2013
Il pagellone di CN24 – Roma, la Lupa ha perso il pelo ed il vizio
LA LUPA PERSE IL PELO – Non c’è niente da fare, l’ennesimo tracollo della Roma era ampiamente prevedibile: come di quei malati che sai che stanno per andarsene ma che, comunque sia, continui a tenere inutilmente in vita nella speranza di un miracolo. Il miracolo, quest’anno, poteva chiamarsi Coppa Italia, poteva essere l’assoluzione da tutti i peccati, la via delle purificazione dopo una stagione di fallimenti (da notare il plurale): vincere la finale, portarsi a casa la decima coppa nazionale nella propria storia, approdare in Europa, giocarsi la Supercoppa Italiana contro la Juventus ma, soprattutto, battere in un derby che valeva oro, anzi argento, la Lazio, sarebbe stato un nuovo Giubileo. Ma i Giubilei, si sa, non arrivano spesso e la Roma si è piegata su sè stessa, accartocciata come tutti immaginavano: se era prevedibile, allora perchè?
Perchè iniziare un progetto è non portarlo mai a termine è un po’ come fare l’amore senza arrivare mai all’orgasmo: inutile. Da quando la cordata americana ha rilevato la Roma le cose sono cambiate, sì, ma in peggio: non può essere un nuovo stemma a salvare la faccia. Baldini e Sabatini, quest’anno come l’anno scorso, non sono mai sembrati davvero al comando della barca giallorossa e, addirittura, sono riusciti a fare peggio di quanto fatto un anno fa. Perchè almeno, un anno fa, l’allenatore, Luis Enrique, fu lasciato al comando dall’inizio alla fine. Quest’anno invece Zeman, esonerato a metà stagione, è l’emblema di idee poche ma confuse: a Trigoria i giocatori vanno e vengono, i punti vanno soprattutto, ma vengono poco (negli ultimi 3 anni due sesti posti in campionati ed un settimo posto dicono molto, anzi tutto), gli allenatori si scambiano come figurine, vanno via, ritornano, vengono promossi e poi bocciati. L’unico a rimanere, scoglio fermo nel mare in tempesta è lui, il Capitano, Francesco Totti, simbolo di una Roma che ormai non c’è più: quella che in Italia se non trionfava, almeno metteva timore alle avversarie. Di tutto questo i tifosi giallorossi rischiano di avere solo un nitido ricordo: la Lupa ormai ha perso il pelo.
VOTO: 4 – Non salviamo praticamente nulla alla Roma di quest’anno. Con ordine: 1) Società assente: si è vista poco e nulla. Baldini è il fantasma di quello che portò la Scudetto a Roma, Sabatini appare troppo confuso e slegato dalla logiche dei proprietari, che vorrebbero una squadra spettacolare ed internazionale, ma a loro volta hanno al collo il cappio di Unicredit. 2) Staff tecnico insufficiente: se prendi un allenatore, devi sceglierlo in funzione dei giocatori che acquisti e degli obiettivi che vuoi perseguire. Zeman, così come Luis Enrique, non era l’allenatore giusto al momento giusto. Non puoi badare alla bellezza e alla spettacolarità del gioco, se manca la sostenza, ovvero non puoi fare la barba ad un paziente che sta per morire di infarto. 3) Giocatori senza controllo: i nuovi non sono campioni, al massimo prospettive di campioni. Marquinhos è stata la rivelazione, va bene, ma gente come Dodò è apparsa del tutto fuori luogo a Roma. Gli altri sono ormai una mandria incotrollata e indistinta: Osvaldo è l’emblema di uno spogliatoio in cui non comanda nessuno, ma comandano tutti. De Rossi ha perso lucidità, intuendo forse già con Zeman che l’annata stava prendendo una brutta piega. Totti da solo non basta: qualcuno dovrà seguirlo.
IL FLOP: DODO’ – No davvero, non ci siamo: se sono questi i giocatori su cui la Roma vuole investire, allora i tifosi fanno bene a boicottare la società. Come detto: del tutto fuori contesto, il brasiliano non era pronto e forse mai lo sarà per il calcio italiano. Troppo leggero, in alcuni casi anche superficiale, ha giocato solo 8 volte quest’anno in campionato. Ci chiediamo perchè è stato preso: solo 4 presenze nel Corinthians e una stagione nel Bahia: è questo un curriculum da Roma? E’ stato pagato un milione di euro, secondo il nostro parere anche troppo: non possiamo salvarlo.
IL TOP: LAMELA – Onesti: se dicessimo Totti saremmo banali. Il Capitano è l’uomo in più della Roma a prescindere, con le sue giocate ed i suoi gol. Diamo spazio però anche a chi è finalmente esploso e lo ha fatto alla grande: Erik Lamela, uno dei pochi acquisti davvero azzeccati da questa dirigenza. Al River Plate ci sembrava un buon giocatore, l’anno scorso aveva fatto intravedere qualcosa e quest’anno si è confermato potenzialmente un grandissimo calciatore. 15 gol fatti e la consapevolezza di poter fare la differenza lo incoronano il migliore della stagione. Si riparta da lui.
CIO’ CHE SARA’ – Difficile dire da dove la Roma possa ripartire, onestamente, perchè di progetti se ne sono già cambiati troppi e la piazza chiede adesso risultati e solidità. Proviamo a dare una mezza ricetta, senza la pretesa di avere in tasca la verità assoluta: serve un solo uomo di potere in società, che si occupi del mercato e delle relazioni, non può essere Pallotta, che per forza di cose di calcio ci capisce davvero poco. Non può essere Baldini, che si è bruciato ogni possibilità con tifosi ed ambiente. Potrebbe forse essere Sabatini, se torna ad essere il dirigente che fece bene alla Lazio ed al Palermo. Serve un allenatore di personalità, che abbia il coraggio di fare pulizia nello spogliatoio: forse Allegri potrebbe essere l’uomo giusto, altrimenti un uomo di polso, alla Bielsa. Andreazzoli è sì un ottimo tecnico, ma troppo legato all’ambiente e ai giocatori. Un portiere, un paio di difensori ed una punta di livello, vista la quasi sicura partenza di Osvaldo. Roma non chiede campioni per ora, ma almeno giocatori di stoffa, come Destro o Marquinhos.