Angelo Peruzzi: "Come ho fatto a fare il portiere" - Calcio News 24
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2012

Peruzzi: “Mi chiedo come ho fatto a fare il portiere…”

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E’ stato per più di un decennio tra i portieri più in voga del nostro campionato: una vita tra Roma, Juventus, Inter e Lazio. Angelo Peruzzi, intervistato da “I Signori del Cacio” per Sky Sport, racconta di sè

ANGELO PERUZZI ROMA JUVENTUS INTER LAZIO – Angelo Peruzzi comincia parlando del proprio esordio, con la maglia della Roma contro il Milan, era il 1987: “Il mio ingresso in campo? È stato un episodio stranissimo per com’è andato. Tutti sapevano che la Roma avrebbe vinto la partita e non capivo e non realizzavo che Tancredi sarebbe uscito e mi avrebbe lasciato il posto. L’allenatore si girò verso di me e mi disse: ‘Ragazzo, devi entrare tu adesso eh’, ed al mio fianco c’era Pruzzo che mi incitò: ‘Svegliati che devi entrare’. Per me quella partita a San Siro fu una bellissima esperienza”.

Tutto merito di Nils Liedholm insomma, che lo lanciò: È stato un grandissimo giocatore e poi un grandissimo allenatore. Io gli devo una grandissima riconoscenza, ha creduto sin da subito in me, ed ancora prima di esordire disse che potevano tranquillamente vendere Gregori, in quel momento il secondo, perché aveva intravisto in me le qualità necessarie; al momento avevo 16 anni“.

Dopo una parentesi all’Hellas Verona, Angelo Peruzzi tornò alla Roma, qui la sua carriera conobbe una brusca frenata: Nonostante la retrocessione, la mia esperienza a Verona è stata importante. Ha portato le prime soddisfazioni, le prime amarezze e mi ha formato come portiere. È stata la mia nascita come portiere in Serie A da titolare. Bagnoli? E’ stata una grandissima persona, oltre che un grande allenatore. Diceva poche cose, ma sempre essenziali ed in maniera semplice da capire. Quando tornai a Roma dopo l’anno a Verona, dove non volevo andare, perché volevo fare vent’anni alla Roma, tornai con un entusiasmo incredibile. Ci fu però un fattaccio: dopo 4-5 partite di campionato fui squalificato per un anno per doping assieme a Carnevale ed è stato l’anno più brutto della mia carriera. Sono state dette cose non vere, sono state dette cose diverse dai fatti. Non sono certo che dietro ci fosse qualcosa per ostacolare il presidente della Roma, ma lui venne da me quando si accertò del nostro test positivo all’anti-doping e mi disse: ‘Non ti preoccupare: daranno una multa piccola alla Roma e 2-3 mesi di squalifica’, invece l’esito fu ben diverso. Ricordo che alla Roma venne inflitta una multa altissima per il tempo, circa 400 milioni di lire, mentre io e Carnevale fummo squalificati per un anno. Me ne andai con solamente il presidente che mi voleva ancora bene dell’ambiente dirigenziale. Dopo tre mesi di squalifica avevo già dato la mia parola alla Juventus, del resto poi Hassler venne alla Roma“.

Per lui in bianconero, fu l’inizio di un sogno: Quando firmai il contratto con i bianconeri, per tutto il giorno antecedente ci eravamo messi d’accordo sulle cifre. Quando tornai dopo sette ore di consigli, entrai e mi trovai davanti Boniperti ed un po’ di sudditanza me la fece. Mi fece accomodare e poi mi chiese quanti anni avevo e se ero sposato. Quando vidi le cifre, erano un po’ diverse da quelle che avevo pensato e lui mi disse: ‘Firma il contratto’. Con alcuni presidenti non si poteva trattare: o era quello, o era quello. Una mattina, dopo 5-6 mesi alla Juventus, ero con mia moglie e verso le 7 squillò il telefono. Poi, altro squillo, quando mia moglie rispose pensando ad uno scherzo. Dicevano che era casa Agnelli. Alla terza occasione risposi io e gli dissi di smetterla, poi sentii dall’altra parte un ‘buongiorno’ ed era l’avvocato Agnelli sul serio! Fu una situazione di imbarazzo. Ricordo che ogni volta che chiudeva la telefonata diceva sempre ‘addio’, mai ‘ciao’; qualche scongiuro lo facevo, lo ammetto”.

