Buon compleanno a... John Terry
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Buon compleanno a… John Terry

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John Terry

Oggi è il compleanno di John Terry: il difensore inglese ha passato una vita al Chelsea e ha giocato più di 700 partite in carriera

Oggi John Terry compie 43 anni. É stato uno dei pochi giocatori al mondo che, pur non possedendo l’immagine della star globale, non essendo un attaccante ma un arcigno difensore, ha acquisito una fama andata ben oltre i campi di gioco. In gran parte ciò è stato determinato da comportamenti censurabili e fortemente criticati, che si sono imposti anche nell’immaginario collettivo andando a velare una carriera da big vero, dalle proporzioni anche gigantesche, fatta di oltre 700 partite. Eppure molte volte, si è parlato e scritto di lui per opporvisi in maniera netta ed è significativo che sia avvenuto anche da parte di suoi ex colleghi. É come se nei suoi confronti si fosse tolta quella patina di diplomazia che governa la comunicazione tra calciatori quasi eleggendolo a bersaglio ideale per fare esercizi di sincerità estrema.

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Tutto nasce nel 2011, da capitano del Chelsea, Terry fu accusato di aver definito in maniera razzista Anton Ferdinand, fratello del più famoso Rio, grande amico e collega di nazionale di John. Ancora dopo un po’ di tempo, Rio Ferdinand non le mandava a dire, esprimendo giudizi di portata assoluta dalle colonne del Sun: «Per me Terry sarà per sempre il più grande idiota di tutti. Come capitano dell’Inghilterra e mio compagno di nazionale avrebbe potuto evitarci un sacco di dolore ammettendo subito l’errore nel clamore della partita e dicendo di non essere razzista. Penso che lo avrei accettato, ma così non è stato. Non ho mai parlato della cosa con John, non ci parlo più con lui, ma anche dopo tre anni mi è impossibile dimenticare o perdonare quanto accaduto».

In più, ci sarebbero state altre vicende a metterlo in cattiva luce, a comporre un filo mai interrotto.

Terry parcheggia nel posto per disabili

Peraltro, lui sembra quasi avere il senso dell’intervento ai limiti del regolamento – per usare una formula calcistica – con estremo vigore. Uno degli ultimi esempi si è verificato l’anno scorso, quando il deputato Chris Bryant espresse un durissimo giudizio di risposta al messaggio di ringraziamento fatto da Terry a colui che aveva definito «il miglior proprietario del mondo»: «John, penso che tu debba togliere questo post immediatamente, la gente in Ucraina è bombardata e uccisa mentre tu celebri Abramovich. Non so se avete visto che John Terry ha postato una foto con Abramovich, che è uno degli amichetti di Putin. Cosa penserà la gente in Ucraina dell’ex capitano della nazionale?». Chiamato in causa in via diretta, John entrò in tackle: «Questo è lo stesso parlamentare che ha sperperato i soldi di chi paga le tasse con spese valse una fortuna. E anche che ha votato affinché invadessimo l’Iraq…».

«È nato con la fascia da capitano al braccio… Lavora il doppio di chiunque altro e ha il senso della responsabilità di un imprenditore»: questo è il giudizio che ha dato di lui Carlo Ancelotti, il secondo allenatore più amato dopo Mourinho. Lo Special One, con le sue asprezze caratteriali e la autorevolezza, è esattamente la figura che può trattare con uno come lui. Non a caso, non senza ironia, John ha detto di averne paura ancora adesso, una frase rivelatrice anche perché accompagnata da esplicite prese di posizione quando le cose non andavano per il verso giusto. Lui ci mise la faccia, definendolo niente meno che «il miglior allenatore che il Chelsea abbia avuto nella storia».

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Recentemente, John Terry ha fatto notizia per due interessanti dichiarazioni. Nella prima ha raccontato le sue future prospettive da allenatore: «Quando ho lasciato l’Aston Villa ho fatto domanda per 2-3 posti vacanti e uno dei colloqui era col Newcastle. E prima con due club di League One ma nessuno dei due mi ha preso. La cosa interessante è che i proprietari delle squadre per le quali ho fatto domanda mi hanno detto che volevano giocare come il Manchester City, ma nessuno può giocare come il Manchester City. Lo stesso Chelsea non può giocare come il Manchester City». La seconda è che ha preso posizione contro l’idea delle espulsioni a tempo indicando due ragioni: la difficoltà di avere uno stesso metro di misura nelle direzioni arbitrali, con un diverso «livello di tolleranza» da parte degli arbitri; il rischio è che con situazioni d’inferiorità numerica momentanea si vada a incoraggiare ancor più il gioco difensivo. Spesso ha sbagliato, la bandiera del Blues. Ma in questo caso le sue idee andrebbero seriamente vagliate.