Orsato confessa: «Perseguitavo i giocatori scorretti, ora sono cambiato» - Calcio News 24
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2014

Orsato confessa: «Perseguitavo i giocatori scorretti, ora sono cambiato»

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Le parole dell’arbitro, che ha provato a raccontarsi, rivelando qualche retroscena.

SERIE A ORSATO – Diventato uno dei migliori arbitri in Europa, Daniele Orsato ha provato a raccontarsi, svelando qualche curiosità e retroscena: «Quando scendo in campo mi trasformo, fino a qualche tempo poteva accadere di “perseguitare” un giocatore colpevole di proteste sguaiate o falli cattivi. Negli ultimi anni per fortuna sono diventato più tollerante. Ogni tanto ci ricasco, allora mi serve una scossa come è accaduto durante una gara di Champions, negli spogliatoi l’assistente Stefani, ora al Mondiale, mi fa: “sei troppo nervoso, rilassati”. Aveva ragione, nella ripresa tutto è andato bene. Ecco, devo ancora migliorare, non solo in questo aspetto. Mai considerarsi arrivato. Come ricorda spesso Pierluigi Collina, la partita più importante è la prossima», ha dichiarato l’arbitro ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”.

IL “PRESSING” PSICOLOGICO – Orsato ha provato poi a spiegare come “perseguitava” i giocatori scorretti, rivelando di essersi “calmato”: «Gli stavo addosso, lo marcavo a uomo. Gli ricordavo per tutta la gara che era a rischio. Non solo, siccome ho buona memoria la cosa continuava anche nelle partite successive. Se do sempre del «lei» ai calciatori? Certo, questione di rispetto. Non pretendo che facciano lo stesso. Dare del lei a tutti li mette sullo stesso piano ed è apprezzato. Se qualcuno mi chiede il «tu»? Le prime volte Totti e De Rossi mi guardavano strano: “Cosa vuol dire ‘sto lei”, facevano. Poi si sono abituati. Andavo in bestia anche quando vedevo in tv un campione che trattava male un arbitro giovane. Aspettavo di dirigerlo e poi glielo facevo pesare. “Provi a comportarsi come ha fatto con il mio collega e non finisce la partita”. Ora so gestirmi molto di più. Accetto le critiche fatte nel modo giusto. Zanetti era un esempio: “Orsato, ha sbagliato valutazione”, faceva. Rispondevo: “Può essere” anche se in campo un arbitro è sempre convinto di aver visto giusto».

GLI ERRORI –Prosegue l’autocritica di Orsato, che tocca poi il delicato argomento degli errori e delle “sviste”: «Esser vicino può penalizzarti. Una volta sono stato giustamente fermato per un rigore non dato alla Samp. In campo nessuno protestò, poi in aeroporto rividi le immagini accanto ai giocatori doriani. Cassano commentò “ma davvero è accaduto questo?”. E io pensavo: “errore bello grosso”. In una gara a Catania fischiai rigore contro l’Inter. Dopo si capì che Castellazzi non aveva toccato l’attaccante. Zanetti e Ranieri dissero: “In diretta l’avremmo dato”. Questa è maturità, ma accade poche volte. Moviola? Sul “gol non gol” è utile, come si è visto al Mondiale. Ma da arbitro dico che gli addizionali sono fondamentali. Ti coprono le spalle e danno aiuti su molte situazioni. Anche in Brasile avrebbero evitato errori e consentito agli assistenti di concentrarsi sul fuorigioco».

LA FINALE – Infine, il riferimento alla finale di Coppa Italia vissuta nel clima surreale dell’Olimpico, sconvolto dal ferimento del tifoso partenopeo Ciro Esposito: «Non sapevano nulla degli incidenti. Sono sceso in campo per il riscaldamento e dal maxi schermo ho visto Hamsik che parlava sotto la curva degli ultrà. Ho chiesto che cosa stava accadendo, ci hanno spiegato. Mi ricordo che mi è venuto un forte mal di testa. Che senso aveva quella partita? Poi mi sono chiuso con la mia squadra e ho detto: “Facciamo in modo che nessuno parli di noi”. È andata bene, ma resta il disagio provato».