A Torino, Angelo Peruzzi conobbe due big della panchina, Trapattoni e Lippi: Di Trapattoni ho un bel ricordo: ci sono stati anche degli attriti, ma restano comunque bei ricordi. È stato un po’ un ‘padre’ allenatore ed è molto bravo anche a gestire le situazioni fuori dal campo. Siamo sempre rimasti in ottimi rapporti, una persona eccezionale secondo me. Lippi? Marcello oltre a fare un gioco nuovo con gli attaccanti che erano dei terzini in fase di non possesso, mise nella Juventus di allora la grande voglia di vincere. Eravamo un gruppo coeso che poteva andare anche contro una montagna e restare illeso. Screzi? Non con me… Mi ricordo una gara casalinga in casa, Vieri era entrato a partita in corso e mi ricordo che Marcello ebbe con lui un diverbio molto astioso, lo cambiò dopo quindici minuti. Si presero davvero male, a brutto muso, e la sera sapevo dove sarebbe andato a mangiare Marcello. Vieri appena vide l’allenatore a tavola voleva andare via, allora io gli dissi di restare e chiedere scusa, ma lui non voleva. Dopo 5 minuti di discussioni Vieri chiese scusa: da lì Bobo giocò sempre“.

Un legame, quello con Lippi, che lo portò ai Mondiali del 2006 come secondo portiere, quando divenne campione del mondo:Quella Nazionale forse non è stata la più forte, ma a dispetto delle critiche è stata quella in grado a compattarsi ed affrontare ogni tipo di avversario. Totti e Del Piero? Sono due grandi campioni, due grandi fuoriclasse che si sono messi a disposizione della squadra e dei tifosi, così da rendere ogni loro giocata l’essenza del calcio e della partita. Alex non pensavo che sarebbe andato a giocare così lontano. So che voleva giocare alla Juventus ancora. Per me il suo è stato un gesto di rivalsa, per dire: ‘Ci sono, non sono finito come qualcuno pensa“.

Su Conte e Zidane: Con Antonio, c’è stato un periodo dove lui era capitano della Juventus, cercava di dare ordini anche dentro il campo, un po’ come faceva anche Deschamps. Alla Juventus è stato bravo a formare un gruppo in grado di non avere avversari. Non l’ho mai visto allenare onestamente, non ho mai assistito ai suoi allenamenti, ma ne parlano come oratore e credo che sia stato bravo ad applicare le sue idee di calcio ed ha trovato una forma vincente. Zidane? Zinedine era un fenomeno. Forse sopra di lui Maradona, altrimenti faccio fatica a trovarne. Dopo la testata ed il casino della finale ai Mondiali andai nello spogliatoio a fine gara e mi dissero che era ancora dentro e stava fumando. Lì per lì era molto tranquillo, capiva che aveva sbagliato e che il suo gesto avrebbe fatto il giro del mondo. Agonisticamente era preso…“.

Non l’unica vittoria in carriera di Angelo Peruzzi, quella del Mondiale, nel suo curriculum anche la Champions League del 1996: Se non avessimo vinto la Champions League, credo che sarei stato crocifisso per tutta la carriera. In occasione del gol dell’Ajax, il loro vantaggio, abbiamo preso gol su un mio errore. Per fortuna ho avuto modo di riscattarmi durante i calci di rigore. I rigori sono una questione di tantissime incognite che non ti concedono di sapere con esattezza quale sia la tua bravura“.

