2015
Donadoni: «Parma, storia straziante. La Lega ha tante colpe»
Il tecnico a tutto campo: «A Cassano non rispondo, troppo facile parlare sui giornali»
«La dignità è certamente un valore fondamentale per chiunque. Senza quella sarebbe tutto più difficile. Sta finendo per noi una stagione massacrante. Passare dal centenario, festeggiato l’anno scorso, al fallimento è una cosa atroce per una città come Parma che ha una storia importante». Roberto Donadoni, dalle pagine de L‘Avvenire, racconta la stagione del Parma, fallito prima e retrocesso in Serie B poi: «Bisogna cominciare a ragionare in altri termini se non si vuole che accada di nuovo quanto è successo al Parma».
BASTA! – «La gente – prosegue Donadoni – si è resa conto di quello che la squadra ha vissuto negli ultimi mesi. Se l’entusiasmo di chi sostiene un club dovesse essere limitato al risultato sportivo, non si potrebbe più parlare di tifo. L’affetto nei confronti di una società deve andare oltre. Oggi si vedono in giro esempi che con il tifo non hanno niente a che vedere. Gente che minaccia, che picchia. Bisogna avere la forza e il coraggio di dire basta a fatti del genere. A parole la pensano tutti come me, ma nel concreto si fa sempre troppo poco. Per quanto riguarda noi, chi sapeva che c’erano 130 giocatori tesserati in giro per il mondo? Come posso sapere se la società decide di mettere sotto contratto 30 calciatori oppure 50? Il mio compito è allenare una squadra, non fare contratti, altrimenti avrei un ruolo differente».
AFFONDO – E se Ghirardi e Leonardi hanno le loro colpe, per Donadoni non sono loro gli unici colpevoli: «Qui sono successe cose inverosimili, ma bisogna essere coerenti e dire, come ripeto da tempo, che se il cane morde non è sempre colpa del cane, ma anche dei padroni. E i padroni, in questo caso, non erano soltanto Ghirardi e Leonardi, bensì la Federazione e la Lega calcio, che hanno permesso che si arrivasse a una situazione simile. Oggi è toccato al Parma, domani potrebbe toccare a un’altra. Siamo il secondo campionato per diritti televisivi, ma non li sappiamo gestire».
GIOCATORI – Il tecnico bergamasco, nonostante le difficoltà, ha avuto la forza di andare avanti: «Mi sarei fatto da parte se non avessi avvertito una reazione da parte dei giocatori. Al contrario, ho percepito da loro una richiesta di aiuto alla quale non mi sono sentito di sottrarmi. Per quanto riguarda Cassano, ho un pensiero che voglio tenere per me. Se avrò la possibilità di dire la mia ai diretti interessati, lo farò di persona, non certo per mezzo di un’intervista. Troppo facile esprimere giudizi sugli altri tramite i giornali e non riflettere sulle proprie responsabilità».