Razzismo, parla Thuram: «Qualcosa sta cambiando» - Calcio News 24
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2013

Razzismo, parla Thuram: «Qualcosa sta cambiando»

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RAZZISMO THURAM MILAN ROMA JUVENTUS – Intervistato dai colleghi del Corriere dello Sport, in occasione della presentazione del suo libro “Le mie stelle nere”, Lilian Thuram si è occupato proprio dei casi di razzismo avvenuti recentemente in Italia, con l’ultimo episodio legato alla sfida tra Milan e Roma. L’ex difensore francese ha parlato anche del suo ritorno in zona Juventus, con la vista alla sua ex squadra: «I pregiudizi vengono da idee radicate nella nostra cultura. In questo libro cerco di spiegare che i “neri” non sono soltanto gli schiavi dell’antichità ma sono anche medici, scienziati o filosofi. La storia è piena di questi personaggi. Io racconto la loro storia per far riflettere la gente e smuoverla dalle credenze culturali simili al sessismo o all’’omofobia. Per secoli hanno spiegato che l’uomo era superiore alla donna e che il bianco era superiore al nero. E’ una costruzione storica, intellettuale e politica. Il razzismo non è una cosa naturale: un bambino non nasce razzista. La mia non è una lotta contro il razzismo ma un modo per educare. Cosa si può fare in Italia? Sta cambiando qualcosa. L’arbitro ha sospeso la partita Milan-Roma: è una novità. Non sono le persone che subiscono la discriminazione a dover cambiare le cose, ma i compagni di squadra. Se d’ora in poi gli arbitri sospenderanno le gare le cose cambieranno velocemente perché crei un precedente ed altri direttori di gara avranno il coraggio di fare la stessa cosa. Il mio ritorno a Vinovo? E’ stato un tuffo al cuore perché non dimenticherò mai quegli anni splendidi. E’ stato molto bello incontrare Buffon, Pessotto e Conte ma anche ragazzini diventati uomini come Marchisio e Giovinco. Sono felice per loro perché per diventare giocatori bisogna fare tanti sacrifici. Come vedo Conte in panchina? Ci sono giocatori che già in campo sono allenatori. Conte era uno di quelli. Non sono sorpreso che sia un vincente: ce l’ha nel Dna. Già da giocatore era un perfezionista.»