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Brescia, il fallimento ha sconvolto tutti! Le parole dell’ex Gigi Cagni fanno riflettere sulla gestione Cellino
Brescia, la delusione di Gigi Cagni su quello che è stato il fallimento della squadra lombarda
Il 14 giugno Gigi Cagni ha compiuto 75 anni, ma il regalo più bello sarebbe potuto arrivare con un mese d’anticipo: la salvezza diretta del Brescia ottenuta il 13 maggio. Un risultato che ricordava la salvezza conquistata proprio da lui nel 2017, sulla stessa panchina biancazzurra. Ma ciò che è accaduto dopo ha lasciato il tecnico e tifoso bresciano con l’amaro in bocca.
Intervistato sul tracollo societario, Cagni non nasconde la sua amarezza: «Non so davvero cosa dire. È una situazione assurda. Il Brescia nei dilettanti, lo spareggio tra Sampdoria e Salernitana… sono tutte squadre con cui ho condiviso una parte della mia carriera, ma il Brescia è quella che porto nel cuore».
Alla domanda se si aspettasse un epilogo simile, l’ex tecnico risponde con fermezza: «Non sono il tipo da piangersi addosso. Quando c’è un problema, cerco la soluzione. Ma qui è stato un disastro annunciato».
Cagni punta il dito sulla mancanza di controlli: «In Italia succedono cose inaccettabili. È normale che ci si accorga solo a fine campionato se un club non ha pagato quanto doveva? E che due squadre spariscano durante la stagione? Il caso del Brescia è solo la punta dell’iceberg».
Il nome di Massimo Cellino torna inevitabilmente al centro della discussione: «Non gli darei tutte le colpe, ma il problema è che gli è stato permesso di fare tutto quello che voleva. In Inghilterra impiegò mesi per comprare il Leeds, qui ha avuto via libera su tutto. Il Brescia è stato lasciato in balia delle sue decisioni per otto anni».
Sul tentativo di rilancio del club interviene con prudenza: «Pasini? Non lo conosco. Mi auguro che agisca con lo spirito di Marco Bonometti, per amore del Brescia. Perché di una cosa sono certo: i 114 anni di storia del Brescia non sono di chi lo ha portato fin qui».
Infine, una riflessione più ampia: «Il problema non è solo il Brescia, ma il calcio italiano. In Serie A più della metà delle squadre ha proprietà straniere. Non c’è più passione, non c’è più attaccamento alla maglia. Chi investe lo fa solo per guadagnare, e il resto viene spazzato via».
Per Cagni e per tanti tifosi, il Brescia è molto più di una squadra: è storia, appartenenza e identità. E questa storia, secondo lui, merita rispetto e riscatto.
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