2015
Stagione di crescita per Mourinho?
Il Chelsea di Mourinho, come da lui annunciato al suo ritorno a Londra, vince la Premier League: lanalisi stagionale
Quando mancano ancora tre turni al definitivo fischio finale della Premier League il vincitore è già ampiamente noto: si tratta del Chelsea di Josè Mourinho, al quinto titolo della sua storia e quarto dell’era Abramovich (terzo sotto la guida del tecnico portoghese), e del resto lo Special One lo aveva anticipato. Tornato al Chelsea nell’estate del 2013, il primo anno sarebbe stato di riassestamento ed il secondo quello della vittoria.
PREMIER LEAGUE DOMINATA – E così è stato: parliamoci chiaramente, nella Premier League 2014-15 non c’è mai stata storia. Blues di fatto in testa dall’inizio alla fine e chiamati a malapena a controllare i deboli ritorni degli avversari, alle prese con i rispettivi problemi strutturali che ne hanno condizionato la rincorsa: ancora una volta miglior difesa del campionato – marchio di fabbrica delle squadre di Mourinho – ed attacco ad oggi secondo soltanto all’artiglieria del Manchester City. Una delle tante incompiute inglesi dell’annata. Le due sole sconfitte testimoniano una supremazia oggettivamente mai in bilico: solidità ed abilità nella gestione dei momenti chiave hanno garantito al buon Josè quanto aveva dichiarato sin dal primo giorno del suo grande ritorno in casa Chelsea, dopo i tormentati anni alla guida del Real Madrid.
UOMINI CHIAVE – D’impatto verrebbe da dire John Terry ed Eden Hazard e non ci si va così lontani: il leader di questo Chelsea è sempre, o meglio ancora, lui. Il capitano è il pilastro della fase difensiva ed allo stesso tempo la guida indiscussa dello spogliatoio, a dir poco uomo fidato di Josè Mourinho: la loro è un’intesa naturale, inclinazione ed attitudini da vincente che fanno del difensore inglese una sorta di Mou in campo. Ad elevare imprevedibilità e livello qualitativo della produzione offensiva del Chelsea campione d’Inghilterra ci ha pensato come da preventivo il talento di Hazard: colpi da giocoliere e numeri che si confermano sul pregresso della scorsa stagione, già 19 le reti complessive del folletto belga, se gira Hazard gira tutto il Chelsea. O questo è Fabregas? Sì, perché pensando al parallelo con un anno fa l’acquisto del fenomeno spagnolo fa tutta la differenza del mondo. Finalmente attore protagonista e non comprimario, l’ex Barcellona è presto divenuto il reale termometro della squadra bilanciando alla perfezione apporto qualitativo a sostanza. Assist in produzione da fabbrica, chiedere – soprattutto nella prima fase della stagione – a Diego Costa.
“HO UN PROBLEMA: DIVENTO SEMPRE PIU’ BRAVO” – Lo ha detto lui eh, proprio il nostro Josè, e del resto da un personaggio con le sue molteplici sfaccettature non fa neanche notizia: Mourinho non perde occasione per vantarsi dei suoi successi e descrivere i propri meriti, aspetto che fa parte di una personalità senza alcun dubbio vanitosa. Poco male poi quando queste doti sono reali e riscontrate. Un solo appunto: siamo certi che per Josè Mourinho questa sia una stagione di crescita? Ha vinto la Premier League ma ha clamorosamente toppato in campo internazionale, buttato fuori dalla Champions League da un Paris Saint Germain in inferiorità numerica di fatto per l’intera sfida di ritorno. E valutando poi la modesta esibizione dei francesi ai quarti di finale contro il tornado Barcellona è legittimo supporre che qualcosa in più la banda Mourinho avrebbe potuto e dovuto fare. Non è andata meglio in FA Cup, dove il Chelsea è stato eliminato al quarto turno dal Bradford City – club militante nella seconda divisione inglese – mentre i Blues si sono aggiudicati la Coppa di Lega inglese in finale sul Tottenham. Crescita? Consolidamento, quello sì, ma passerà tanto dal Chelsea il riscatto dal grande flop europeo delle inglesi.