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Il ministro che tifa Dea: «E che discussioni con Renzi e Gentiloni!»

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L’intervista della Gazzetta al ministro Martina sulla sua fede nerazzurra per l’Atalanta. Il mondo Dea nelle dichiarazioni del politico che si espone sull’operato di Gasperini

Maurizio Martina, Ministro delle politiche alimentari e forestali nei governi Renzi e Gentiloni, è anche un grande tifoso dell’Atalanta. Una fede nerazzurra, anzi, «per la Dea», che proviene dall’estrazione bergamasca del politico italiano. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il ministro ha rilasciato alcuni curiosi aneddoti, in particolare questo passaggio sulle discussioni calcistiche con i colleghi, a partire dal tifoso della Fiorentina, Matteo Renzi: «Mica solo con Renzi: calcisticamente siamo agli estremi ma non è l’unico. C’è Gentiloni che è juventino, e Padoan romanista. Può immaginare i miei messaggi dopo Roma-Atalanta…».

Proseguono le dichiarazioni del ministro Martina che svela anche le radici della sua fede per l’Atalanta: «La Dea è una passione di famiglia. Ho frequentato la curva Nord con padre, fratello, zio. Per me è come aprire l’album dei ricordi. È una cosa intima, un racconto di emozioni e tensioni anche. La partita con il Malines a Bergamo è un’immagine indelebile, come la domenica dopo la morte tragica di Chicco Pisani e della sua fidanzata. È il ricordo più buio, c’era un territorio sotto shock. Poi ci sono stati passaggi duri come il calcio scommesse, ma l’Atalanta ne uscì benissimo. Ci sono tante sconfitte immeritate e tante soddisfazioni, e ora questo periodo d’oro».

Già, il periodo d’oro. I ragazzi terribili del Gasp continuano a mietere vittorie e spettacolo, spesso a volentieri su campi blasonati come recentemente fatto all’Olimpico di Roma. E in merito ad una possibile partenza di Gasperini a fine stagione, Martina è piuttosto eloquente nell’esporre la sua posizione: «Apprezzo tantissimo Gasperini, le sue idee di calcio, il suo modo di uscire dalle difficoltà iniziali e di calarsi nello spirito della squadra e della città. Gasperini è un capitale umano che non voglio perdere. Piuttosto mi incateno fuori dallo stadio».