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Toro-Juve, un derby europeo senza esclusione di colpi

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Un Derby della Mole ad altissimo livello: cosa suggerisce la rimonta bianconera contro il Torino di Sinisa Mihajlovic

A furia di ragionare di squadre solo verificandone la costruzione in sede di mercato, ci siamo dimenticati un po’ tutti il piacere di vedere l’evoluzione e la dinamica delle partite. Poi, arriva il derby di Torino e si riscopre il gusto di un match avvincente, di 90 minuti e oltre tiratissimi, dove il confine tra la sconfitta e la vittoria è molto più labile di quel che recita la differenza di valori. E si tira un sospiro di sollievo e forse si capisce meglio la conseguenza di quelle sconfitte che la Juventus ha vissuto in precedenza, due a San Siro e una a Marassi, tutte accomunate dall’essere arrivate dopo prestazioni di Champions League. Attraverso quei dolorosi passaggi a vuoto (più sul piano simbolico che per quanto hanno determinato in classifica), i bianconeri si sono scrollati addosso un po’ d’incertezze, talvolta proposte in corso di gara, come negli appuntamenti milanesi, oppure figlie di un totale spegnimento della luce come nella prima mezzora di Genova. E così, in una partita che poteva proporre in teoria parte di quelle difficoltà incontrate in precedenza, è arrivata una grande risposta. Ancor più, per l’appunto, per il modo con il quale si sono conquistati i 3 punti attraverso una rimonta che è scattata in tempi sufficientemente rapidi per evitare complicazioni. E per la conferma, giustamente celebrata da Massimiliano Allegri nel suo tweet, dell’enorme capacità che ha la sua Juve nel giocare con il tempo e nell’uscire prepotentemente fuori nell’ultimo quarto di gara, quando spesso e volentieri trova la chiave per aprire le difese avversarie e mostra una condizione fisica assolutamente lineare, senza cali di energie e neanche di tensione.

Il derby era stato caricato da aspettative enormi dai granata attraverso Sinisa Mihajlovic, abile giocatore con la retorica, che aveva chiamato come alleati per l’impresa possibile tutte le forze a disposizione, compresi i valori storici e quelli di comunità. Ma la Juventus non teme le battaglie, come del resto dimostra la svolta epocale che da 20 anni a questa parte ha avuto la stracittadina. E non solo per i risultati, ma anche per la sostituzione di quella dimensione prettamente agonistica che i torinisti chiamano tremendismo ma che – oggettivamente – è un patrimonio non esclusivo, anche perché la Juve è abituata a sfidare i propri limiti in sede europea e non di rado ha fornito prestazioni in linea con questo genere di necessità.

Ne è uscita fuori una partita da dentro-fuori, a dimostrazione che il livello del Torino è cresciuto e che certe ambizioni di classifica medio-alta sono giustificate. Rispetto ad ultime sfide torinesi, quando Ventura proponeva un atteggiamento scolastico della squadra, Mihajlovic ha provato realmente a vincere, generando una reazione avversaria che forse ha fatto decisamente bene alla Juve, ancor più stimolata dal muoversi in gran parte su un crinale tattico di duelli uomo a uomo che hanno esaltato le individualità (il secondo gol di Higuain ne è un esempio, ma anche il danzare dalla linea all’area di Dybala in occasione della rete che ha chiuso definitivamente la partita). Una sfida che sembrava davvero una versione locale dell’Europa, intesa come ottavo di finale di coppa, anche in diversi momenti è apparso evidente come bisognasse rinserrare i ranghi e resistere, per poi riconquistare il centro del ring e riproporsi con forza e strategia per riuscire a mettere l’avversario alle corde.

Il valore della vittoria bianconera certamente lo si misurerà anche in ragione di quel che farà la concorrenza e del successivo scontro diretto con la Roma di sabato sera, qualsiasi sia il verdetto dell’incontro dei giallorossi con il Milan. Ma quel che più conta – in un campionato tutt’altro che deciso (si guardi al Napoli, ad esempio) – è che la Juve offre una sensazione di plausibile cambio di pelle nel quadro di una supremazia solida e certificata. Segna di più, è meno imperforabile in difesa, ma ha già praticato strade diverse sul piano tattico e ha provato l’affidabilità della rosa, ricevendo risposte più che confortanti da chi gioca di meno (si veda la staffetta Sturaro-Lemina: entrambi hanno garantito quel che dovevano). C’è quanto basta per vivere con serenità e fiducia altre gare che proporranno copioni simili a quelli vissuti domenica 11 dicembre 2016, una data che potrebbe anche risultare importante quando si rianalizzerà il cammino fatto (e non solo in Italia).

Torino-Juventus 1-3 – Gol & Highlights