2013
Esclusiva, Pires: «Arsenal, Wenger l’uomo giusto. Juventus sfumata nel 2000? Vi spiego…»
Campione del Mondo e d’Europa con la Francia, Robert Pirès entra di fatto tra le leggende del calcio mondiale. L’ex centrocampista dell’Arsenal, ora 39enne, presente all’evento “Support your Hero” organizzato da Indesit a San Siro, ha rilasciato alcune dichiarazioni a margine della kermesse, per toccare tematiche inerenti alla sua carriera ed al mondo del calcio. In particolare, Pirès si è soffermato sulla situazione attuale dello sport più seguito al mondo, su cosa è cambiato da quando ha lasciato i principali palcoscenici internazionali, ma ha anche avuto modo di chiarire alcune situazioni del passato, come quel trasferimento sfumato che doveva portarlo a Torino nell’estate del 2000, confermato dal transalpino ai nostri microfoni. Queste le sue parole raccolte dai nostri inviati:
Recentemente è uscito un libro che tratta il tema dei problemi razziali che sembrano esserci all’interno del gruppo della nazionale francese tra calciatori bianchi e calciatori di colore. Che cosa pensi di questo fatto? (riferimento a “Le mie stelle nere: da Lucy a Barack Obama”, di Lilian Thuram, ndr.)
«Penso che non ci sia un problema di razzismo all’interno della nazionale francese. È importante culturalmente per la Francia che ci sia un misto di giocatori sia bianchi che di colore. Ho parlato con Deschamps proprio di questo e non ci sono problemi di tipo razziale all’interno del gruppo. Quando facevo parte della nazionale, dove c’erano elementi come Thuram e Djorkaeff, oltre a Henry e Trezeguet, giocatori bianchi e di colore convivevamo e non è mai stato ravvisato alcun problema».
Quanto e come è cambiato il mondo del calcio rispetto ai tempi in cui giocavi ed eri protagonista tu?
«È cambiato enormemente, tutto. Sono cambiati i giocatori e sono cambiati soprattutto i soldi in circolazione. Adesso esistono club con tantissimi soldi, come ad esempio Manchester City, Paris Saint-Germain ed ora anche il Monaco in Ligue 1. È naturale questa evoluzione. I giocatori, invece, sono diventati più veloci, rapidi e reattivi».
Qual è un club che secondo te avrà un futuro roseo nei prossimi anni:
«Al momento penso che la squadra migliore sia il Bayern Monaco. La squadra è compatta, hanno un ottimo allenatore e penso che siano la squadra più competitiva. Ormai sono ad alti livelli da 4-5 anni».
Un pronostico per la finale di Champions League?
«Credo che il Bayern Monaco vincerà la finale, ma non è scontato come risultato. Ho visto diverse partite del Borussia Dortmund e potrebbero anche sorprendere tutti e sconvolgere i pronostici. A volte c’è un colpo di scena in queste competizioni, quindi suggerisco al Bayern di fare molta attenzione».
Ritieni sia salda la posizione di Arsene Wenger all’Arsenal e cosa deve accadere per riportare i Gunners ai fasti vincenti di una volta?
«La posizione di Wenger sulla panchina dell’Arsenal è perfetta. Ieri ha vinto nell’ultima giornata di Premier League ed è finito ancora nelle prime quattro squadre del campionato, che equivale alla qualificazione ai preliminari di Champions League. Questa è la cosa più importante al momento. I tifosi ovviamente sognano sempre di vincere trofei, ma partecipare alla Champions League porterà altri fondi da poter investire per rinforzare la squadra con nuovi innesti che potrebbero alzare il livello tecnico della squadra e renderla più competitiva».
È vero che in passato sei stato molto vicino ad un tuo passaggio alla Juventus? Cosa è successo? Come mai alla fine il trasferimento non è andato a buon fine?
«Sì, è vero. Nel 2000 sono stato molto vicino ad un trasferimento alla Juventus, ma alla fine scelsi l’Arsenal. Fu una decisione mia. Ci sono delle scelte che un calciatore deve effettuare nel corso della sua carriera, questa è stata una decisione molto tosta. Tuttavia, poter giocare ed essere allenato da Arsene Wenger, con cui ho lavorato per sei stagioni e con cui ho vinto il titolo di Premier League e FA Cup, per me è stato assolutamente il massimo. Abbiamo anche raggiunto la finale di Champions League contro il Barça. È stato fantastico. Inoltre, non scordiamoci che ho avuto la possibilità di giocare assieme a giocatori del calibro di Tony Adams, Patrick Vieira, Dennis Bergkamp, Thierry Henry e molti altri ancora. Col senno di poi, direi che è stata una buona scelta. Ci sono delle squadre che nella vita ti seguono e ti vogliono. Devi parlare con l’allenatore, giocatori che conosci e dirigenti. Mi successe anche un’altra volta di rifiutare una squadra per accettarne un’altra: scelsi il Villarreal piuttosto che il Benfica, ma anche questa oggi la ritengo un’ottima decisione».
Hai dei piani futuri per diventare allenatore o dirigente?
«No, al momento no. Preferisco concentrarmi sulla mia famiglia e la mia vita personale. Non ho una licenza per allenare al momento, ma in futuro non si sa mai. Nel corso della mia carriera, separare la vita professionale da quella personale è stato molto difficile. Bisogna tenere la concentrazione sul calcio, ma servono anche i cari e gli amici. Ora la carriera da giocatore è finita e ho tempo di poter pensare ad altro».
Quale ritieni sia stato il tuo momento migliore nella tua carriera?
«Per poter arrivare ad alti livelli, prima di tutto, bisogna sempre lavorare con grandi allenatori che ti facciano crescere. Penso che il mio apice in carriera lo abbia raggiunto con l’Arsenal, sotto la guida di Arsene Wenger. In particolare, ritengo di estremo successo l’annata in cui abbiamo centrato il double (Premier League e FA Cup, ndr), una stagione memorabile anche per il titolo che ci hanno affidato, quello di “invincibili”, dovuto alle 49 partite consecutive senza subire sconfitte».
Sei mai stato vicino al Galatasaray in passato?
«No, non ne ho mai sentito parlare. Deve essere stata solamente una voce di mercato dei media turchi, non c’è mai stato niente di concreto, che io sappia».
Quanto è importante la figura di Arsene Wenger per l’Arsenal?
«Direi che è fondamentale. Per l’Arsenal è di vitale importanza continuare a giocare la Champions League e Wenger riesce a centrare questo obiettivo anno dopo anno. L’Arsenal deve poter continuare a puntare su quel tesoretto che deriva dalla partecipazione alla Champions, così da poter investire durante il mercato. Ritengo che Wenger debba continuare sulla panchina dei Gunners ed investire su calciatori inglesi, perché mancano alla squadra e sono fondamentali per fare bene nel campionato di Premier League. Credo che per tornare a vincere all’Arsenal manchino alcuni giocatori chiave. Ci sono ottimi giovani, ma servono alcuni elementi di esperienza. Wenger per me è l’uomo giusto ancora per portare il club al successo ed è molto importante per il club, per i giocatori e per l’ambiente».
Intervista raccolta dagli inviati Brando de Leonardis – Alessandro Pistolesi.
Si ringraziano Robert Pirès ed Indesit per la disponibilità.