Italia Spagna: Jorginho e Bonucci, che difficoltà prima della gloria
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Italia Spagna: Jorginho e Bonucci, che difficoltà prima della gloria – ANALISI TATTICA

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Italia Spagna ha palesato notevoli difficoltà per gli Azzurri, soprattutto nella lettura della posizione imprevedibile di Dani Olmo

Contro il Belgio, l’Italia di Mancini aveva dominato il possesso dall’inizio alla fine, gestendo la gara contro una squadra molto remissiva e attendista. La semifinale contro la Spagna presentava invece un contesto diametralmente opposto. Per la prima volta, gli Azzurri avrebbero affrontato un rivale simile, tecnico, che cerca di fare un calcio di possesso e di tenere il pallone per più tempo possibile. Ebbene, nella sera in cui la Nazionale ottiene il più grande successo dai tempi di Berlino 2006, l’Italia di Mancini ha sofferto come mai accaduto prima.

Non è realmente mai riuscita a dominare il contesto contro una Spagna troppo superiore nella gestione del possesso. Gli iberici muovevano palla con una rapidità e una pulizia che rendevano quasi impossibile per gli Azzurri la riconquista alta del pallone. L’Italia ha infatti presto rinunciato a contendere il possesso in zone avanzate del campo, difendendosi quindi con un baricentro più basso: cosa mai avvenuta prima in questi Europei. Gli Azzurri non hanno scelto di schiacciarsi dietro, ma sono stati costretti da un avversario più forte.

La Spagna domina in mezzo

Le (sorprendenti) scelte tattiche di Luis Enrique hanno consentito alla Spagna di essere in costante superiorità numerica in mezzo, trovando l’uomo libero. L’allenatore ha infatti rinunciato a Morata, schierando Dani Olmo dal primo minuto, con Oyarzabal e Ferran Torres ai suoi lati. I movimenti da “falso 9” del giocatore del Lipsia davano continue ricezioni centrali a una Spagna che sfondava sovente per vie interne. Chiellini e Bonucci raramente accorciavano su di lui, di conseguenza la Spagna si trovava in superiorità numerica a centrocampo.

Con Barella che accorciava su Busquets e Verratti attratto da Koke, Dani Olmo è stato maestoso nel manipolare la posizione di Jorginho. Svariando continuamente, lo mandava fuori posizione, creando così spazio per i compagni alle spalle: riusciva a incidere anche quando non toccava palla. Che fosse con i suoi smarcamenti o con la sua pulizia tecnica (o con entrambe), grazie a lui la Spagna riusciva a innescare l’uomo libero (di solito Pedri) alle spalle della mediana dell’Italia. Gli azzurri erano con un giocatore in meno in mezzo.

Due delle molte situazioni in cui la Spagna trova Pedri tra le linee. Si vede chiaramente il 4 vs 3 in mezzo, l’Italia è in inferiorità numerica: Jorginho segue Olmo, nessuno quindi può accorciare sul calciatore del Barcellona.

Sono stati preziosi anche i movimenti di Koke che – quando Olmo veniva molto incontro – portava fuori posizione Verratti. Di conseguenza, la Spagna trovava libero il giocatore del Lipsia, che si abbassava per consentire alla Spagna di uscire in modo pulito. Insomma, la fase di non possesso italiana ha avuto tanti problemi nel proteggere gli spazi interni, come d’altronde avvenuto anche in occasione del gol di Morata o delle innumerevoli circostanze in cui Oyarzabal è stato innescato. Oltre alla troppa imprecisione sottoporta, gli iberici hanno pagato la mancanza di qualche calciatore offensivamente più incisivo negli ultimi metri: non sempre hanno approfittato nel migliore dei modi delle molte volte in cui hanno trovato l’uomo libero.

Un’altra situazione in cui la Spagna trova Olmo e manipola così il pressing azzurro. Prezioso il movimento di Koke.

Difficoltà nel gestire il pallone

Oltre alla difficoltà difensive, l’Italia ha incontrato anche seri problemi nel fare progredire la manovra. Il pressing spagnolo era alto e feroce, con la retroguardia che ricopriva una linea molto avanzata. Gli azzurri non riuscivano a uscire da dietro, basti pensare che Jorginho e Verratti – sempre marcati – hanno toccato la miseria di 22 palloni a testa nel primo tempo. L’Italia era troppo statica e prevedibile, con lanci per Immobile che venivano letti facilmente dalla Spagna: in questo modo gli iberici hanno recuperato tanti palloni nella metà campo rivale, avviando ripartenze molto pericolose. Così è arrivata l’occasionissima di Dani Olmo nella prima frazione.

Eppure l’Italia ha resistito. Nonostante tutte queste grosse difficoltà in entrambe le fasi, l’Italia ha avuto il merito e la fortuna di reggere e tenere la porta inviolata. Nella ripresa, le energie della Spagna sono leggermente calate, con la riconquista meno efficace e la linea più attaccabile. Pur in mezzo a molte sofferenze, l’Italia è stata in grado di essere più incisiva in ripartenza, arrivando a creare occasioni. Basti pensare al gol di Chiesa, con Donnarumma che ha verticalizzato istantaneamente subito dopo avere recuperato palla. La Spagna è però poi riuscita a pareggiare, approfittando di uno dei molti buchi centrali di cui abbiamo scritto, con la gara che si è poi trascinata fino ai rigori.

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La personalità di Jorginho dagli undici metri, che ha calciato il penalty decisivo con una calma glaciale, è un buon sunto della grande mentalità di questa squadra, della capacità di non sbagliare il momento decisivo. Il fatto che i media e tifosi spagnoli, soprattutto alla luce delle critiche delle scorse settimane, abbiano celebrato la squadra nonostante l’eliminazione la dice lunga sulla forza dell’avversario incontrato dall’Italia. Probabilmente, sarebbe dovuta essere questa la finale più giusta, perché sono state le due Nazionali a giocare nettamente meglio, con una fluidità e un’identità tattica paragonabile a quella di un top club.

L’Italia ha per la prima volta sofferto molto ad applicare i propri principi, contro un rivale che spesso non ha fatto vedere palla agli Azzurri. Per nostra fortuna, la Spagna era l’unico avversario di questo tipo rimasto nella competizione. Inghilterra e Danimarca hanno caratteristiche diverse, che sembrano sposarsi meglio con le qualità azzurre. Oltre al raggiungimento della finale, Italia Spagna è valsa l’eliminazione della squadra che più di tutte potevano mettere in difficoltà gli Azzurri. Ora a Wembley si dovrà scrivere l’ultima pagina di una marcia trionfale.