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Non può finire così…

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Gli scambi di accuse tra Malagò e Tavecchio ci hanno stancato: giocano sulla pelle dell’Italia. Qualcuno li fermi

Ci avevano raccontato che dopo Italia-Svezia sarebbe partita la ricostruzione del nostro calcio, che una volta toccato il fondo avremmo potuto soltanto risalire. Hanno crocifisso Ventura, sacrificandolo sull’altare del rinnovamento a tutti i costi, ma ci conoscono così bene che sapevano che la nostra indignazione sarebbe durata il tempo di qualche giorno. Così, in mezzo all’indifferenza generale, i vertici del pallone hanno ripreso come se nulla fosse i loro giochi di potere, come se la vergogna Mondiale e le lacrime degli italiani ce le fossimo sognate.

Si scambiano lettere e se le nascondono. Protagonisti il presidente del CONI Giovanni Malagò e Carlo Tavecchio, che dopo aver rinunciato (costretto) alla guida della FIGC è a caccia ora del colpaccio, del pugno in faccia ai congiurati che per primi lo hanno pugnalato: la presidenza della Lega Calcio. Malagò prova a far passare Tavecchio come il cattivo di turno (non che ci voglia molto) e dal canto suo l’ex numero uno della Federcalcio cita atti e verbali, a riprova che le indicazioni del CONI sono state percepite e diffuse agli organi competenti. Sono le scaramucce che precedono lo scontro finale: Malagò vuole il commissariamento dell’organo federale, lo ha comunicato anche ai 3 candidati alla presidenza Sibilia, Gravina e Tommasi. E adesso c’è un ultimatum di 30 giorni: un mese entro il quale la Lega dovrà darsi un capo.

Malagò scommette sulle divisioni interne all’Assembla. Punta sui presidenti “riformisti” ed è pronto a sacrificare anche l’amicizia con Sibilia, l’uomo a cui è legato da un’amicizia decennale e che secondo i piani iniziali avrebbe dovuto sostituire, senza troppi affanni, il dimissionario Tavecchio. Quello che a Palazzo H non si aspettavano era la resistenza di Tavecchio. È proprio lui l’uomo che si mette di traverso, il dirigente che non si può scavalcare a causa dei rapporti che ha tessuto in tanti anni di governo. E non importa che questo sia giusto o sbagliato. Agli italiani non importa: avrebbero dovuto fare meglio i loro conti.

Adesso ci dicano cos’hanno intenzione di fare. Tra pochi giorni si vota un presidente della FIGC che rischia di poter governare soltanto per un mese. Non sappiamo ancora chi allenerà la Nazionale. Nessuno ha il coraggio di salire sulla nostra barca. Siamo pericolanti e pericolosi. Malagò, Tavecchio, Cairo, Lotito e chi più ne ha più ne metta, risolvano le loro beghe in privato. Facciano come credano, ma si diano una regolata. Non può finire così…