2012
Prandelli, il goffo prestigiatore alla ricerca del jolly vincente
A poco più di 24 ore dal via agli Europei 2012 targati Polonia e Ucraina per la nazionale italiana, vige la più insolita e preoccupante confusione in casa azzurra. Termini così apocalittici potrebbero sembrare esagerati, ma la realtà attuale, soprattutto se raffrontata con il passato, induce ad un’attenta riflessione.
Con lo scoppio dello scandalo del calcioscommesse, tutte le penne giornalistiche italiane hanno sommerso i quotidiani e le trasmissioni televisive con le analogie a Calciopoli e al pre-Mondiale 2006 nel tentativo, anche piuttosto forzato, di trovare delle similitudini che potessero rinfrancare un ambiente nuovamente devastato dalle indagini e dalle inchieste.
Il comune denominatore, lo scandalo, non può bastare per sperare che il gruppo possa compattarsi e tirare fuori l’orgoglio per trionfare ai danni di Spagna, Germania, Olanda e Francia. Ci vuole innanzitutto un timoniere in grado di spostare l’attenzione dal gruppo per catalizzarla su di sé: Marcello Lippi all’epoca del Mondiale in Germania riuscì a motivare il gruppo, che portò integralmente, senza escludere chi non sapeva ancora in quale serie avrebbe giocato la stagione successiva e chi era stato incluso nei discorsi sulle scommesse. Cesare Prandelli, invece, ha tirato fuori Criscito, giustificando la sua decisione con la mancanza di tranquillità del difensore, che avrebbe potuto infondergli proprio lui, come fu in grado di fare il tecnico di Viareggio.
Gli azzurri campioni del mondo non hanno superato la fase a gironi con il solo carattere, né hanno battuto Australia, Ucraina, Germania e Francia con la sola grinta. Hanno vinto contro tutto e tutti con un’identità, un’idea di gioco: con la difesa insormontabile, la solidità del centrocampo e la qualità dei suoi terminali avanzati. Certo il cammino non fu semplice ed un pizzico di fortuna fu determinante, ad esempio, con l’Australia, ma anche la Juventus, a cui tutti hanno dato la definizione di “squadra tutto cuore e grinta”, ha vinto il campionato quest’anno con l’espressione puntuale e a tratti martellante del gioco ideato dal tecnico Antonio Conte.
Cesare Prandelli, resosi conto della fragilità del gruppo, più a livello calcistico che psicologico, ha prontamente virato sul modello bianconero, proiettandosi sulla cosiddetta Ital-Juve. Buffon, Chiellini, Bonucci, Pirlo, Marchisio e Giaccherini (e Barzagli, quando avrà risolto i suoi guai fisici) possono riproporre il tema di Conte e le qualità tecniche di Cassano, Balotelli e Giovinco possono dare quella spinta in avanti che spesso è mancata alla Juventus nell’ultima stagione. Il tempo stringe, le scadenze incalzano e forse il commissario tecnico italiano ha trovato il jolly da tirar fuori dal suo cilindro e con il quale giocarsi una fetta della sua carriera e la voglia di rivalsa di tutti i suoi connazionali.