Nazionale U21 che peccato, ma la missione "serbatoio" è compiuta
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Editoriale

Nazionale U21 che peccato, ma la missione “serbatoio” è compiuta

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Una cocente delusione quella che ci ha fatto vivere la Nazionale U21, eliminata ai supplementari dalla fase finale degli Europei

Nulla più dell’inflazionata espressione “uscire a testa alta” fotografa al meglio il sentimento che accompagna la nostra Nazionale U21. Avanza alle semifinali il Portogallo, tornano a casa gli Azzurrini al termine di una sfida folle che ci ha lasciato l’amaro in bocca e l’inevitabile delusione.

Si è dunque chiusa appena dopo il via la Final Eight dell’Europeo Under 21 per i nostri colori, ma non per questo sarebbe giusto etichettare negativamente il cammino. L’Italia ha pagato una serata piuttosto confusa e approssimativa nella fase difensiva, messa a ferro e fuoco dal monzese Mota Carvalho, da Vitinha piuttosto che da Jota.

Eppure i ragazzi di Nicolato, visibilmente commosso nelle dichiarazioni a fine gara, hanno dato di tutto e di più per centoventi minuti. Hanno ripreso due volte in mano una gara che sembrava perduta dopo mezzora e poi di nuovo a inizio secondo tempo. Con orgoglio e coraggio, anche dopo l’espulsione di Lovato nei primi frammenti di overtime. E se il tecnico non ha nulla da rimproverare ai suoi, davvero, in questo caso non può essere una frase fatta.

Superiori i lusitani, va detto, forti di una qualità tecnica invidiabile ben evidenziata dalla possibilità di tenere in panchina per oltre novanta minuti un certo Leao. Certo, però, se l’Italia avesse avuto a disposizione il suo intero bacino di talento ci sarebbe stato davvero di che divertirsi. Da Donnarumma a Bastoni, da Locatelli a Kean, da Zaniolo allo squalificato Tonali. Un plotone di aspiranti campioni che avrebbe potuto rinverdire i fasti della Nazionale Under 21 anche in bacheca.

Ma poco importa, al di là di risultati e trofei, il fine ultimo delle selezioni giovanili deve essere “produrre” giocatori. Il più capiente serbatoio del nostro calcio che poche altre volte come in questo biennio ha dato i suoi frutti, con quel Raspadori esempio più recente tra coloro che hanno compiuto il grande salto. Grazie soprattutto al lavoro di Nicolato, al coraggio di Mancini e a un modello che funziona.