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2013

Il pagellone di CN24 – Milan, la meglio gioventù

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IL DIAVOLO FA LE PENTOLE – Il dizionario Zanichelli ha messo una nuova voce per l’aggettivo disastroso: dal prossimo anno comparirà come significato anche l’avvio di stagione del Milan. In compenso anche il lemma rimonta vedrà presenti i rossoneri come esempio lampante di una rincorsa che ha sancito un traguardo inaspettato e per questo ancora più emozionante. Ma partiamo dall’inizio: è un’estate afosa e torrida in via Turati, nei rossoneri c’è un’aria di rinnovamente che non si respira nemmeno nel Movimento 5 Stelle, è l’anno in cui si rifonda tutto. Via i senatori e dentro i giovani, partono in blocco Zambrotta, Nesta, Van Bommel, Gattuso, Aquilani, Cassano, Inzaghi, Seedorf, Thiago Silva e Ibrahimovic e arrivano non sogni ma solide incertezze. I tifosi sono dubbiosi e l’inizio di stagione conferma le indecisioni dell vigilia: complice anche un pizzico di sfortuna i lombardi incasellano una serie di sconfitte degna del miglior Pescara e anche in Champions non riescono a ingranare. Pato è sempre più l’ombra di se stesso, De Jong più che macinare gioco macina il pallone, la difesa fa più acqua del Titanic e Allegri tentenna vertiginosamente. L’unica nota lieta è El Shaarawy, a sorpresa trascinatore e capocannoniere milanista. L’11 novembre è la data cruciale del cammino del club meneghino, la sconfitta con la Fiorentina mette a serio rischio Allegri ma Galliani sapientemente lo riconferma e da lì inizia una serie di sorpassi che Felipe Massa si sogna la notte. Il Milan brutto e bolso della prima parte di stagione diventa un ricordo e il 4-3-3 è una certezza così come la scoperta di De Sciglio e la rinascita di Montolivo, fulcro del gioco di Allegri. Le sconfitte sono sempre meno (due nelle ultime ventisei partite!) e anche grazie al super colpo di mercato Balotelli il Diavolo incomincia a fare anche i coperchi e dare una piega positiva a una stagione che addirttura era iniziata con l’incubo retrocessione, paventato dai soliti pessimisti del lunedì. Arrivati a fine stagione però i rossoneri paiono inevitabilmente stanchi e subiscono un calo nelle ultime gare, tanto da rischiare l’approdo in Champions arrivato con l’ennesima rimonta nei minuti di recupero nell’ultima gara di Siena. Nelle coppe poteva andare meglio, chi di rimonta ferisce di rimonta perisce: agli ottavi contro il Barcellona lo splendido 2-0 di San Siro si è tramutato in un mesto 0-4 nella gara al Camp Nou, Milan fuori e incubo blaugrana ancora intatto. 

VOTO 7.5 – Nessuno avrebbe mai immaginato di ritrovarsi il Milan terzo alla fine del campionato. Come detto c’era pure chi parlava di Serie B e in effetti il ritmo delle prime giornate faceva presagire un campionato alla Tabarez. Poi, il miracolo: Allegri ha trovato la quadratura del cerchio e anche la coppia difensiva Zapata – Mexes (più gente da Miami Vice che da campo da calcio) ha svoltato riuscendo a giocare con un rendimento ben al di sopra della media. L’unica pecca è la gestione dei giocatori che ha sempore contraddistinto il tecnico livornese in negativo, Allegri ha storicamente la fissa per dei giocatori poco meno che decisivi come Robinho o Emanuelson che messi in campo difficilmente riescono a cambiare il gioco della squadra. Ottima la gestione dei giovani, soprattutto quella di El Shaarawy, il fenomeno rossonero seppur in calo nell’ultimo periodo. Peccato per la Champions League, nella doppia sfida con i blaugrana ha alternato la miglior prestazione stagionale alla peggiore, peccando di sufficienza in casa dei cosiddetti dei del calcio.

GIOCATORE CHIAVE: EL SHAARAWY – Diciamoci la verità a inizio stagione chiunque poteva essere il giocatore chiave, nella rosa 2012-13 del Milan non spiaccavno elementi di rilievo, se non per il lungodegente Pato o Boateng. El Shaarawy sapevamo che fosse forte ma quest’anno lo ha dimostrato prima prendendosi sulle spalle il Milan e portandolo in alto, poi facendo da partner ideale a Balotelli. Si dirà che ha segnato poco da quando è arrivato il bresciano ma il faraone ha giocato sempre a tutto campo, ed è l’unica punta in Europa insieme a Rooney e Cavani a tornare in difesa per prendersi il pallone. Corridore come pochi altri ha segnato sedici gol senza l’ausilio dei calci di rigore, e questa se si gioca nel Milan è una statistica importante. Degni di nota anche Montolivo e De Sciglio, il primo tirato a lucido dopo l’esprienza viola, il secondo uscito dal florido vivaio rossonero.

GIOCATORE FLOP: ROBINHO – Il Milan un tempo era la patria dei brasiliani, adesso è il cimitero degli elefanti. Alexandre Pato ha giocato un anno e mezzo disastrosi ed è stato giustamente ceduto al Corinthians, dove non è che abbia incominciato a spaccare il mondo; è rimasto, un po’ a malincuore, Robinho, ovvero il classico giocatore che sa far benissimo innervosire i propri tifosi. In tre anni di Milan ha fatto solo tre gol decisivi (a Arsenal e Brescia gli anni scorsi, alla Juventus quest’annata) e si è messo in mostra per la flemma da giocatore da Dopolavoro Ferroviario e i numerosi gol sbagliati. Quest’anno doveva riuscire a far emergere il Milan con la sua esperienza ma si è ritagliato solo un ruolo di basso profilo. Segnaliamo anche lo splendido colpo di mercato Acerbi ed Emanuelson, due giocatori che difficilmente verranno rimpianti per questa stagione.

ALLEGRETTO ANDANTE – Il futuro ancora non è scritto. Arriverà Seedorf? Se sì, perché? Magari Allegri non sarà Capello ma puntare su un giocatore alla prima esperienza in panchina dopo che il toscano ha tolto parecchie volte le castagne dal fuoco, sembra un gran passo indietro. In caso di addio del livornese dovrebbe arrivare qualcuno d’esprienza, qualcuno come il già citato Capello, ma la permanenza di Allegri sembra la scelta più azzeccata, ma la vulcinicità di berlusconi potrebbe far cambiare di molto la situazione. A livello di mercato andrebbe ritoccata la difesa, l‘innesto di un terzino sinistro di qualità sarebbe un toccasana, così come altri piedi buoni a centrocampo. La linea verde paga, la sostenibilità in campo e nell’economia è il pregio vero di questo Milan. Però adesso devono incominciare ad arrivare pure i trofei, perché non ci vuol nulla a trasformare una fase di transizione e di crescita in un periodo nero.