Angelo Peruzzi, dopo l’esperienza juventino, approdò anche con Lippi anche all’Inter: Penso che il campionato dell’Inter non era quello che ci aspettavamo. Pensavamo che fosse una prassi, che le stesse cose fatte alla Juventus sarebbero funzionate anche all’Inter, ma non fu così. Avevamo davanti la coppia Ronaldo – Vieri, poi si fecero male tutti e due e le cose andarono di male in peggio. Con tutti e due a posto, non penso che saremmo arrivati terzi o quarti, ora non ricordo con precisione. Gli screzi di Lippi con Baggio? Penso che l’attrito sia venuto dal fatto che Lippi abbia messo Baggio al centro del progetto Inter al suo arrivo all’Inter. Nelle prime partite Baggio non girava a mille e Marcello ha avuto i primi dubbi, allora l’ha fatto sentire come tutti gli altri, cosa che prima non era. Da lì sono nati i primi attriti e non si sono mai chiariti per bene, così è nato un po’ il dissidio“.

Dall’Inter, dunque, alla Lazio: La Lazio del 2001, penso che era la squadra più forte in circolazione. Aveva in squadra giocatori del calibro di Mihajlovic, Veron… Poteva vincere contro tutti. Iniziammo però così così, con l’esonero di Eriksson. Eravamo una squadra che poteva fare tantissimo, ma di risultati ne ha avuti ben pochi. Se uno guarda come era la Lazio prima e dopo Lotito, bisogna ammettere che ha fatto grandi cose. Lui è l’unico presidente che s’è scontrato con la frangia ostica dei tifosi e, con delle leggi ad hoc, ha avuto modo di risanare il bilancio. Penso che Lotito abbia fatto una grandissima cosa alla Lazio”.

Per Angelo Peruzzi, tutto sommato, un bilancio di carriera grandioso:Ancora oggi, quando vedo delle immagini mie di partite di anni fa, ancora non mi rendo conto di quel che ho fatto. Ho finito la carriera nel 2007, poi da allora sono stato in porta altre 4-5 volte, non di più e quando passo davanti ad una porta mi chiedo: ‘Ma io ho fatto davvero il portiere per 30 anni?’. Poi ho avuto grandissimi capitani nella mia carriera, anche grandi nomi, ma il migliore per me è stato Gianluca Vialli. Aveva una forza in grado di trascinarti, di fare gruppo e compattezza che non hanno molti. Con il suo carattere da guascone, con degli scherzi riusciva sempre a cementare il gruppo“.

Dopo il ritiro, per Angelo Peruzzi, anche l’esperienza da vice-allenatore della Sampdoria, con Ferrara: Quando giocavo vedevo nella Sampdoria un’isola felice: una squadra spensierata, dove si poteva fare un bel calcio divertendosi. Lungi da me aver pensato di andare a giocare alla Sampdoria a fine carriera perché mai me l’hanno offerto, ma quando sono arrivato, le prime impressioni avute sono state quelle di aver conosciuto un grande presidente ed una grande famiglia. Un gruppo che si vuole bene e lavora per mandare le cose nel verso giusto e questo è importantissimo sia per i giocatori che per l’allenatore. Essere vice oggi mi riempie d’orgoglio, vediamo cosa verrà domani. Non faccio programmi a lunga scadenza, quel che verrà in futuro verrà. Sto cercando di vivere questa esperienza con la massima gioia agonistica, ma divertendomi, perché il calcio alla fine è un divertimento“.

Chiosa finale, sui possibili “eredi”: I portieri italiani sono sempre stati di ottimo livello ed anche ora ci sono ottime leve che possono arrivare ai livelli di Buffon. Perin sta facendo bene, come Bardi al Novara e Colombi, così come portieri di Allievi e Juniores”.

Angelo Peruzzi – Highlights [VIDEO]

https://www.youtube.com/watch?v=vRadoqy7-cA