Napoli Udinese 3-2: Sottil non si accontenti - Calcio News 24
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Napoli Udinese 3-2: Sottil non si accontenti

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Andrea Sottil

Ecco i motivi per cui il tecnico dell’Udinese, Sottil, non deve accontentarsi dopo la sconfitta contro il Napoli

Napoli-Udinese 3-2 è stata una partita piacevole, di quelle che fanno pensare che il calcio italiano abbia una sua forma di vitalità e meriti di essere visto. Per il Napoli questo attestato sta tutto nel cammino finora fatto, che lo sta portando a dominare con numeri che se venissero confermati nel tempo andrebbero a scrivere dei record nuovi. Per l’Udinese è una piacevole conferma di un atteggiamento positivo, che nella prima parte del torneo gli ha permesso di raccogliere punti e soddisfazioni, fino ad essere la sorpresa del torneo. Un titolo che forse oggi non merita più nonostante la classifica sia abbondantemente positiva.

Ma trascorrere 7 giornate senza vincere non è un bel segnale sulla capacità di tenuta di una squadra che esprimere un bel po’ di cose che si sono viste anche al Maradona: gioco palla a terra con proposta di tanti uomini in costruzione; coraggio nelle soluzioni offensive, che suppliscono a limiti tecnici esistenti; possibilità di innesti in corsa che non sono banali, come hanno dimostrato i 2 gol di pregevolissima fattura ad opera dei subentrati Nestorovski e Samardzic. Considerando l’infortunio e le lacrime di Deulofeu, il suo uomo migliore, e l’essersi
trovati sul 3-0 con un Napoli che aumentava l’euforia di azione in azione e di minuto in minuto, avere chiuso l’incontro spaventando la capolista è un titolo di merito. Eppure, Sottil non deve accontentarsi per tre ordini di motivi.

1) Gli errori difensivi. Certo, non è a Napoli che si deve per forza fare l’impresa (ma prima o poi qualcuno dovrà pur riuscirci, no?). E non è il Napoli la squadra che puoi sperare d’imbrigliare facilmente, anche se c’era riuscito bene lo Spezia, sconfitto nel finale. Però sui primi 2 gol, dove ovviamente la qualità della manovra azzurra spicca e soprattutto sul 2-0 può sembrare implacabile, ergo incontenibile, un esame di coscienza l’Udinese se lo deve fare. Non solo per la responsabilità di Bijol, che non riesce a contenere Osinhen, allungando la lista delle vittime del nigeriano. É il timing il capo d’accusa sui friulani, il prendere gol in momenti di controllo della gara.

2) Pereyra fuori posizione. D’accordo l’emergenza, ma il Tucu messo sulla fascia serve a poco. Quando l’argentino si è preso la libertà di galleggiare tra le linee, la manovra dell’Udinese è diventata più fluida e incisiva. E i risultati si sono visti con la variazione del punteggio, al di là del fatto che non sia stato lui l’uomo dei gol.

3) Il finale caotico. Gli ultimi assalti sono quasi per definizione disperati quando si è sotto. Ma con un minimo di lucidità in più, tenendo conto di un Napoli che era passato dal trionfo alla paura della beffa, avrebbero potuto produrre qualcosa di pazzesco. Va bene l’impeto individuale, ma l’eccesso fa andare fuori giri. E dopo il 3-2 ci sono stati ancora 13 minuti da giocare per riuscire in quello che sarebbe stato il capolavoro di una squadra che era assolutamente k.o.