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Totti e Del Piero a Casa Sky Sport: le parole dei due protagonisti

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Francesco Totti e Alessandro Del Piero hanno parlato a Casa Sky Sport: queste le parole dei due protagonisti

Francesco Totti e Alessandro Del Piero hanno parlato ai microfoni di Sky Sport. Tanti i temi toccati dai due campioni del mondo. Le loro parole.

Totti e Del Piero LIVE:

DEL PIERO«Abbiamo vissuto questa sportività e vita insieme da leader e capitani. Rappresentavamo un movimento, era una grossa responsabilità che è sempre stata attiva nei nostri comportamenti. Un ruolo di grande spessore e peso in alcuni momenti. Abbiamo fatto grandi cose per il calcio italiano e in generale».

DEL PIERO – «Tributo Bernabeu? È stata una cosa incredibile. Quando vivi quelle partite contro un avversario come il Real Madrid non capisci cosa accade fuori. Quando esci ti rendi conto ed è una cosa fantastica, unica nel suo genere quando il pubblico ti dà questo riconoscimento. È come vincere un trofeo, non solo una partita».

DEL PIERO – «Prima volta che ho conosciuto Totti? Credo che fosse in Nazionale. Eravamo sbarbatelli e rappresentando due mondi diversi, con diverse tensioni e rivalità che si portavano dietro. C’era un grande rispetto reciproco perchè noi rincorravamo il nostro sogno. Anche senza parlarci ci si capiva molto di più, avevamo certe similitudini nonostante la Roma fosse diversa dalla Juve».

CARESSA – «Telecronaca Italia-Germania? Io non fumo tanto, ma io e Beppe qualche sigaretta ce la facevamo. Nei tempi supplementari non si poteva fumare io e Beppe ci siamo nascosti, ci sono venuti subito a rimproverare e io ho detto all’inserviente: “Non mi devi rompere i c*****i. In più il giornalista portoghese che stava sotto di noi si è complimentato perchè la mia telecronaca si era sentita in tutto il Portogallo. Gli era entrato nel microfono».

DEL PIERO – «Senso di completezza che un calciatore può avere in maniera totale. Non riesco manco a descrivere meglio questo momento. Perchè è l’apice che un calciatore può raggiungere e farlo per l’Italia è qualcosa di unico e incredibile. È il massimo della soddisfazione che puoi avere».

TOTTI – «Standig ovation di San Siro? Ricevere questo omaggio non dai tuoi tifosi è incredibile. È motivo d’orgoglio fare contenti queste persone che amano il calcio».

TOTTI – «Rimpianto? Forse il Pallone d’Oro. Io rispetto ad Alex avevo meno possibilità di vincerlo visto che Roma è una piazza molto particolare, per me era partciolare. Era un trofeo che avrei voluto».

DEL PIERO – «Pallone d’Oro? È un trofeo ambizioso per qualsiasi giocatore. Le dinamiche per vincerlo sono particolari e sinceramente non ho rimpianti particolari per quanto mi riguarda. Ci sono stati anni in cui ero stato molto vicino ma ho vinto altro. Non mi toglie il sonno».

DOMANDA DI BUFFON – «Mi piacerebbe rivincere un Mondiale con loro, c’è posto nella Nazionale delle Legends?».

TOTTI – «Non ha niente da fare (ride ndr)».

DEL PIERO – «Noi siamo pronti, abbiamo qualche chilo in più ma siamo pronti. Ci siamo».

TOTTI – «Sicuramente ci poteva stare un Totti-Del Piero in Nazionale perchè siamo simili ma diversi. Potevo fare la seconda o la prima punta. Il mister aveva tantissime possibilità, purtroppo sceglievano o uno o l’altro. Noi eravamo a disposizione con il massimo rispetto uno per l’altro».

DEL PIERO – «Giocare insieme? In passato l’abbiamo fatto con Trapattoni, purtroppo con un Mondiale finito come è finito (quello del 2002 in Giappone e Corea ndr). C’è rammarico di non aver giocato tanto con Francesco però la voglia di sperimentare un po’ di più c’è stata sempre e ci sarà sempre. In Italia-Germania eravamo entrambi in campo, non è andata neanche tanto male quando giocavamo insieme».

DEL PIERO – «La rivalità per un posto da titolare nel 2006 non si è mai intromessa nella nostra amicizia. Eravamo un gruppo molto unito, c’erano tante cose in ballo che non ho mai dato spazio a egoismi in particolari».

TOTTI – «Non sarà una partita a toglierci l’amicizia. Ancora potremmo dire la nostra io e lui».

