2013
Esclusiva, Bravo: «PSG, tieni Ancelotti. Adoro Pogba. Sul calcioscommesse…»
Ex calciatore francese e vecchia conoscenza del calcio italiano per i suoi trascorsi al Parma (1996-1997), Daniel Bravo, ora commentatore televisivo, ha rilasciato alcune dichiarazioni in esclusiva ai nostri microfoni a margine dell’evento “Support your Hero” organizzato da Indesit a Milano allo stadio di San Siro. Assieme all’ex centrocampista offensivo abbiamo parlato di svariati temi: dalla forza economica del PSG, alla nazionale francese, fino al calcio italiano, tornando anche su quell’intervista rilasciata ad Eurosport in merito al calcioscommesse in Serie A.
Che ricordo hai della tua parentesi nel calcio italiano?
«Sono arrivato in Italia un po’ tardi, ero già avanti con gli anni, ma ho giocato in un Parma composto da grandi campioni. Durante il mio periodo al Tardini, ho avuto la possibilità di giocare assieme a calciatori del calibro di Thuram, Buffon, Crespo, Veron, Cannavaro, Chiesa e molti altri. C’erano davvero tutti in Italia in quel momento. Era la Serie A in cui giocava anche Ronaldo».
Quante e che somiglianze vedi tra il tuo PSG e quello attuale, stra-potenza economica del calcio europeo?
«Ci sono tante somiglianze. Il mio PSG, quello costruito da Canal+, che ha portato il potere ed i soldi per costruire una bella squadra, era una squadra in cui giocavano campioni del calibro di Ginola, Rai, Lama, Djorkaeff e tanti altri ancora. Poi anche Leonardo, l’anno dopo che sono andato via io. Avevamo davvero una grande squadra e, soprattutto, i soldi per metterla assieme. Forse la differenza tra il nostro PSG e quello attuale è che noi, col tempo, eravamo riusciti a creare una particolare unità e coesione all’interno del gruppo. C’era una netta collettività che, forse, il PSG di oggi ancora non ha. Quest’anno, comunque, con il Barcellona in Champions League, la squadra ha disputato un quarto di finale equilibrato fino all’ultimo minuto. Arriveranno ogni anno nuovi giocatori di grande talento. Credo che per quanto riguarda la Ligue 1, i giochi saranno praticamente già fatti ancora prima di partire, mentre in Europa ci sarà tempo e modo per la squadra di crescere ancora».
L’eventuale perdita di elementi come Ancelotti o Ibrahimovic, qualora si dovessero concretizzare le voci riguardo i rispettivi futuri, potrebbero far un po’ scricchiolare la continuità di un progetto appena messo in piedi?
«Sì. Sì, ed è un peccato. Ancelotti ha lavorato davvero molto bene in questa parentesi a Parigi. Non è facile arrivare in un campionato che non conosci ed allenare un gruppo così variegato, composto da calciatori di tante nazionalità diverse e con numerosi caratteri differenti da gestire. Lui [Carlo Ancelotti], però, è riuscito a lavorare molto bene nonostante ciò ed ha dato un importante apporto tattico. Ha fatto grandi cose. Se partirà [Ancelotti], come si legge sui media, sarà un vero peccato. Ritengo che per il PSG sarebbe come fare un passo indietro per quanto riguarda il proprio progetto. Rischiano di perdere la continuità del cammino che si erano preposti. Ibrahimovic invece penso che resterà, quasi certamente. Non penso che andrà via. Al PSG guadagna una quantità di soldi che nessun altro sarebbe in grado di pagare. Un suo trasferimento in Italia lo vedo impossibile [s parlava di Juventus, ndr.]. Mi pare che sia felice a Parigi. Penso siano solamente chiacchiere dei giornali le voci in merito ad una sua separazione, dopo appena un anno».
Cosa pensi della nazionale francese in vista dei prossimi Mondiali di calcio del 2014 in Brasile?
«Credo che Deschamps stia svolgendo un ottimo lavoro alla guida dei Bleus. Adesso, finalmente, abbiamo una squadra che ha maggiore fiducia nei propri mezzi. Si evince ad esempio dal pareggio ottenuto in Spagna. Abbiamo perso in casa [contro la Spagna], ma siamo riusciti a strappare un pareggio voluto fuori casa, dimostrando che c’è stata una crescita da parte del gruppo. Qualcosa è “scattato” nei giocatori. Sul piano della qualità, ed in merito a quanto fatto negli ultimi anni dalla nazionale, dobbiamo restare calmi e con i piedi saldi a terra, perché non abbiamo ancora fatto niente di concreto e non dobbiamo fare voli pindarici. Non credo comunque che in Francia ci sia qualcuno che adesso pensi: “ah, che squadrone che abbiamo!”. Dobbiamo stare tranquilli, qualcosa si intravede, ma ancora è presto. Finalmente c’è un’unità da parte della squadra, ma ancora, ripeto, non abbiamo fatto o ottenuto niente di concreto».
