2013
Roma, caos non casuale
Le dimissioni di Franco Baldini questa volta accettate chiudono un fallimento durato due anni
Alla fine paga Franco Baldini e nessuno può stupirsi: le dimissioni dell’oramai ex direttore generale della Roma – rassegnate già un anno fa ma respinte dalla proprietà – in questo caso sono accettate: il doppio fallimento delle gestioni Luis Enrique e Zeman aveva inevitabilmente bisogno di un colpevole, di una testa ed è arrivata proprio quella del dirigente che avrebbe dovuto rilanciare con forza le ambizioni giallorosse.
DIMISSIONI NON CASUALI – Dopo ogni sconfitta – tante a dire il vero – delle ultime due frustranti stagioni a mettere la faccia è sempre stato il direttore generale Franco Baldini: indirizzo preciso adottato dalla società e dal sottoscritto, vero e proprio parafulmine della squadra e a protezione delle altre figure dirigenziali, quasi come a non bruciarle. A non bruciare la complessità di un progetto quanto invece caricare il peso delle responsabilità su una singola schiena. Tanto da pensare che queste dimissioni – e dunque l’addio tra Roma e Baldini – fossero state già stabilite nel corso di una stagione in cui si è chiaramente delineata la necessità di una svolta netta; anche per placare l’ira di una piazza che aveva interpretato l’approdo della proprietà americana in chiave del tutto differente da quanto poi i risultati hanno sonoramente gridato.
ECCESSO DI CARICHE – La risoluzione consensuale tra Roma e Baldini è comunicata tramite le seguenti dichiarazioni ufficiali: “L’AS Roma rende noto di aver risolto consensualmente il rapporto professionale con il Dottor Franco Baldini. Le operazioni calcistiche restano affidate al direttore sportivo Walter Sabatini che riporterà direttamente al CEO Italo Zanzi”. La figura del direttore generale viene – almeno momentaneamente – del tutto abolita, salta il ponte tra gestione tecnica e società: ulteriormente responsabilizzato il direttore sportivo Walter Sabatini, che in effetti – quando chiamato in causa sotto il profilo della comunicazione – aveva lasciato non poco a desiderare, vedi la nota conferenza stampa pre Roma-Cagliari della stagione appena conclusa in cui confessò di tenere in considerazione l’ipotesi dell’avvicendamento dell’allenatore. Un anticipo di esonero a mezzo stampa, qualcosa di mai visto.
CAOS ALLENATORE – Il caos dirigenziale si è riflettuto in pieno nella delicatissima scelta che inerisce alla prossima guida tecnica: dopo i due azzardi firmati Baldini – Luis Enrique scelta del tutto personale, Zeman indotta da una piazza delusa dal primo anno del nuovo corso giallorosso – la società avrebbe puntato su un allenatore dalle caratteristiche ben definite e dotato di un’esperienza tale da non lasciare spazio ad ulteriori rischi. Basta strafare insomma, eccedere, ma emergere con normalità. Allegri e Mazzarri i profili nel mirino da almeno tre mesi, la dirigenza giallorossa è riuscita nell’impresa di farseli scappare entrambi: è chiaro come abbiano pesato anche le volontà dei due tecnici – rispettivamente di restare al Milan ed accasarsi all’Inter – ma è probabilmente mancata una società forte in grado di convincere la controparte sulla validità del progetto giallorosso. La situazione si è protratta all’infinito dietro il tergiversare di Allegri che alla fine ha ottenuto l’ok presidenziale di Silvio Berlusconi lasciando nel baratro la Roma: i candidati attualmente al vaglio della Roma sono Laurent Blanc, Rudi Garcia, Marcelo Bielsa e quel Roberto Mancini che forse rappresenterebbe l’unica garanzia di normalità. Passato laziale? E’ il caso di non pensarci troppo. Tutto il resto sarebbe accolto dalla piazza come l’ennesima scommessa, il modo giusto per partire con il piede sbagliato.