2013
Il pagellone di CN24 – Chievo, basta miracoli: questa è realtà
AL DIAVOLO I MIRACOLI – Non è la prima che volta, ma ogni volta è come se fosse la prima. Anche quest’anno il Chievo ha raggiunto una salvezza apparentemente facile al cospetto di squadre vogliamo dire più grandi? Più forti? Più attrezzate? La realtà è semplicemente un’altra però: è il campo a decretare sempre i propri verdetti. Dal 2000 (anno del debutto in Serie A), i clivensi sono stati retrocessi una sola volta (stagione 2006-2007), salvo poi tornare subitaneamente in Serie A: se le statistiche contano qualcosa, allora dovremmo cominciare a ritenere il Chievo una delle principali forze del massimo campionato, senza troppi fronzoli. Il mito del “miracolo” gialloblu non regge più da anni: i miracoli accadono una sola volta, qui parliamo di una realtà duratura nel tempo. Chievo non è certo nè Pietralcina, nè Medjugorje, nè Lourdes: è un pezzo del nostro campionato. Un pezzo che spesso e volentieri recita il ruolo da protagonista.
La stagione, quest’anno, era cominciata sotto i peggiori auspici: 5 sconfitte consecutive con Di Carlo e molti che già piangevano al funerale del Chievo. Poi, come nei migliori film, la svolta: l’arrivo dell’eroe del passato che si riprende ciò che per diritto e per schiatta gli spetta. Eugenio Corini, ex artista del centrocampo clivense e del primo miracolo (quello sì) Chievo ha salvato la squadra, cominciando la propria folle rincorsa il 2 ottobre 2012. Basterebbe questo ad indicarlo come predestinato, e invece no: Corini ha fatto molto di più. Ha creato un gruppo strepitoso in grado di reggere alla forza d’urto di mezza Serie A mettendo in piedi un impianto di gioco che in molti hanno invidiato (e infatti Corini ora è il sogno proibito di molte squadre, come Sharon Stone in “Basic Instinct“). Alla fine il 12^ posto in classifica che ha decreato la “semplice” salvezza clivense è stata la logica conseguenza di quanto visto in campo perchè, come detto, è sempre il campo a parlare. Una sola, piccola, recriminazione: non ci fossero state quelle 5 sconfitte iniziali, fosse partito Corini dall’inizio, questo Chievo sarebbe stato da Europa? Non lo sappaimo, ma con i dubbi non si costruiscono certezze. Il Chievo è ad oggi una gran certezza: al diavolo i miracoli!
7,5 DI GIUSTEZZA – Il 7 di suo è uno di quei voti sempre alquanto irritanti: rappresenta un passo in più della mera sufficienza, ma uno step sotto l’assoluta eccellenza. Il 7 per il Chievo, nel caso speifico, rappresenta un po’ il prezzo da pagare per non essere più ormai da molto tempo la sorpresa del campionato. Della serie: complimenti per il piazzamento, non è certo cosa da tutti i giorni, ma abbiamo anche visto di meglio. Abbiamo visto, ad esempio, il Chievo volare in Europa, ma erano altri tempi, altre squadre con altri allenatori. Questo Chievo non merita solo la sufficienza perchè la salvezza, in un campionato insidioso come quello italiano, non è mai scontata (per informazioni citifonare Palermo): resta appunto da verificare quanto le potenzialità del gruppo siano state effettivamente completamente sfruttate. A inizio e a fine stagione si poteva forse fare un pelino di più? Non lo sappiamo, ma sappiamo che il 12^ posto in Italia per una piazza piccola è molto più della sufficienza. Mezzo punto regalato perchè dopo il disastroso handicap iniziale nemmeno il Divino Otelma avrebbe potuto prevedere una risalita così rosea.
THEREAU: L’UOMO TOP – A lui, ovviamente, la palma di migliore. Quest’estate andrà via, ma l’attaccante francese è finalmente sbocciato dopo stagioni vissute sempre con aspettative un po’ maggiori rispetto a quanto poi dimostrato. Il ragazzo ha la stoffa, lo ha dimostrato con 11 gol segnati in campionato (e ci mettiamo pure i 2 in Coppa Italia): meglio di così, in Italia, non aveva mai fatto. Thereau è finalmente sceso dall’astronave di Stark Trek: e adesso chi lo ferma più?
IL FLOP: SAMASSA CHI? – Era difficile scegliere un giocatore che ha veramente deluso quest’anno in casa Chievo: bene o male tutti hanno fatto la loro parte. Anche lo stesso Pellissier, reduce dopo parecchie stagioni da una delle peggiori annate della sua carriera, ha in fin dei conti segnato 5 reti subentrando spesso dalla panchina e giocando sicuramente meno del passato. Poi insomma, da un giocatore di 34 anni cosa era lecito attendersi? Alla fine, tirando in aria una moneta, è uscito il nome di Mamadou Samassa tra i flop di stagione: 27 anni, nazionale maliano, un passato all’Olympique Marsiglia, l’appellativo di “Cigno Nero“ e le tante aspettative dei tifosi su di lui. Di tutto questo alla fine cosa resta? Un curriculum con appena 8 presente, 0 gol, la consistenza di un bicchiere di smog e la sensazione che uno così lento, al “Bentegodi”, non si vedeva da secoli.
LA RIPARTENZA – Ogni anno che passa l’asticella di alza o, a seconda dei punti di vista, di abbassa ed il ballo del Limbo diventa sempre più difficile. Da dove ripartire? Potremmo dire da Corini, ma in realtà non è quello il punto. In anni di Serie A il Chievo ha cambiato più volte allenatore e staff tecnico, nonostante questo è sempre rimasto ad alti livelli. Ha saputo sempre scegliere buoni allenatori? Forse. Ma è anche vero che gli stessi allenatori, spesso e volentieri, altrove non hanno fatto delle gran figure. La verità magari è un’altra: il Chievo deve ripartire dal Chievo, dal suo presidente, Campedelli, e dal suo d. s., Sartori, due di quelli che sanno sempre cosa fare ma, soprattutto, lo sanno fare in silenzio, senza clamori o buffonate. Corini resterà o magari andrà via? Thereu saluta? Andreolli torna all’Inter? Non abbiate paura. Il futuro è sempre di chi persevera.