Salvatore Fresi: «Salernitana, Inter, Juve e il calcio di oggi che mi annoia perché non verticalizza. Ho avuto una bella carriera e su Zeman e Hodgson vi dico questo»
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Salvatore Fresi: «Salernitana, Inter, Juve e il calcio di oggi che mi annoia perché non verticalizza. Ho avuto una bella carriera e su Zeman e Hodgson vi dico questo»

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Salvatore Fresi

Salvatore Fresi, ex di Inter e Juve, si racconta a la Gazzetta dello Sport: «Ho vinto molto e giocato con tanti palloni d’oro, non male»

Un’intervista a La Gazzetta dello Sport come occasione per ripercorrere la carriera e tracciare un bilancio: Salvatore Fresi è stato un difensore di Inter e Juventus, tra le non poche squadre che ha frequentato. Ecco alcun estratti del suo racconto.

BILANCIO – «Credo mi sia andata bene, nonostante io sia comunque convinto che avrei potuto ottenere di più dalla carriera. Ma se ci ripenso: un Europeo Under 21, una Coppa Uefa con l’Inter, uno scudetto con la Juventus, la promozione in B con la Salernitana, un numero esagerato di Palloni d’oro con cui ho condiviso il mio lungo viaggio. Non male…».

LE SUE CARATTERISTICHE – «Si diceva che ero bello da vedere, sin da ragazzino. Dalla Sardegna vado a Trento, poi alla Fiorentina e a un Viareggio mi nota Peppino Pavone, che ora sta a Trapani e ha ancora l’occhio più lungo degli altri, e mi porta a Foggia. Sto tra la prima squadra, con Zeman, e la Primavera, con Delio Rossi. Ho ancora le ginocchia che mi fanno male, se ripenso agli allenamenti sui gradoni. I primi maestri non si dimenticano mai, io lo faccio con piacere».

LA SALERNITANA – «Riportiamo in B la Salernitana e ci accoglie un mare di folla al rientro della vittoria sulla Juve Stabia in quello che si chiamava San Paolo. Ho ancora tutto in testa ed ho scelto di vivere qua, dove ho dovuto affrontare l’amarezza più grande, la retrocessione dalla A nel ’99. Per un anno e mezzo non ho messo più piede a Salerno, c’era stata la tragedia del treno, quattro ragazzi che conoscevo morti nell’incendio di una carrozza. È stato un peso tutto».

COSA DICE AI RAGAZZI DELLA SUA ACADEMY – «Palla in verticale, niente tiqui taca, libertà. Il calcio di oggi a volte mi stanca e ne guardo poco».

L’INTER – «La Salernitana mi aveva portato dalla C all’Under 21. Arrivo a Milano e trovo Ottavio Bianchi allenatore: stravede per me, che sono un ragazzino e vengo dalla B. Faccio il libero, il mio ruolo, ho la sua stima. Ma il calcio è impietoso: via lui e panchina a Hodgson, che mi sposta a centrocampo. Come fare un altro sport».

SOGNI – «Ho realizzato i sogni di qualsiasi bambino. Conosciuto campioni di spessore, vissuto esperienza che mi porto appresso. Il saldo è attivo».

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