STATS – Finale di Champions League: l'Inter può battere il Manchester City? La ricetta di Aldo Serena
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STATS – Finale di Champions League: l’Inter può battere il Manchester City? La ricetta di Aldo Serena

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Lautaro Inter

Tutti i numeri sulla prossima finale di Champions League tra Inter e Manchester City. Le possibili armi di Inzaghi

La domanda che tutti si fanno in vista della finale di Champions League è quanto sono alte le possibilità che l’Inter riesca a capovolgere i favori del pronostico che la vede oggettivamente sfavorita nei confronti del Manchester City. Il Corriere della Sera la propone oggi, facendo rispondere alcuni opinionisti. Proviamo a farli interagire con i numeri fin qui maturati nella competizione, ben sapendo che in una gara secca il copione può totalmente disubbidire rispetto a quelle che sono le abitudini.

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In questa tabella si vede come il Manchester City sia la squadra che a partita registra la migliore media di riuscita nelle verticalizzazioni. Ha travolto gli avversari in semifinale, che pure sono quarti in questa particolare classifica, come descrive bene Aldo Serena: «I primi trenta minuti per il Real Madrid sono stati un massacro, centrocampisti di qualità come Modric e Kroos sono stati tritati». Se i ragazzi di Guardiola producono così tanto gioco guardando la porta, quelli di Inzaghi devono sapere che in Europa hanno una svantaggio di 100 giocate di questo genere. Un’enormità, in linea teorica. Sempre l’ex attaccante nerazzurro propone come contromisura per inibire Gundogan e compagni la seguente chiave: «All’Inter, che può contare in mezzo al campo su giocatori tecnici, consiglio di provare un’aggressività più alta e di difendere non in maniera individuale, perché è troppo rischioso, ma di settore».

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La cosa curiosa, vedendo questa tabella, è che non solo il Manchester City, ma addirittura nessuna che abbia raggiunto i quarti di finale, faccia parte delle squadre con la maggiore propensione a recuperare alto il pallone. Ma tra Citizens e nerazzurri c’è comunque una bella differenza in termini di posizioni: settimi gli inglesi, trentacinquesimi gli italiani. Un margine che, però, si restringe se si va dentro i numeri: 19 vs 11,6. Una diversità comunque rilevante, che non rende di semplicissima attuazione la soluzione prospettata da Aldo Serena.

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