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Perché Spalletti furbo parla già di ultima chance

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Prende forma la nuova Inter 2017-18: a Riscone di Brunico scoppiettante conferenza stampa dell’allenatore Luciano Spalletti

Riscone di Brunico, è un Luciano Spalletti particolarmente carico quello che si presenta ai microfoni dei media in occasione della prima conferenza stampa del classico ritiro nerazzurro: il mondo Inter si affida alla sua nuova guida per rilanciare la quota di un club caduto in una profonda depressione tecnica e societaria, senz’altro non all’altezza del suo recente passato né di una storia che si racconta da sé. La svolta è netta: la proprietà cinese – senza lo straccio di un piazzamento europeo – è riuscita a strappare il tecnico alla seconda classificata della Serie A, quella Roma ora orfana dell’allenatore che l’ha rilanciata a determinati livelli dopo che la gestione Garcia aveva smarrito i fasti iniziali.

Spalletti e la rinuncia alla Champions League

Datemi la Champions, pur di allenare l’Inter ho rinunciato a disputarla con la Roma“, lo Spalletti pensiero non lascia spazio ad interpretazioni: ai suoi giocatori chiede di restituirgli quanto ha rinunciato pur di guidarli. E, per certi versi, è come se avesse tracciato il sentiero dell’obiettivo: tornare nell’Europa che conta, piazzarsi nei primi quattro posti del prossimo campionato di Serie A. Un traguardo, quello della Champions League, già alla portata delle varie edizioni di Inter che negli ultimi anni mai sono riuscite a centrare l’obiettivo: figurarsi oggi, con uno Spalletti in più nel motore. Insomma non si scappa, non da un contratto biennale – è lo stesso allenatore toscano che ha chiesto di non firmare un contratto dalla durata maggiore – che per sua natura prevede una buona riuscita già dalla prima stagione: Spalletti sceglie di porsi sin da subito sotto esame, ancor prima dei calciatori stessi. Un dentro o fuori che, agevolato dalla nuova formula e dunque dai quattro piazzamenti che il campionato italiano avrà a disposizione per accedere alla massima competizione internazionale, delinea chiaramente – in caso di non riuscita – i contorni di un fallimento.

L’ultima chance

Singolare un passaggio della sua conferenza stampa: “Qualcuno è meglio che vada a giocare altrove, qui non rende da anni. Non la raccontiamo a nessuno: è la nostra ultima chance. Non soltanto per il sottoscritto, ma anche per calciatori, alcuni dirigenti e molta gente dell’Inter. Meglio che lo sappiano“. La scelta di Spalletti appare chiara: è un all-in totale in cui vuole includere tutti. Una sorta di Inter ante Spalletti ed Inter post Spalletti: troppo ambizioso? Forse, ma evidentemente si è trattato dell’unico modo ritenuto valido per scuotere realmente un ambiente intorpidito. Toccare ogni corda: a calciatori già ritenuti fuori dal progetto, agli altri a cui viene concessa l’ultima chance, persino ai dirigenti che evidentemente non hanno lavorato al meglio delle proprie possibilità in questi ultimi anni. C’è anche una punta di furbizia nell’aver assunto questo rischio sostanzialmente calcolato: il ritorno in Champions League è ottenibile in via diretta centrando il secondo come il quarto posto. Poi che arrivare secondi o quarti sia un discorso totalmente differente è storia accertata e nessuno può ingannare una mente mediamente intelligente, ma nelle conseguenze siamo effettivamente alla pari. E Spalletti sa bene che con un quinto posto non potrebbe ripresentarsi tra un anno alla guida dell’Inter. Dunque abile a tenere tutti sulla corda sin dal primissimo giorno di ritiro, ma consapevole che non si tratti dell’azzardo più grande preso nella sua vita.

Inter, il mercato per tornare in Champions League

Delineati gli obiettivi, mancano i metodi per centrarli: la sensazione forte è quella che non si procederà ad un calciomercato roboante tanto per lanciare nomi alla piazza come si fa con l’esca per i pesci, alla stregua di ultime sessioni in cui continuavano ad arrivare innesti su innesti senza che il risultato finale ottenesse alcun miglioramento. L’Inter si piazzava in primissima fila ad agosto, salvo ritrovarsi a metà classifica – o poco meglio – al termine della stagione. Con Luciano Spalletti al timone l’idea è quella di procedere ad operazioni più razionali: analizzare i reali fabbisogni e procedere di conseguenza. A questa Inter serve innanzitutto rinnovare strutturalmente il suo pacchetto difensivo: un partner centrale di Miranda, che bene ha parlato del suo compagno in nazionale Marquinhos, che si completi con il brasiliano e che dunque brilli in termini di marcatura e rapidità, due esterni all’altezza della situazione. Al peggio uno, ma di valore comprovato. Sul resto ci si può lavorare, ci si può ingegnare, senza dubbio quando si può contare su una guida tecnica che ha già dimostrato di saper valorizzare le risorse a disposizione, di saper tramutare il risultato in qualcosa di maggiore alla somma delle sue parti. Ma le “promesse” a cui oggi ha fatto letterale riferimento in conferenza stampa si riferiscono con ogni probabilità alla difesa. Da lì evidentemente non si scappa e c’è davvero poco da inventare: difensori nuovi, validi e con esperienza, per costruire su mura che reggano e che non si sgretolino al primo intoppo.