Esclusiva - Baresi: «Ai miei tempi era più facile essere bandiera. Allegri da confermare. Ibrahimovic...» - Calcio News 24
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2013

Esclusiva – Baresi: «Ai miei tempi era più facile essere bandiera. Allegri da confermare. Ibrahimovic…»

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Del Milan qualificato per i Preliminari di Champions League della prossima stagione abbiamo avuto modo e piacere di parlarne con Franco Baresi, indimenticato capitano rossonero che ha risposto alle nostre domande circa l’attuale situazione della società di via Turati e si è lasciato andare anche a un discorso finalizzato alla scomparsa delle bandiere nel calcio sviando, tral’altro, domande di mercato.

Baresi, come commenta l’attuale situazione del Milan?
Dopo un inizio difficile hanno fatto un grande lavoro: sono cambiati molti giocatori quest’estate e Allegri si è trovato con una squadra che aveva diversi giovani da lanciare e che avevano delle importanti qualità. L’allenatore è stato bravo a mantenere la squadra unita e ad arrivare fino alla fine. Ovviamente sappiamo che c’era un gap con la Juventus e anche a livello europeo, ma quest’anno eravamo orientati a cercare di potenziare l’aspetto dei giovani. L’anno prossimo, ovviamente, verranno inseriti con due o tre giocatori che ci permetteranno di fare il salto di qualità.

Per Allegri si parla di un futuro lontano dal Milan e lo stesso Berlusconi lo ha accostato alla Roma.
Per ora sono solo chiacchiere. Per me può senza problemi restare al Milan anche perché ha conquistato uno Scudetto, un secondo posto e un terzo posto in tre anni, che sono risultati ottimi. Sappiamo le difficoltà che ha incontrato in questa stagione e per noi ha raggiunto un risultato molto importante.

Si è parlato anche di Seedorf come possibile sostituto di Allegri.
Restano comunque chiacchiere. Se è inesperto? Non è facile da dire perché in passato ci sono stati molti allenatori che al debutto hanno fatto molto bene e altri che avevano dieci anni di esperienza che hanno sbagliato quasi tutto. Non si può mai fare una regola.

Ultima domanda sul mercato, poi passiamo ad altro. Si dice che il Milan abbia quasi preso Andrea Poli.
Io non mi occupo del mercato, quindi non mi pronuncio a riguardo. So per certo, però, che il Milan acquista in maniera oculata e sempre nei reparti dove c’è bisogno di intervenire. Poli è un giovane interessante e sicuramente si è messo in grande mostra quest’anno, però non saprei dire se il Milan lo ha acquistato o è interessata al giocatore.

Questione razzismo. Balotelli minaccia di lasciare il campo dovesse sentire ancora dei fischi nei suoi confronti.
È un argomento delicato questo. La situazione è difficile: bisognerebbe riuscire a sensibilizzare tutti sull’argomento per venire incontro anche ai giocatori che devono avere una tranquillità tale da poter scendere in campo senza patemi. Vanno bene tutte le iniziative necessarie per sensibilizzare l’ambiente, ma resta un argomento difficile da trattare in queste condizioni.

Terminiamo parlando di bandiere. Lei, così come Maldini dopo, è stata una delle ultime bandiere del calcio. Nella storia recente mi viene in mente un altro esempio che può essere Palombo, capitano che piange sotto la Curva dopo la retrocessione. Cos’è che cambiato in questi venti anni?
Tutto è diverso rispetto a 15 o 20 anni fa. Il giocatore italiano riceve moltissime offerte e ha più possibile di lasciare il proprio Paese andando all’estero. Le opportunità sono maggiori e gli stimoli anche, quindi se arriva l’offerta è inevitabile che la si prenda in considerazione.

E lei, allora?
Beh, ma quando giocavo io non c’erano squadre come Paris Saint-Germain, Manchester City e tutte le altre che attirano giocatori. Erano gli stranieri che venivano in Italia. Noi oramai non possiamo più permetterci acquisti dall’estero perché economicamente non ce la facciamo.

Quindi anche un giocatore come Ibrahimovic pensa non tornerà?
Ibrahimovic costa davvero troppo per il nostro calcio, sia a livello salariale che per il cartellino. Poi è abbastanza inverosimile che un giocatore decida di abbassarsi l’ingaggio che percepisce per andare in un’altra squadra. Poi ricordiamoci che Ibrahimovic non ha più vent’anni. Fa comunque la differenza in campo, perché la fa ancora, ma non è più giovane come una volta.