2013
Torino: i dubbi di Alessio Cerci
Lasciare il Toro e tentare l’avventura in una big lontano da Giampiero Ventura o restare a Torino per riconfermarsi e ambire a conquistare una maglia per Rio 2014? Questo è il grande dubbio di Alessio Cerci. Lui da lunedì tornerà a Coverciano insieme ad Ogbonna per giocare l’amichevole contro San Marino a Bologna e poi per affrontare la Repubblica Ceca a Praga nella gara di qualificazione ai Mondiali del 2014, sperando anche di essere tra i convocati per la Confederation Cup. Ma nel frattempo sta pensando a cosa fare la prossima stagione.
RIFLETTORI – L’ottimo campionato disputato in granata lo ha riportato sotto la luce dei riflettori ed ora è l’oggetto del desiderio di molte squadre di serie A. Il suo cartellino, però, è a metà tra il Torino e la Fiorentina. In attesa di capire come andrà a finire tra le due società, il Milan resta alla finestra. Un esterno del suo calibro farebbe molto comodo e soprattutto permetterebbe al futuro allenatore rossonero (Allegri?) di disporre del tridente dell’Italia tenendo conto di Balotelli ed El Shaarawy. Ma per l’Henry di Valmontone non sarà assolutamente una scelta facile.
RICONOSCENZA – In teoria, anche solo per spirito di riconoscenza, il giocatore dovrebbe restare sotto la Mole. In estate, nel momento in cui tutti gli hanno girato le spalle, Giampiero Ventura ha creduto in lui tendendogli la mano e facendolo resuscitare e ripetendo l’ottima stagione disputata a Pisa nel 2007/08. Dall’altra parte, però, c’è il Diavolo: una vera e propria tentazione. Anche perché tornare a Firenze sarebbe deleterio: in Toscana lo hanno marchiato a fuoco come “testa matta” e i tifosi lo prenderebbero nuovamente di mira impedendogli di esprimersi al meglio. Rischierebbe di rientrare nel tunnel di una stagione fa. Ma torniamo al Diavolo.
DIAVOLO – L’appeal dei rossoneri è fortissimo e l’idea di alzare l’asticella degli obiettivi personali sta seducendo, e non poco, lo stesso Cerci. Ma il gioco varrebbe la candela? Tra le fila del Milan diventerebbe uno dei tanti, rischiando di passare più tempo tra panchina e tribuna rispetto a Torino. E poi una sola stagione ad alti livelli non basta a cancellarne tre piene zeppe di colpi di testa e di prestazioni altalenanti. Confermarsi, nella vita come nel calcio, non è assolutamente facile. Restare in granata sotto l’ala protettrice di colui che l’ha rilanciato sarebbe il modo migliore per giocare con continuità e dimostrare di essere veramente maturato. Tutte queste combinazioni lo porterebbero senza ombra di dubbio a farsi convocare da Cesare Prandelli per i Mondiali, il sogno di ogni calciatore. “Mi sono reso conto di aver sprecato troppo tempo”, disse poco tempo fa l’ex viola alla sua prima convocazione in Nazionale. Ora è arrivato il momento di dimostrare di aver veramente imparato dai propri errori. Ma il dilemma lo attanaglierà per tutta l’estate.