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Dal no di Renzi agli autogol dirigenziali: Fiorentina, storia di un progetto fallito

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L’imminente uscita di scena dei Della Valle evidenzia tutti i limiti del progetto Fiorentina, che ha vissuto sempre con il mare in tempesta. Dalla Cittadella fino alle questioni di mercato: tutti i nodi della storia viola

La svolta delle ultime settimane, con l’annuncio della famiglia Della Valle, non fa altro che evidenziare una realtà ormai innegabile: il fallimento del progetto Fiorentina. Un fallimento gestionale, comunicativo, politico e per certi aspetti anche sportivo, legato alle situazioni di mercato che si sono generate negli ultimi giorni. La volontà dei Della Valle di mettere in vendita la società è il passo d’addio formale, ma la sensazione che la realtà viola non sarebbe mai stata in grado di decollare si era già avvertita da diversi anni. Nonostante l’impegno per fare grande la Fiorentina, per tanti anni, non sia mancato. Anzi.

La madre di tutte le problematiche resta e resterà sempre la vicenda stadio. La famiglia Della Valle ci ha investito tempo, risorse ed energie per poter regalare alla città la famosa Cittadella dello sport. Un lavoro che avrebbe comportato un investimento da 350 milioni di euro, ma che non è mai decollato. E fu proprio l’idea del nuovo stadio a provocare il primo scontro fra la politica e i Della Valle, con il gelo calato nel 2010 con l’ex sindaco Matteo Renzi. Ma anche con Nardella il vento non è cambiato e il progetto non è mai stato considerato fondamentale per Firenze.

Una comunicazione sempre fallimentare: i flop di Pradè e Corvino

E poi c’è l’aspetto comunicativo. Un disastro, da sempre: la questione Delio Rossi, quando il tecnico ebbe la lite con Ljajic in Fiorentina-Novara, fino ad arrivare al rinnovo di Montella e a quella rottura sancita a fine giugno 2015, per poi passare agli autogol di Corvino su Bernardeschi e per concludere con la gestione di due bandiere come Gonzalo Rodriguez e Borja Valero. Tutto gestito in maniera umorale, con dirigenti che hanno sempre perso il controllo della situazione: Corvino e Pradè, i due simboli dirigenziali più importanti della storia della Fiorentina, non sono mai stati in grado di dare ai viola un’immagine solida per il mondo esterno. Nonostante siano stati impeccabili o quasi nella scelta dei giocatori.

Ma anche il campo, a dispetto di risultati che nei quindici anni di presidenza Della Valle non possono essere considerati negativi (in Italia, ma anche in Champions League e in Europa League), non sorride alla Fiorentina. E mai come adesso desta preoccupazioni ai tifosi: la smobilitazione è appena cominciata, con Tatarusanu, Badelj, Borja Valero, Bernardeschi e Kalinic finiti sul mercato, e sembra che possa non finire. Con il povero Pioli, all’inizio probabilmente ignaro del ridimensionamento in atto, che dovrà fare i conti con una squadra difficilmente in grado di lottare anche per la parte sinistra della classifica.

I Della Valle e un difficile rapporto con le bandiere viola

La Fiorentina, per i Della Valle, sembra una maledizione: i grandi colpi di mercato hanno fallito miseramente (vedi Mario Gomez) e campioni sono stati venduti sempre nei momenti sbagliati (si pensi alla questione Mutu, ma anche a Toni e Jovetic). Le bandiere poi sono sempre state ritenute ingombranti: da Montolivo a Pasqual, fino a Borja Valero e Gonzalo Rodriguez. Ma anche fuori dal campo non è andata diversamente, con Antognoni coinvolto troppo tardi e Batistuta mai minimamente amato dalla proprietà.

E ora il giocattolo è diventato un peso, un peso di cui disfarsi in fretta. Firenze avrà però un grande problema da affrontare: trovare una proprietà all’altezza di un club così importante. Non certo una banalità, ma forse per evitare un tracollo così verticale bastava dire sì alla Cittadella nel 2010 (un progetto di altissimo livello) per evitare che il progetto Della Valle rimanesse incompiuto. La Fiorentina e i suoi tifosi meritano molto di più di un futuro sgonfio e senza ambizioni.

https://twitter.com/sottolacurva/status/820941605624578048