2023
Buon compleanno a… Rafael Leao
Oggi Rafael Leao compie 24 anni. Non sono giorni facili in casa Milan e men che mai quello di oggi, che potrebbe vedere i cugini alzare la coppa delle grandi orecchie
Oggi Rafael Leao compie 24 anni. Non sono giorni facili in casa Milan e men che mai quello di oggi, che potrebbe vedere i cugini alzare la coppa delle grandi orecchie. Sotto questo versante, tutto si tiene in queste ore: sarà impossibile avvicinarsi alla visione di Manchester City-Inter senza pensare a quel che il portoghese avrebbe potuto essere nella semifinale di Champions. Tra il derby mancato dell’andata – e tutti sanno quanto quella assenza abbia condizionato la prestazione rossonera – e quello vissuto con mille difficoltà al ritorno, quando la sua accelerazione con conclusione di poco fuori ha fatto pensare che sì, l’ipotesi della rimonta aveva un che di utopico, troppo lontana per essere davvero raggiungibile.
Chissà mai se un giorno, più o meno vicino, il campione del Milan si metterà a rievocare quell’appuntamento in Turchia per il quale molti pensavano che lui ne avrebbe fatto parte e da protagonista. Noi per primi, tra l’altro, è sempre bene autodenunciarsi prima di fare chiamate in correità, l’idea di Leao vs Vinicius l’abbiamo accarezzata e raccontata come qualcosa di più di una suggestione.
Se ci pensate bene, Rafa Leao in questo particolarissimo momento rappresenta l’esatto elemento mediano tra il Milan inteso come proprietà americana lanciata verso il futuro – così almeno promettono – e il Milan di Paolo Maldini, che è già diventato passato con una velocità insospettabile fino a poco tempo fa. E non solo perché il ragazzo ha mimato il gesto di una cucita, evidentemente per negarsi la possibilità di dire apertamente quel che pensa sul pensionamento improvviso di un dirigente così autorevole, soprattutto per giocatori giovani che hanno tutto da imparare da una figura come la sua. Un legame forte, tanto da indurre Paolo Scaroni a intervenire con una valutazione da presidente che coglie la delicatezza della situazione, non solo per il miglior talento, ma per l’intero gruppo: «Che si mostrino addolorati mi sembra naturale. D’altra parte sono professionisti abituati al cambiamento, capiranno che questo è fatto con l’idea di fare meglio. Glielo spiegheremo. Poi rimarranno legati a Maldini, com’è giusto».
Redbird, con la sua carica d’innovazione, a quanto si dice vorrebbe esplicarla intanto sulla scelta dei giocatori. Applicare quella mole di dati che vanno per la maggiore nello sport americano affinché l’algoritmo tracci il profilo ideale di chi si ha bisogno. Non è una novità in assoluto, da anni il calcio ha un’elaborazione raffinata di migliaia e migliaia di numeri. Nel caso di Leao, poi, anche solo rimanendo su un piano statistico con una base di scientificità senza che si urli ai prodigi o agli abissi dell’Intelligenza Artificiale, c’è francamente da essere stimolati nel misurare il suo grado d’inventiva, l’incidenza del suo gioco, i territori e le competizioni nelle quali si manifesta meglio. Noi, nel nostro piccolo, ne siamo una dimostrazione: Rafa ha conquistato il diritto a occupare quasi stabilmente la rubrica Voti&Stats, ci ha affascinato, ci ha indotti ad assumerlo come oggetto d’indagine in tanti momenti della stagione. E, ogni volta che lo abbiamo testato, ne siamo usciti soddisfatti: il ragazzo merita di essere seguito e non solo perché corre veloce.
E poi c’è l’uomo. C’è Paolo Maldini. Con il suo vissuto che porta a certe interpretazioni invece che ad altre: «Leao è un talento pazzesco. Io sono un esteta grazie a mio papà e Leao è bello da vedere, è qualcosa di unico. Ha le carte in regola per diventare un top. Lui era in panchina al Lille e quando è arrivato gli ho detto che lui giocava per il suo Instagram perché metteva video bellissimi con dei dribbling e giocate, ma poi finiva la stagione con due gol segnati. Lo abbiamo aiutato a cambiare questa mentalità. Uno così talentuoso deve lavorare anche più degli altri per sfruttare il suo talento». Se si vuole che Rafa cresca ancora di più, è bene che non si faccia mai passare una lettura così intelligente come una visione calcisticamente archeologica.