Infront: «Serie A chiusa, Champions con 6 italiane» - Calcio News 24
Connettiti con noi

2014

Infront: «Serie A chiusa, Champions con 6 italiane»

Pubblicato

su

IBogarelli: «Io non domino nulla, devo fare profitti»

SERIE A INFRONT BOGARELLI – Ha le chiavi del calcio italiano, essendo un interlocutore di primo piano del sistema, ma soprattutto per via dell’azione sinergica tra marketing e diritti media. Il presidente di Infront, Marco Bogarelli nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport ha spazzato via le polemiche sulla prima assegnazione nel 2008: «Portai a Matarrese una proposta per fare l’advisor della Lega. Con quella proposta è stata fatta una gara a cui hanno partecipato 12 società: non proprio un gesto di amicizia. Noi abbiamo vinto perché abbiamo messo più grano sul tavolo. La Juve aveva una vicinanza importante col gruppo Lagardère, ma Sportfive fece un’offerta inferiore alla nostra. Asse con Galliani e Lotito? I poteri forti sono altri visto che c’è una squadra come la Juve che appartiene al gruppo più liquido d’Italia e ha il 30% dei tifosi. Nelle elezioni di Lega, una simpatia potevo avercela semmai per Abodi, che è stato mio socio. E quando si è discusso il rinnovo del nostro contratto i più grandi litigi li ho avuti con Lotito, non con Agnelli. Se Lotito e Galliani hanno capacità di aggregare il consenso di 16-18 società di A, qualcun altro dovrebbe farsi delle domande. Noi non facciamo politica, non ci schieriamo, lavoriamo con chi c’è. È vero che Tavecchio per esperienza ci sembrava più adatto, ma semplicemente aveva i numeri per vincere. Poi se vuoi un grande manager alla guida della Federazione non puoi dargli 38mila euro lordi…».

CRISI ITALIANA – La Serie A ha perso terreno nella corsa agli introiti dai diritti tv rispetto agli altri campionati: secondo Bogarelli la causa risiede nella crescita organica del consumatore mondiale, che ha portato alla polarizzazione di pochi marchi. La soluzione? Gli stadi di proprietà, anche se nel frattempo si possono sistemare quelli a disposizione. La chiave sta nel permettere alla gente di trascorrere più tempo allo stadio, che deve fornire quindi servizi ed essere moderno. Sono temi questi che però non vengono affrontati nelle riunioni di Lega: «Il tasso di litigiosità in Lega è ancora abbastanza elevato per avere un approccio sereno. Ma bisogna sforzarsi di fare uno spettacolo adeguato ai tempi: non abbiamo né Cristiano Ronaldo né Messi, qualcosa dobbiamo inventarci. In Germania sono ripartiti dagli stadi: nel 2006 i giocatori della Bundesliga facevano ridere rispetto a oggi. E poi è anche una questione di disponibilità», ha spiegato il numero 1 di Infront, che ha citato l’esempio di Ronaldo e Messi, i quali hanno girato uno spot gratuito per promuove nel mondo la Liga. La Serie A, che si è adagiata sugli introiti per i diritti tv, deve svilupparsi anche su altri fronti.

SUPERLEGA – L’attenzione si sposta poi sul fronte europeo ed in particolare sul sistema d’ingresso alle competizioni Uefa: «Non esiste che l’Italia versi 270 milioni per i diritti tv di Champions ed Europa League e abbia solo due squadre più una nella coppa più importante. Ci sono cinque Paesi, Italia compresa, che fanno sì che la Champions esista alimentando il 70% del suo fatturato. Via l’Europa League che non ha senso, sì a una Champions con 6 italiane di diritto, al pari di inglesi, spagnole, tedesche e francesi».

DIRITTI TV – Infine, Bogarelli ha spazzato via le voci su un legame con la famiglia Berlusconi e commentato l’assegnazione dei diritti tv del triennio 2015-2018 a Mediaset:  «Sono amico di Galliani, ma ai tempi di H3G, che firmò con Juventus, Milan, Inter e Roma, noi di Media Partners ci trovammo a competere proponendo l’accordo con Vodafone a tutte le altre squadre. Assegnazione diritti ’15-’18 a Mediaset? Il bando era chiaro, i pacchetti erano stati definiti per piattaforma e l’abbinamento Sky-Fox non era possibile per la regola del “no single buyer”. Non puoi pensare di vincere perché fai il furbo: i contratti si firmano per reciproca soddisfazione. È sembrato strano, semmai, che qualche club spingesse per accettare l’ipotesi di 779 milioni di ricavi rispetto ai 943 incassati in questa maniera. Strano, molto strano».