Carsten Jancker, turista per caso - Calcio News 24
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2013

Carsten Jancker, turista per caso

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La storia di Carsten Jancker è particolare, sa quasi di beffa. Si, perché passare dal Bayern Monaco all’Udinese può essere una scelta di vita. Soprattutto se con i tedeschi hai vinto tutto e dopo una stagione in chiaroscuro, provi a rimetterti in gioco. Sembra tutto così semplice, perfettamente lineare. Invece no. In Italia arriva la brutta copia dell’ariete visto in Germania. Un bidone di grandi dimensioni, immenso quanto lui.

Il gigante Carsten, alto 193 cm per 93 chili, muove i suoi primi passi da attaccante nell’Hansa Rostock. In area eccelle più per il controllo palla che per la potenza fisica, strano per uno di quelle dimensioni. Nel 1991, all’età di diciotto anni, passa al Colonia. Prima giovanili, poi squadra maggiore. In Renania debutta in Bundesliga e va subito a segno nel 3-1 rifilato al Lokomotiv Leipzig. Qui però non tira una buona aria, nei due anni a Colonia gioca solo altre quattro partite. L’estate 1995 porta fortuna a Jancker. Saluta senza troppi rimpianti i suoi compagni e si trasferisce in Austria, al Rapid Vienna, per 500 milioni di lire. La nuova squadra rivitalizza il panzer tedesco che comincia a giocare con continuità. In campionato ne fa sette, vince la Bundesliga austriaca ma è l’aria delle competizioni europee a stuzzicare il palato di Carsten. Con il Rapid arriva fino in fondo in Coppa delle Coppe e vince il titolo di capocannoniere. A Bruxelles perde la finale contro il Psg di Djorkaeff e Lama, freddato da una rete di N’Gotty, altra meteora passata dalle nostre parti.

L’ottima annata in Europa gli vale il passaggio al Bayern Monaco. Il club bavarese, dopo la finale in Belgio, corteggia Jancker, convince gli austriaci con oltre un miliardo di ragioni e riporta in Germania il ragazzo di Grevesmühlen. Nuova città, nuove vittorie. A Monaco colleziona trofei di qualunque tipo. Quattro campionati, quattro coppe di lega, due coppe di Germania. A questi aggiunge nel 2001, una Champions League e una Coppa Intercontinentale vinta ai supplementari contro il Boca Juniors. Gioca spesso in coppia con Elber, un brasiliano, uno dei migliori attaccanti visti in Bundesliga. Nella stagione 2001-2002, però, si rompe l’incantesimo con i bavaresi. Jancker vede poco il campo, segna meno e la società gli propone di trasferirsi altrove. Così chiude la sua esperienza al Bayern con 48 reti in 143 presenze. A ventotto anni, allettato dalla proposta della famiglia Pozzo, sbarca a Udine. Il paragone con Bierhoff non lo spaventa, anzi, dice che farà meglio del connazionale. Intanto l’Udinese sborsa 2,5 milioni di euro. I risultati sono impietosi, in Friuli iniziano a farsi qualche domanda. Una sola rete, prestazioni al limite della decenza. Dov’è finito lo Jancker del Bayern?. La prima stagione scorre via con questi quesiti.

Nel secondo anno non cambiano le cose. Forse peggiorano. Il tedesco gioca in maniera pessima, condizionato anche da qualche infortunio. Intanto la porta non la vede mai, un solo gol in tutto l’anno. Spalletti perde la pazienza e il patron Pozzo lo segue a ruota; in un intervista lo paragona a un turista arrivato in Italia per visitare le bellezze locali. Carsten rimanda le accuse al mittente proponendo lo svincolo a fine anno.
Proposta accettata dalla società friulana e tanti saluti al Bel Paese. Si rifugia al Kaiserslautern, solo per poco tempo, prima di volare in Cina, allo Shanghai Shenhua. Cinque mesi, zero reti. Ritorna in Austria, al Mattersburg. Torna a segnare qualche rete e chiude la carriera nel luglio del 2009. Adesso allena i giovani del Rapid Vienna in attesa di una chiamata dal suo adorato Bayern.