2016
Conte ha convocato i migliori?
Ecco chi si gioca di più ad EURO 2016: l’analisi delle convocazioni
Antonio Conte è stato esplicito circa le sue convocazioni: “Ho scelto i migliori”. Conoscendolo, non è confinabile questa sua dichiarazione all’assunzione del ruolo di selezionatore che compete al Commissario Tecnico della Nazionale. Per il futuro mister del Chelsea, all’origine di ogni sua decisione non può che esserci il lavoro del campo. E lo stage azzurro, con l’inserimento di Sturaro che non sembrava tra i 23, è la dimostrazione che una volta di più Conte si sente un allenatore e che il lavoro quotidiano fa la differenza. Ma la vera domanda da porsi oggi non è tanto se rispetto a ciò che offre il nostro campionato le decisioni di chi ha la responsabilità sono realmente orientate sull’eccellenza – comunque, apparentemente, grandi esclusi non ce ne sono -. Semmai, quel che più interessa e che può porsi come primo elemento di valutazione dell’operato del Ct riguarda due aspetti. Il primo è se nel percorso azzurro di questi due anni si erano proposte candidature che si sono perse all’ultimo minuto, dopo che inizialmente avevano convinto Conte, E poi, se tra i 23 presenti ci sono alcuni che in campionato sono andati incontro a una stagione fortemente negativa, tale per cui la chiamata a Euro 2016 rappresenta quasi una sorpresa, un’incoerenza che peraltro potrebbe anche essere produttiva. Perché, ad esempio, non va escluso che arrivare da un torneo vissuto negativamente possa anche costituire un motivo in più per fare bene, rovesciando d’un colpo scetticismi e trovando lo scatto necessario per dare un senso personale diverso alla stagione.
SUPER-GRAZIANO – Intanto, partiamo da chi ha fatto meglio con Conte nel biennio (positivo, senza ombra di dubbio. Non ci fosse stata la disfatta nell’amichevole con la Germania andremmo con maggiore fiducia di quanto si stia respirando in questo momento). L’uomo simbolo della gestione post-Prandelli è senza dubbio Graziano Pellè. Tanti i motivi che lo hanno promosso. Per caratteristiche tecniche, non era scritto da nessuna parte che il bomber militante in Premier League riuscisse a emergere. Conte richiede partecipazione alla manovra, funzionalità alle sue richieste, grande senso del sacrificio. Tutte caratteristiche che lo avevano portato a puntare al principio della sua avventura a due come Zaza e Immobile, malleabili, giovani, più veloci della media e agonisticamente combattivi. Loro due ci sono ancora, ma Pellè ha convinto e anche nell’ultimo test amichevole ha offerto la sensazione di riuscire a essere decisivo anche nelle partite dove non riceve tanti palloni e lui stesso appare appesantito dalla preparazione recente. Per il resto, chi si era segnalato per una certa continuità di prestazioni con il Ct è tra i convocati: El Shaarawy, Candreva, Florenzi e per l’appunto Zaza. Piuttosto, in azzurro si era comportato bene Ranocchia, reduce però da un’annata talmente disastrosa tra Inter e Sampdoria da aver fatto dimenticare l’idea che “storicamente” fosse un difensore apprezzato da Conte.
IL CASO DI THIAGO – Chi in Nazionale non ha convinto troppo dal Mondiale in poi è stato comunque “salvato” dal Ct. Il nome principale di questa operazione sarebbe stato probabilmente Montolivo, eliminato però da un infortunio dell’ultima ora. Ci sono poi 4 individualità che hanno avuto un percorso ognuno diverso nel proprio club e che Conte ha scelto, convinto che anche le prove non particolarmente brillanti al suo cospetto non ne abbiano inficiato la loro possibile utilità. Il primo è Sirigu. In attesa di aprire il tema epocale del dopo Buffon, il portiere del Psg è stato chiamato come vice nonostante sia reduce da una stagione fortemente negativa in terra di Francia, tanto da far pensare a un suo addio (ma non accetta destinazioni che non gli garantiscano la titolarità). Su Thiago Motta rischiano di appuntarsi gli strali dell’intero mese di giugno, ancor più dopo l’assegnazione del numero 10. Al di là della riflessione nostalgica per cicli azzurri con detentori della maglia di ben altro appeal, conviene ricordare che l’ex interista nel suo Psg è regolarmente l’uomo che tocca più palloni in partita. Segno che quantomeno sa porsi come punto di riferimento principale per i compagni, se non gli si vuole dare la definizione di regista. Bernardeschi e Immobile, infine, sono stati meglio in viola e in granata che in azzurro. Ma la sensazione è che possiedano un bagaglio di conoscenze tattiche fortemente accresciuto nell’ultima stagione. E che – più il secondo del primo – vivranno quest’Europeo come l’occasione della vita l’affermazione internazionale in coerenza con quanto mostrato in Serie A.