Bonucci: «Al Milan ho capito che il mio posto era alla Juve. Sullo scudetto...» - Calcio News 24
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Bonucci: «Al Milan ho capito che il mio posto era alla Juve. Sullo scudetto…»

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Leonardo Bonucci ha parlato in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport: queste le parole del difensore bianconero

Leonardo Bonucci ha parlato in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. Queste le parole del difensore bianconero tra l’esperienza al Milan e lo scudetto da non assegnare in caso di nuovo stop.

SCUDETTO DA ASSEGNARE – «Se ci si ferma di nuovo? Io spero che si arrivi alla fine normale del campionato. Se non fosse così nascerebbero un sacco di storie, polemiche, ricorsi… Io non sono favorevole ad altre ipotesi. Se ci si ferma, meglio finirla lì e non assegnare nullaSperiamo di arrivare al 2 agosto e decretare un vincitore. Sperando sia la Juve… ».

LAZIO – «Se mi preoccupa? Sì. In questo campionato ci ha tolto un trofeo, è una bella squadra, Inzaghi è un grande allenatore. Ma adesso, dopo questa inattività, è difficile fare previsioni. Magari chi era in forma prima della pausa ora non lo è più, o viceversa. Sarà bello, entusiasmante. Come un campionato che ricomincia, con una griglia di partenza definita. Dovremo cercare in noi le risorse psicologiche e fisiche per questo nuovo inizio».

ALLEGRI E SARRI – «Allegri è bravissimo a gestire lo spogliatoio, i momenti più difficili di una stagione, a far capire alla squadra come gestire il tempo di un match. Lui, nei suoi cinque anni, in questo è stato un maestro. Sarri è un meticoloso, appassionato di tattica, a cui piace far giocare bene la squadra. Ha imparato anche lui, in questi mesi di Juve, cosa significa stare nel mondo bianconero, in cui, per l’esposizione, non viene mai perdonato nulla. Da quando è con noi ho visto una crescita importante. Ha un gran bagaglio di conoscenze calcistiche ma ha saputo mettersi in discussione, ha avuto l’umiltà di capire le dinamiche di questo collettivo. Sono stato piacevolmente sorpreso, davvero. Abbiamo contatti quotidiani, momenti di confronto. È uno che vuole migliorare. Come voglio migliorare io, capendo il suo calcio. Che è originale, diverso da quelli che ho conosciuto prima».

MILAN – «Il 2017 fu un anno difficile per me. Sia a livello personale che lavorativo. C’erano stati screzi e io, alla fine, specie dopo la sconfitta in Champions, ho preso una decisione poco lucida. Però devo dire che quella scelta, che certo mi ha condizionato la carriera, mi ha migliorato come uomo. Quei mesi al Milan mi hanno consentito di guardarmi dentro e capire che il mio posto era nella Juventus, in questa che sento come la mia famiglia. Ho conosciuto al Milan persone belle, prima tra queste Rino Gattuso. È stato un anno difficile. Ma non inutile. Al termine del quale sono stato molto contento di tornare a casa».

CRISTIANO RONALDO – «Come l’ho trovato? Come l’avevo lasciato. Lui è un super atleta, grande professionista. Mi ha raccontato quello che ha fatto per mantenere la forma durante la quarantena. Si è presentato in condizione perfetta.Lui non riesce a stupire, è un fuoriclasse, da tutti i punti di vista».

ATTACCANTE PIÙ DIFFICILE DA MARCARE – «Non si sorprenda, se le dico Zapata. È grande, spigoloso, ha potenza, è rapido. Quando lo affronto ho un pensiero in più. I grandi giocatori colpiscono appena perdi concentrazione. Lo vedo in allenamento con Ronaldo, Dybala, Higuain, Douglas Costa. Appena sei meno presente, ti fulminano».

IBRAHIMOVIC – «Mi sarebbe molto piaciuto giocare con lui. È un leader, ha personalità, è forte. Sarebbe stato bello affrontarsi in allenamento. Ha una faccia da duro, ma è una persona buona. In campo i giocatori che hanno carattere, che sono sempre animati dalla voglia di vincere ti regalano stimoli unici. Ed è quello che cerco, sempre. Stimoli, per migliorare».

SCIACQUARSI LA BOCCA – «A chi è rivolto il gesto dopo i gol? Ai miei amici, quelli di sempre. Sono tifosi di tutte le squadre e, quando sono venuto alla Juve, mi hanno sfidato. Erano convinti che non fossi capace di ripetere il gesto che corrispondeva all’orgoglio con cui ciascuno di noi sosteneva e difendeva la sua squadra del cuore. Ho avuto il coraggio e mi ha divertito vedere che i bimbi per strada lo rifacevano. Nessun altro significato. Un gioco tra amici. Non è nel mio carattere andare contro qualcuno. In campo posso sembrare presuntuoso, duro. Invece mi piace solo vincere. Sono una persona, chi mi conosce lo sa, buona e umile. Non farei mai un gesto arrogante. L’unica cosa che mi dispiace è che i miei amici si erano impegnati a rasarsi a zero se avessi fatto quel gesto. Ma non hanno mantenuto l’impegno».