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Le ansie del popolo bianconero

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Il dopo-Pogba, l’essere troppo favoriti, gli infortuni

Sondando gli umori del popolo bianconero – e non solo attraverso i social da alcuni erroneamente considerati gli unici possibili luoghi d’indagine – emergono tre preoccupazioni in ordine alla stagione che sta per iniziare. La prima, per alcuni elemento dirimente di un giudizio addirittura negativo sul mercato, è la mancata sostituzione di Pogba. Poi vi è chi ritiene che il ruolo di favorita senza rivali apparenti possa generare un effetto di normalizzazione su quella che invece rappresenterebbe la più grande impresa calcistica della storia d’Italia (il sesto scudetto), con conseguente ripercussione sul gruppo, che potrebbe finire per sottovalutare le insidie che si possono nascondere. Infine, c’è chi ricorda la situazione infortuni patita nell’ultima stagione, scambiano per abituale e addirittura consolidata quella che invece è stata una vicenda eccezionale, alla quale peraltro la qualità della rosa e la gestione di Allegri ha saputo rimediare come ha dimostrato il conseguimento di tre successi in quattro manifestazioni. Questo non significa non sapere che si dovrà fare i conti con il recupero di Marchisio – anche se alcuni toni ribaditi da diversi media sono francamente inopportuni -, con la nota fragilità di Khedira e con l’ipoteca Asamoah, reduce da due anni alquanto problematici (sullo stop di Sturaro non drammatizzerei, dopo la pausa Nazionale sarà disponibile).

 

Come tutte la paure, ci sono esagerazioni e verità, purché si sappia riconoscere entrambe possono anche essere utili e produttive nel considerarle per il verso giusto. Personalmente combatto in ogni luogo mi sia possibile l’identificazione e la trasmissione dell’immagine del tifoso come del perennemente scontento, ansioso, in certi casi arrabbiato col sottinteso che sia nel giusto. Non ne faccio una questione di appartenenza o di bandiera. Semplicemente, credo che chi sostiene la Juve stia vivendo un periodo talmente dorato da esserne talvolta abbagliato. E se si è incontentabili dopo questo quinquennio, francamente, diventa un problema irrisolvibile, pur conoscendo tutti i dolori europei che abbiamo attraversato (ma anche l’orgoglio di essere arrivati a Berlino a sfidare una formazione infinitamente più ricca economicamente e tecnicamente di noi).

 

Piuttosto, è bene entrarci dentro i timori e guardarli negli occhi (se li possiedono…). Perciò, è bene saperlo: Pogba non è sostituibile con un suo simile. Non c’è un solo esempio in Europa che possa avvicinarvisi in ordine alla pluralità di compiti che sa garantire: recupero palla, accelerazioni che spaccano il campo, assist decisivi in fase di rifinitura, tiro da fuori spesso a bersaglio. Non si pagano 110 milioni di euro se non si vedono tutte queste cose, oltre a tutti i discorsi che si possono fare sul carisma e quanto può riprodursi nell’immaginario di un club nella sua proiezione globale (con un inciso: la Juve non è il Manchester United. In Inghilterra Paul ha la possibilità di diventare il big della squadra, a Torino gli uomini simbolo sono molti di più, sia per la presenza della vecchia guardia, sia per l’emergere di un talento come Paulo Dybala che per impatto emotivo non ha molto meno del Polpo). Però, è bene ricordare che il gioco della Juve non ruota attorno a Pogba. Giocatore straordinario, in grado realmente di scalare le vette del mondo, non è però colui che fa girare una squadra (la riprova in Champions: non esiste una sola gara dove lui abbia dominato, laddove non sono mancate quelle con colpi anche decisivi). Ed in tal senso, al di là di un possibile sostituto nel ruolo dotato di una certa fisicità, è Pjanic la vera carta che dovrà cambiare la Juve, l’anti-Paul per dirlo in una formula. Un giocatore più lento e dal passo diverso, ma tecnicamente affidabilissimo, dal pensiero veloce e con la propensione a una leadership  che il francese non ha (e che il bosniaco deve aumentare, ma le potenzialità ci sono tutte).        

 

Degli infortuni si è già detto e certo il possibile ritorno di Asamoah in piena efficienza costituirebbe una notizia importantissima, irrobustirebbe il centrocampo di sicurezze tecniche e affidabilità tattica. Quanto alla “scomoda” posizione di favoriti, storicamente la Juve è vaccinata dal pericolo della sottovalutazione. Senza contare che il calendario particolarmente duro delle prime giornate obbligherà a stare immediatamente sul pezzo, anche per aiutarsi in Europa, dove sarà fondamentale partire subito con slancio ed entusiasmo