Calcioscommesse, Masiello: «Ho sbagliato, ma quell'autogol non era voluto» - Calcio News 24
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2013

Calcioscommesse, Masiello: «Ho sbagliato, ma quell’autogol non era voluto»

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L’ex difensore si racconta tra derby e combine.

CALCIOSCOMMESSE BARI MASIELLO – Arrestato a Bari nell’aprile del 2012, Andrea Masiello è per i tifosi del Bari il simbolo di un traditore che si è venduto il derby, per la Procura un “collaboratore”, dato che attraverso le sue confessioni ha svelato diverse combine, alla base dello scandalo del calcioscommesse e degli attuali deferimenti:

«Autorete? Avevo ammesso le mie responsabilità, parlato degli Zingari, delle pressioni dei tifosi. E restava quella gara. I magistrati erano convinti che l’avessi fatto apposta, ho spiegato diverse volte che non era così. Poi ho detto “sì”. Forse per sfinimento. Ha presente l’azione? Ma secondo lei uno che vuol fare un autogol fa questo cinema? Chi ha giocato anche in Terza categoria sa che è impossibile. Se volevo far male alla mia squadra c’erano altri modi. Rivedetevi la gara: nel primo tempo salvo un gol con una rovesciata. Quel derby l’ho giocato sul serio. Le cazzate le ho fatte prima e dopo. 300 mila euro per vendere il derby? Non li ho presi. Certo, ho assecondato Giacobbe e Carella (arrestati con lui, ndr). Mi dicevano “ci sistemiamo”. Carella aveva contattato quelli del Lecce facendogli credere che potevano comprare la sfida. In estate siamo andati da loro: ho detto che l’autogol era vero. Ci sono stati mesi in cui non riuscivo a dormire. Dopo i primi arresti, vivevo nel terrore. Sapevo che Bellavista poteva raccontare dei fatti di Bari, quando venivano in molti a chiederci di combinare le partite per le scommesse. Ero un bamboccione e non capivo quello che stavo facendo. La consideravo una bravata, ma senza conseguenze. E perché nel calcio c’è una mentalità distorta che ti porta a ragionare in modo sbagliato. Diventi un eroe se non parli, se racconti la verità sei un ignobile. Il calcioscommesse non è solo Paoloni, Masiello, Gervasoni, Carobbio, Doni. E’ molto, molto di più. Potevo stare zitto e negare all’infinito. Altri lo hanno fatto davanti a prove schiaccianti. Qualcuno è stato creduto e riabilitato. Ognuno risponde alla propria coscienza. Ho collaborato, pagandone le conseguenze. Siamo il Paese dove è normale far vincere una squadra perché “tanto siamo salvi”, dove “meglio due feriti che un morto”, dove ti fanno capire “lascia stare, metti nei guai un compagno”. Siamo il Paese che ha in pratica espulso Simone Farina perché ha denunciato Zamperini. Per carità, lui ha avuto la forza di opporsi alla combine. Io ci sono finito dentro. Ma dove è ora Farina? Nessuno gli ha offerto un contratto, è andato in Inghilterra. Altri giocatori hanno ottenuto sconti impensabili senza ammettere nulla e adesso hanno un ingaggio», ha raccontato a La Gazzetta dello Sport l’ex calciatore biancorosso e dell’Atalanta, che ha poi parlato di come è cominciato tutto:

«E’ accaduto a Bari: c’è un ambiente particolare. Gioco e scommesse sono una malattia. Hanno ragione i magistrati, moltissimi calciatori scommettono. A Bari la prima volta dico “no”. C’era da dare la vittoria al Treviso, mi faccio squalificare. Passa un anno, siamo già promossi. Dobbiamo andare a Salerno: i tifosi ci chiedono di perdere, poi arriva la proposta dei soldi, la squadra accetta. Settemila euro per rovinarsi la vita. Secondo lei ne avevo bisogno? Il peggio nell’anno della retrocessione? Sì, da marzo in poi è stata una processione. Prima Bellavista e i tifosi al campo, poi Iacovelli che mi presenta Gegic, l’offerta di Guberti per far vincere la Samp, i soldi portati da Ilievski per perdere a Palermo. Sono crollato, non capivo nulla. Eravamo allo sbando, abbiamo avvisato la società. Niente, non ci hanno portato in ritiro, lontano da quel macello. Certo, potevo denunciare. Non ho avuto il coraggio. Ho sbagliato, pensavo finisse lì. Ed è giusto che paghi. Mi sono fatto il carcere, i domiciliari, ho patteggiato 22 mesi e dato 7 mila euro per rifare un campetto. Squalifica fino a settembre 2014 e 60 mila euro di multa: Cosa desidero per il futuro? Tornare in campo. Mi alleno ogni giorno con l’aiuto del preparatore Marco Terzi (fisicamente è tirato a lucido, ndr), poi gioco con amici due volte a settimana. Certo, mi manca il gruppo, la vita di squadra e il resto. Non voglio togliermi questa speranza. Ho l’età e le motivazioni per recuperare il tempo perduto: credo di poter giocare di nuovo in A. Adesso il minimo che posso fare è chiedere scusa a tutti i tifosi, iniziando da quelli del Bari e dell’Atalanta. E soprattutto al presidente Percassi che aveva riposto in me grande fiducia. Questa storia mi ha fatto crescere. Ora sono un uomo. Si concedono nuove opportunità anche a chi ha commesso sbagli molto più pesanti del mio, perché non dovrei averle io?».