TOTTI – «Giorno dell’addio? Per me è stata una giornata molto particolare e inusuale. Non pensavo che la gente potesse arrivare fino a questo punto. Meglio del giorno dello scudetto e del Mondiale. Non avevo parole e non ci saranno mai. Fare quel giro di casa e avere quella gente che piangeva era bellissimo. Perchè era amore tra me e loro e nessuno me lo toglierà mai».

DEL PIERO – «Giorno dell’addio? Potrei fare un copia e incolla di quello che ha detto Francesco. L’onda emotiva che ti travolge in quei momenti è incredibile. Vedere la reazione della gente, in piedi a piangere è stato emozionante. È per quello che definiamo certi momenti più belli di un trofeo o di una vittoria perchè ti toccano nel cuore e nell’emotività. Quella giornata rimane unica sotto tutti gli effetti».

Partecipano alla chiamata anche Paolo Maldini e Javier Zanetti

DEL PIERO«Cosa mi ha insegnato lo sport? Lo sport per me è vita. È quello a cui mi sono dedicato con passione e dove ho trovato gli equilibri della mia vita. Sei consapevole che fai parte di una squadra, di un progetto. Parlando da calciatore per me è vita».

MALDINI – «Lo sport mi ha insegnato tanto. Lo spirito di squadra e i sacrifici. Evitare personalismi ed egoismi».

ZANETTI – «Come diceva Paolo. Lo spirito di squadra e resilienza sono fondamentali, credo che lo spirito di squadra sia fondamentale soprattuto per quello che stiamo vivendo ora contro questo virus. Ci vuole l’unione di tutti»

TOTTI – «Lo sport per me è stato tutta la mia passione, il mio sogno fin da bambino. Cercavo sempre di dare sempre il 100%. Questo sport non è fatto da singoli ma è un gioco di tante persone che si aiuta e che va in campo per far sì che tutto si risolva nel migliore dei modi».

DEL PIERO – «Cosa consiglio per essere un buon capitano? Non lo so in realtà, mi sono sempre ispirato alle persone che mi davano ispirazioni tipo i capitani del passato ma non solo. Persone che hanno goduto di rispetto e che hanno fatto scelte forti e che meritavano la mia attenzione».

MALDINI – «Vivere di passione. Quando è arrivata la fascia ho sentito il peso e l’orgoglio: ho avuto tanti esempi, ma poi decidi tu che strada prendere perché ognuno di noi è unico.

ZANETTI – «Bisogna essere se stessi senza cambiare per indossare una fascia da capitano. Poi bisogna avere grande rispetto per quelle persone che vivono con te».

TOTTI – «Non è facile indossare una fascia da capitano. Ci vuole forza, coraggio e rispetto. Devi essere un esempio per le persone che ti guardano. Non è facile».

DEL PIERO – «Maldini? Non ha mai sbagliato nulla. Capitano esemplare. Sempre disponibile e pronto a dire la sua. Ha sempre vissuto in maniera fantastica il ruolo sia con Trapattoni che con suo papà. Lui e suo papà hanno avuto con noi un comportamento esemplare».

TOTTI – «Maldini è stato un capitano esemplare».

ZANETTI – «Come si fermavano Totti e Del Piero? Era difficile. Hanno tantissima qualità, erano due grandi campioni che in qualsiasi momento inventavano la giocata. Ho sempre avuto rispetto da parte mia e lealtà nei loro confronti».

MALDINI – «Ringrazio quello che hanno detto Totti e Del Piero. Il segreto per fermarli? Era entrare duro (ride ndr). Così mi guadagnavo il rispetto. Con Alessandro e Francesco ci siamo fatti tante risate».

TOTTI – «Aneddoto? Con Paolo all’Europeo quando gli ho detto che gli facevo il cucchiaio mi guardava come un matto, era preoccupatissimo».

MALDINI – «Me lo aveva detto sul pullman e non ci credevo assolutamente, (ride ndr)».

TOTTI – «Gigi Riva? Per quello che l’ho frequentato era una persona straordinaria. In qualsiasi momento della giornata era a disposizione, per noi è stato un punto di appoggio. Lo ringrazieremo per sempre».

DEL PIERO – «Inter-Juve? Personalmente non si percepiva la tensione e l’astio. Con Javier io non ho mai avuto problemi se non quando cercavo di superarlo».

JAVIER – «Ci siamo affrontati per 20 anni giocando partite molto intense. In quel momento lì in cui dovevamo scambiarci i gagliardetti c’era grande rispetto uno per l’altro. Credo che come diceva Alex, da quando l’ho conosciuto c’è stato molto rispetto e lealtà. Quando iniziava la partita poi ognuno difendeva la propria squadra».