2013
Calcio – UE, l’importanza di una cooperazione 1
Cooperazioni istituzionalizzate e cooperazioni non istituzionalizzate
Come anticipato nella prima parte della nostra rubrica “Calcio-UE, l’importanza di una cooperazione”, il business del calcio continua a crescere costantemente ed esponenzialmente ogni anno soprattutto in Europa, dove si contano i campionati più importanti al mondo non soltanto per il tasso tecnico espresso ma soprattutto per il denaro e i flussi d’investimenti che circolano all’interno del panorama calcistico europeo.
Come già accennato, l’Unione Europea ha sempre visto lo sport come mezzo di propaganda delle sue politiche e delle sue idee e per quanto riguarda il calcio c’è da registrare che il primo vero intervento in ambito sportivo degli organismi comunitari, la sentenza Bosman, riguarda proprio lo sport più seguito al mondo. Il massimo organismo europeo fin dalla sua nascita promuove qualsiasi tipo di iniziativa che possa aiutare allo sviluppo dei Paesi membri e incentivi la cooperazione tra essi, in particolare vista la delicata situazione economica mondiale dove migliaia di imprese falliscono ogni giorno, l’Unione finanzia numerosi progetti di cooperazione promossi da diverse imprese che operano nello stesso settore ma che hanno la loro sede operativa in paesi diversi che fanno parte dei 28 Stati membri; questo tipo di progetti possono essere applicati anche a imprese o società sportive in generale ma in particolare nelle società di calcio professionistiche di cui ogni Stato membro è pieno.
Possiamo analizzare due tipi di cooperazione tra club di calcio con sede in paesi diversi dell’Unione, parliamo di cooperazioni non istituzionalizzate e cooperazioni istituzionalizzate. Le cooperazioni non istituzionalizzate sono quelle con cui le società calcistiche avrebbero più margini di miglioramento per quanto riguarda le loro attività non legate al risultato sportivo e il loro raggio d’azione potrebbero spaziare in numerosi settori che le riguardano (marketing – comunicazione – eventi – sponsorizzazioni – merchandising – sanità); la denominazione “non istituzionalizzate” deriva dal fatto che gli organismi comunitari non dettano regole da seguire ne impongono la loro volontà ai club a patto che non siano lesi i diritti dei cittadini europei, possiamo dire che l’Unione resta a guardare ed interviene per finanziare questo tipo di progetti di cooperazione o per risolvere eventuali problemi.
C’è da sottolineare però che nonostante l’importanza economica del calcio, la maggior parte delle attività si svolge in strutture senza scopo di lucro, molte delle quali hanno bisogno di sostentamenti pubblici per poter dare accessibilità alle attività sportive a tutti i cittadini, questo è uno dei principali obiettivi e l’UE cerca di finanziare qualsiasi iniziativa che aiuti a migliorare tali strutture, parlando di club da una loro cooperazione potrebbe nascere una o più “cittadelle dello sport”, dove a trarne beneficio non siano soltanto i club ma chiunque dedichi del tempo ad una disciplina sportiva, inoltre, si dovrebbero continuare ad effettuare indagini aiutati dalle federazioni, dalle leghe e dai club per reperire informazioni di natura non economica che non possono essere ottenute dalle statistici nazionali per lo sport, come tassi d’attività o dati sul volontariato, anche perché il calcio senza il suo motore dilettantistico/amatoriale non vivrebbe. Oltre all’aspetto sportivo una cooperazione tra club potrebbe anche aiutare la sanità dei luoghi in cui queste società operano, si potrebbero creare dei centri specializzati nella riabilitazione di traumi derivanti dall’attività sportiva, finanziati e gestiti dalle società cooperanti, ovviamente ognuno potrebbe usufruire di questo tipo di centri sia chi pratica attività sportiva a livello professionistico come i tesserati dei club cooperanti, sia chi pratica attività sportiva amatoriale e che riscontra problemi fisici o traumi.
Ogni club ormai è sviluppato come una vera e propria impresa, dove sono presenti molteplici settori che portano al prodotto finale, nel nostro caso l’evento sportivo (la partita), le società calcistiche che sfruttano e diversificano maggiormente questo tipo di attività e riescono ad associarvi anche buoni se non ottimi risultati sportivi sono i cosiddetti “top club”. Progetti di cooperazione tra i club di diversi Stati europei aiuterebbero questi club a raggiungere prima il successo sportivo e soprattutto quello economico, ma come? Innanzitutto occorre stabilire i settori in cui operare, progetti di collaborazione possono riguardare soprattutto il settore marketing e i suoi derivati come il merchandising o le sponsorizzazioni, la gestione dei social network e dei siti ufficiali; questo tipo di attività, soprattutto in Italia con un po’ di ritardo, sta crescendo in maniera esponenziale all’interno dei club con un notevole ritorno economico. Unendo le rispettive esperienze, i dirigenti delle società che prendono parte alla cooperazione potrebbero aumentare ulteriormente i propri introiti derivanti dalla vendita di gadget o altro materiale creato e prodotto dalle società cooperanti, dalle sponsorizzazioni che andrebbero ad attingere in altri mercati creando così una vasta rete di contatti, se sfruttata nel migliore dei modi le conseguenze per i club soprattutto quelli di “seconda fascia” sarebbero grandiose.
Parlando invece delle cooperazioni istituzionalizzate occorre analizzare tutti i campi in cui l’Unione prevede finanziamenti e sovvenzioni per molti progetti, che includono una vasta serie di settori in cui i club possono richiedere e ottenere dei finanziamenti. Non essendoci una vera e propria normativa in materia sportiva a livello comunitario, occorre seguire gli sviluppi che i politici europei apportano alle direttive e alle proposte che ogni mese si analizzano ed espongono nei palazzi di Bruxelles, seguendo il sito ufficiale dell’Unione Europea (http://europa.eu) si possono analizzare i piani di finanziamento stabiliti per numerosi progetti e attività promosse dall’UE che prendono in considerazione il periodo 2007-2013. In particolare occorre visualizzare quei progetti che l’Unione stessa ha creato e sviluppato insieme agli Stati membri per quanto riguarda lo sport, in particolare, si invita a presentare proposte mirate a favorire progetti transnazionali proposti da società sportive al fine di individuare e testare reti adeguate e buone pratiche nel settore dello sport riguardo ai seguenti aspetti:
1) rafforzamento della buona governance e della duplice carriera nello sport, favorendo la mobilità dei volontari, degli allenatori, dei dirigenti e del personale delle organizzazioni sportive senza scopo di lucro;
2) protezioni degli atleti, in particolare i più giovani, contro i rischi per la salute e la sicurezza migliorando le condizioni di allenamento e di competizione;
3) promozione di sport e giochi tradizionali europei.
Il servizio della Commissione responsabile per l’attuazione e la gestione di quest’azione è l’unità Sport della direzione generale dell’Istruzione e della cultura (EAC). In questo tipo di cooperazione le società calcistiche non avrebbero un ampio raggio di azione ma dovrebbero seguire obbligatoriamente le linee guida dettate dalle direttive comunitarie.