Inter, rivoluzione Chivu: ora la squadra difende 7 metri più avanti. Ecco come
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Inter, rivoluzione Chivu: ora la squadra difende 7 metri più avanti. Ecco come

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Inter, rivoluzione Chivu: ora la squadra difende 7 metri più avanti. La mano del tecnico inizia a vedersi chiaramente: la squadra è più verticale

La rivoluzione tattica di Cristian Chivu all’Inter si fonda su un principio tanto audace quanto chiaro: alzare l’asticella, in ogni senso. Per i suoi difensori, è come se il tecnico avesse regalato l’asta di Mondo Duplantis, spingendoli a saltare più in alto, a difendere più lontano dalla propria porta. Il baricentro della retroguardia nerazzurra si è spostato in avanti di circa sette metri, una trasformazione radicale che poggia su tre pilastri: un nuovo approccio alla costruzione, un’aggressione costante sul portatore di palla e una fluidità di ruoli quasi totale. Il risultato è una filosofia volta a dominare il gioco, dove Barella agisce da regista, Bastoni occupa l’intera fascia e, soprattutto, Manuel Akanji si sgancia per costruire a centrocampo. Ne scrive La Gazzetta dello Sport.

È proprio lo svizzero, arrivato l’ultimo giorno di mercato dal Manchester City, il manifesto di questo calcio iper-aggressivo. La sua capacità di portare palla e occupare spazi avanzati è il grimaldello che permette alla linea difensiva di proiettarsi in avanti, innescando una pressione asfissiante. Questo cambio di rotta è certificato dai dati statistici, che vedono l’Inter primeggiare in quasi ogni metrica offensiva del campionato: prima per passaggi filtranti (34), attacchi in profondità (95), passaggi chiave (39), tocchi in area (209) e cross (127). La parola chiave è verticalizzazione. L’obiettivo di Chivu è andare “dritti” verso la porta non appena si riconquista il pallone, come dimostra alla perfezione il gol di Lautaro contro la Cremonese: Barella recupera palla, protegge e imbecca immediatamente Bonny, che serve l’assist vincente.

La mappa di calore dei difensori in queste prime sei partite è eloquente: Chivu chiede loro di stare costantemente alti. In più frangenti, contro la Cremonese, la linea a tre composta da Akanji, De Vrij e Bastoni ha operato stabilmente oltre la metà campo. Contro lo Slavia Praga, è stato Acerbi a spingersi in avanti per creare superiorità numerica. Cresciuto alla scuola del calcio fluido di Pep Guardiola, Akanji è l’interprete ideale di questa filosofia, sapendo perfettamente cosa significa alzare il baricentro per offrire una soluzione in più in fase di costruzione. Questo dominio territoriale, paradossalmente, è la miglior forma di difesa: non è un caso che l’Inter sia anche la squadra che ha concesso il minor numero di tiri agli avversari (49).

L’unica, apparente, controtendenza riguarda il portiere. A differenza dell’era Inzaghi, Chivu coinvolge meno Yann Sommer nella costruzione dal basso. I dati sui passaggi completati dal portiere svizzero sono nettamente inferiori rispetto alla passata stagione. La tendenza è cambiata: la costruzione parte più alta e, in presenza di un riferimento offensivo come Pio Esposito, non si disdegna il lancio lungo per cercare la sponda, bypassando la prima pressione e mantenendo fede al dogma della verticalità.

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