Andreas Andersson, il bomber di Capello - Calcio News 24
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2013

Andreas Andersson, il bomber di Capello

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Nel Milan dell’estate 1997, segnato dal ritorno di Fabio Capello sulla panchina rossonera, spicca una fantastica meteora del nostro calcio proveniente dalla Scandinavia. Il suo nome è Andreas Andersson, centravanti svedese, voluto fortemente dal tecnico friulano per rinforzare il reparto offensivo; biondo, longilineo e con un inesistente senso del gol, Andreas resterà in Italia solo pochi mesi prima di lasciare un vuoto, colmabile, nei tifosi milanisti.

Inizia fin da piccolissimo con il calcio, già a cinque anni, suo padre Claes, ex calciatore dilettante, lo spinge verso una carriera da professionista. Cresce nelle divisioni minori svedesi, la sua prima squadra è l’Hova che lo proietta subito in seconda divisione. Il passaggio nella serie superiore avviene nel 1993, Andersson passa al Tidalhom per una sola stagione. La sua scalata prosegue in maniera inesorabile, un anno al Degerfors e poi via nell’olimpo del calcio svedese, nel 1996 passa al Goteborg, in Allsvenskan. Nell’anno degli Europei inglesi disputa la migliore stagione delle sua carriera: le diciannove reti segnate in campionato consentono al Goteborg di conquistare il titolo di campione di Svezia; per lui anche la palma di capocannoniere del torneo. Sembra nata una stella, infatti, nello stesso anno debutta in nazionale contro l’Australia.

Il suo nome circola tra le grandi squadre, voci di mercato lo spingono verso l’Inghilterra ma Capello punta su di lui per risollevare il Milan dopo una stagione deludente. I rossoneri sbaragliano la concorrenza con un’offerta da tre miliardi di lire, una cifra relativamente bassa per un giocatore dalle grandi prospettive. Galliani lo porta a Milano nel giugno 1997, giusto il tempo di firmare il contratto e poi di nuovo in Svezia per le vacanze estive; intanto i rossoneri completano il reparto avanzato con l’acquisto di Kluivert, pronto a giocarsi il posto con lo svedese al fianco di Weah.
La stagione inizia in maniera disastrosa, il Milan fatica a trovare continuità, soprattutto in attacco. I primi punti, però, arrivano magicamente grazie ad una rete dello svedese, in trasferta, a Empoli. Andreas subentra nella ripresa a Kluivert e complice una clamorosa disattenzione del portiere toscano Pagotto, riesce a far vincere i rossoneri.

Il gol sembra propiziatorio ma con il passare delle giornate, Andersson, diventa un’ombra in campo; lento, impacciato, a tratti imbarazzante. Capello, il suo mentore, gli concede pochi minuti a partita e lo lascia partire titolare solo nella trasferta di Bergamo. Le cose si mettono male per il biondo centravanti svedese, il Milan, in crisi di risultati, decide di cederlo nel mercato invernale. Al suo posto due attaccanti di sicuro affidamento, Pippo Maniero e Maurizio Ganz. Andreas capisce che la sua avventura in Italia sta per finire, così il suo agente gli propone un trasferimento in Premier League, al Newcastle, alla corte di Kenny Dalglish.  I rossoneri, per una ricca plusvalenza (si parla di nove miliardi), non ci pensano due volte a spedirlo oltremanica.

La coppia AnderssonShearer promette sfracelli ma il bomber svedese fallisce nuovamente. Un solo anno con i Magpies e appena quattro reti all’attivo. Altro campionato, altra delusione, non resta che fare ritorno in patria. Nel 1999, l’AIK, una delle più importanti squadre svedesi, gli offre la chance di tornare a giocare nel proprio paese. Per due milioni di sterline, il Newcastle lo lascia partire senza troppi rimpianti. Andreas abbandona la Premier per trasferirsi in un campionato più vicino alle sue qualità. Con l’AIK resta fino al 2005, tra infortuni e scarso feeling con la porta. Nello stesso anno, a causa di stop prolungato per dei problemi ai legamenti, decide di ritirarsi a soli trentuno anni. Chiude in anticipo una carriera modesta per diventare opinionista sportivo della tv svedese, con buona pace di Fabio Capello.