Qual è la tua opinione in merito al flop di Gourcuff in Italia con la maglia del Milan, poi proseguito anche nel presente all’Olympique Lione dopo un’annata ottima al Bordeaux?
«Secondo me, lui è arrivato in Italia ancora troppo giovane. Non era pronto per questo grande passo. [Gourcuff] Era un grandissimo talento del calcio francese, ma quando hai quell’età e passi in un campionato come la Serie A: o fai il salto di qualità decisivo, o non lo fai. Per rendere al massimo delle sue qualità ha davvero bisogno di sentirsi amato e coccolato dall’ambiente. A Milano sono andato spesso per vederlo giocare e mi chiedevo come mai questo ragazzo, che ha un padre allenatore, entrasse sempre in campo dalla panchina e non riuscisse a dare un senso alle proprie giocate. Ricordo che cercava con ostinazione la giocata ad effetto ed il dribbling, forzandolo spesso, senza passare il pallone ai compagni, come Kakà che, di conseguenza, si disperava alzando le braccia al cielo perché non ce la faceva più a sostenere la situazione. L’anno successivo a Bordeaux ha fatto un’ottima stagione, ma una sola. È sicuramente un giocatore dal grande talento, ha giocate vincenti e potenziale, ma per il calcio moderno è un po’ lento. Oggi se non vai a mille e hai sempre la giocata pronta, prima ancora di ricevere la palla, non vai da nessuna parte».
Come valuti la crescita nell’ultima stagione di un astro nascente come Paul Pogba? La sua classe e qualità sono indiscutibili e sembra poter fare già grandi cose anche in nazionale, ma talvolta pecca in maturità.
«Quello che dici è vero. Nella partita contro la Spagna è stato espulso e forse ha sbagliato. Se ne è discusso molto. Io ero in tribuna, non ho visto molto bene, ma non mi pareva avesse particolari colpe. In campionato invece sì e lo hanno visto tutti [si riferisce allo sputo ad Aronica, costato 3 giornate di squalifica al francese, ndr.]. È un po’ come Verratti in Francia/ Con il PSG si arrabbia sempre e discute con il direttore di gara in e gli avversari in continuazione. Come Verratti, anche Pogba deve crescere e cambiare sotto alcuni aspetti. Sono giovani. In Francia tutti hanno scoperto Pogba per le partite giocate con la maglia della Juventus, dove ha segnato e giocato bene. Anche con la nazionale ha ben figurato ed impressionato, soprattutto per la sua maturità. Io sono un suo grande estimatore e sostenitore. Mi stupisce come riesca a scendere in campo con la calma e la tranquillità di un veterano; sembra che giochi già da dieci anni».
Tempo fa hai rilasciato un’intervista a “Yahoo Sport!” dove hai parlato anche dei problemi relativi al calcioscommesse in Italia e raccontato di una presunta combine che ti ha coinvolto. Hai avuto davvero modo di testimoniare in prima persona questo genere di episodi?
«Non so se ho fatto bene o no a dire le cose che ho detto, perché poi mi hanno chiamato per dirmi: “come mai dici queste cose?!”. Penso di aver raccontato dei fatti, ma adesso basta. Basta, perché dopo ti assillano e ti vengono addosso dicendoti che “sei scemo!” e che “fai una cattiveria all’Italia!”. Non è così. Non è una cattiveria contro l’Italia ed il calcio italiano, anche perché amo l’Italia ed il suo calcio. Ogni tanto, però, ti rimangono delle cose dentro che non ti hanno fatto piacere e le tieni come negative. Se è un fenomeno legato solamente al calcio italiano? No, non penso. Assolutamente. Speriamo che le cose che non si dovrebbero fare nel calcio e nel mondo del calcio siano davvero una percentuale sempre minore. Non si può mai fare di tutta l’erba un fascio e dire: noi siamo tutti santi e gli altri no, loro sono tutti colpevoli e noi no. Questo non si può dire».
Qual è secondo te una società che ha un futuro roseo nei prossimi anni a venire?
«Non saprei indicarne una di preciso. Secondo me, le società che dispongono di maggiori risorse economiche, sono quelle che detengono il maggiore potere. Quando hai a disposizione questo genere di ricchezze, allora difficilmente puoi sbagliare percorso. Vengono selezionati allenatori vincenti, che ci sanno fare, e calciatori bravi con molto talento. Le altre squadre sono costrette a costruire i propri risultati puntando su giovani di qualità. Alcuni club sono in grado di farlo e sono capaci, basta vedere il Milan di quest’anno, con El Shaarawy e poi Balotelli, due giovani di altissimo livello».
Intervista realizzata da Brando de Leonardis e Alessandro Pistolesi.
Si ringraziano Daniel Bravo ed Indesit per la disponibilità e la cortesia.