Sarri per ottenere il pass agli ottavi di finale di Champions League, vanificando così il primo obiettivo stagionale. Sarà Europa League, lì dove i partenopei prenderanno parte al sorteggio dei sedicesimi di finale da non-testa di serie, non essendo tra le prime quattro terze classificate dei gironi di Champions. L’epilogo sorprende in relazione alle aspettative che avevano fatto seguito alla composizione del gruppo: il Napoli, con il Manchester City di Guardiola, era indiziato al superamento del turno. Non è andata così: per colpe del Napoli e per una disposizione dei gironi che non ha di certo favorito gli uomini di Sarri.

Napoli, in che senso ridimensionamento

Intendiamoci: ci può anche stare di non accedere alla fase ad eliminazione diretta. Soprattutto quando sei oramai una realtà stabilizzata a determinati livelli ed oltre ogni ragionevole dubbio prenderai parte alle prossime edizioni della Champions League: un passaggio a vuoto ampiamente compensabile insomma, quando non si è più meteora e le chance di rifarsi sono dietro l’angolo. Quel che ci può stare di meno invece è la mancata aderenza alla proiezione internazionale che il Napoli aveva dato di sé: l’intera Europa calcistica aveva eletto nel gioco partenopeo uno dei più affascinanti del continente, ragion per cui risulta oggettivamente complesso spiegare come uno dei modelli attualmente più lodati non rientri tra le sedici squadre che si contenderanno la Champions League. Siamo al cospetto del primo vero fallimento di Maurizio Sarri da quando è al timone del Napoli: non riconoscerlo sarebbe ingiusto e risulterebbe un errore, un limite anche nel percorso di crescita e maturazione di una squadra.

Le cause del primo fallimento di Sarri

Le ragioni da addurre sono molteplici: in tanti individuano nel peccato originario, ossia la sconfitta rimediata in Ucraina nella gara di battesimo dell’attuale Champions League. Lo Shakhtar Donetsk fu abile a sorprendere un Napoli sbadato nell’interpretazione della prima ora di gioco, la reazione arrivò ma risultò tardiva. Da lì il percorso in salita: contro il Manchester City si è giocato alla pari in Italia come in Inghilterra, ma nulla ha girato nel verso del Napoli, poi l’epilogo di ieri con lo Shakhtar che si è ritrovato a battagliare contro un avversario totalmente demotivato. Il Napoli ha giocato al massimo questa competizione, fatta eccezione per la prima sfida e per la ripresa di ieri sul campo del Feyenoord, quando scoraggiato dalle notizie che arrivavano dall’Ucraina ha mollato la presa. Il limite probabilmente è da rintracciare nella gestione delle risorse a disposizione: le rotazioni scelte da Sarri alla luce dei risultati raggiunti non hanno fruttato a dovere, ammesso che il gruppo di calciatori a disposizione del tecnico bastasse a centrare il duplice obiettivo. Quello di lottare per lo scudetto ed accedere agli ottavi di finale di Champions League.

Napoli out: scelte di Sarri o incongruenza della rosa?

La premessa l’abbiamo redatta: la gestione della rosa ha sì portato in dote una squadra capace di dire la sua in chiave scudetto, ma allo stesso tempo ha già portato all’abbandono di un obiettivo. Con modi e tempi prematuri. Le scelte di Sarri sono state piuttosto logiche nel reparto in cui l’alternanza risulta essere più valida: il centrocampo. Di base hanno giocato Allan e Jorginho in campionato, Zielinski e Diawara in Champions League. Intoccabile capitan Hamsik, nonostante qualche passaggio a vuoto di troppo, nelle retrovie Marko Rog. L’infortunio di Milik ha invece privato Maurizio Sarri dell’unica reale alternativa offensiva: la conseguenza è stata quella di dover puntare sempre sugli stessi attaccanti, con il logico risultato di ritrovarsi a corto di energie in alcuni momenti chiave. In parte è accaduto lo stesso con il successivo infortunio di Ghoulam per quanto concerne le rotazioni difensive: fattore in questo caso accresciuto dalla titolarità dell’esterno algerino, uomo chiave nelle dinamiche di sviluppo dell’impianto sarriano. La risposta dunque – non perché non si voglia prendere una chiara direzione – risulta necessariamente essere una via di mezzo: in parte la società, vedi in attacco, ha pagato il braccino corto estivo, rischiando di puntare su Arkadiusz Milik – reduce da un grave infortunio al legamento crociato – come unica reale alternativa offensiva. In altra parte, con ogni probabilità, le scelte di Sarri non hanno motivato a dovere l’organico.

Napoli, rotta sull’obiettivo scudetto

Non lo hanno reso consapevole di poter sostenere il doppio impegno: in parte la ristrettezza ha condizionato il tutto, in altra parte resta la sensazione di qualcosa di incompiuto. Di qualcosa che poteva e doveva esser fatto meglio, soprattutto a livello motivazionale. Ad ogni modo, visto il Marek Hamsik di ieri, qualche minuto in più al suo ononimo Marko Rog sarebbe stato più che comprensibile: il centrocampista croato ha forza, energia e qualità da vendere, ha l’esplosività della gioventù, a volte da domare forse, ma c’è e va sfruttata al massimo. La mancata qualificazione agli ottavi di Champions nulla può togliere in chiave scudetto. Al Napoli in tal senso saranno richieste due cose: la prima è quella di vivere la sconfitta incassata dalla Juventus come si vive l’esito di una partita, non della partita. Con la P maiuscola. Si può vincere lo scudetto anche non ottenendo alcun punto dal doppio confronto con i bianconeri: questo il Napoli deve metterselo bene in testa. E non ha più il diritto di tramutare nel solito dramma sportivo quella che resta una singola sconfitta: lo deve al tenore delle sue ambizioni. Che non sono più quelle della medio-piccola improvvisata di turno che si accontenta della esibizione con la Juventus. Il secondo aspetto è il gioco, o meglio passa dal gioco: il Napoli ora ha tutti gli elementi per ritrovarsi. Per ritrovare gli argomenti che lo hanno portato sulle prime pagine sportive di mezzo mondo: basta rintracciare quella fluidità offensiva che anche i numeri raccontano sia smarrita nell’ultimo mese. Se il Napoli era da scudetto fino a ieri, lo è inevitabilmente anche oggi.