Fiorentina, Ljajic: «Prima l?Europa poi la conferma» - Calcio News 24
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2013

Fiorentina, Ljajic: «Prima l?Europa poi la conferma»

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CALCIOMERCATO FIORENTINA LJAJIC – Sembrava ad un passo dall’addio, praticamente fuori dal gruppo, Adem Ljajic, che ha riconquistato la fiducia della squadra e dell’ambiente. Intervistato dal Corriere dello Sport, l’attaccante della Fiorentina ha ripercorso i passi del suo rilancio: «Sono felice di poter dire che per riuscirci c’ho messo davvero il cuore. Psicologicamente è stato pazzesco. Avevo staccato tornandomene a casa dopo che era successo tutto quel pandemonio, mi ero messo in testa che l’unica cosa sulla quale mi sarei dovuto concentrare al ritorno era quella di lavorare bene, di allenarmi e di riconquistare tutti con la fatica ed il sudore. Dovevo, anzi volevo cambiare l’immagine di me che era rimasta impressa nella mente di tutti: quella ‘fotografia’ non era la mia. Sapevo che mi trovavo di fronte ad un bivio, al momento forse più importante della mia carriera. Ho fatto di tutto per non buttare via un’occasione. Alla fine sentivo dire che qualunque cosa succedesse era colpa di Ljajic. La città era contro di me, tutti mi puntavano il dito contro. Non voglio più parlare di quella notte pazzesca, anche perché io, se anche ho sbagliato, sono quello che ha commesso l’errore minore. Niente, però, succede a caso. Si cresce anche così ed io sono convinto di averlo fatto», ha dichiarato il calciatore serbo, che ha svelato chi l’ha aiutato di più: «La mia famiglia, in particolare il mio babbo. E’ con lui che ogni giorno parlo di calcio. Poi mi sono stati tutti vicini, dai miei procuratori al mio amico Jove (Jovetic, ndr) fino all’allenatore, il nuovo allenatore, Montella. In qualcosa ci somigliamo. A me però piace partire molto più da dietro, lui era un attaccante vero. Io come lui? Magari, devo farne di strada per diventare bravo come Montella».

A proposito di Jovetic e del rapporto con il fantasista montenegrino, l’attaccante viola ha spiegato: «Credetemi, Jove è un fenomeno e quando non c’è in campo tutti noi sentiamo il peso della sua assenza. Giocare con lui in squadra diventa quasi semplice, per quanto può essere semplice affrontare un avversario. Rimproveri? No, semmai di dà suggerimenti. Non urla. Il fatto è che lui è cattivo, vuole vincere sempre e cerca di trasmettere questo suo modo di essere a tutti, anche a me. Vedete, anche io mi rendo conto del mio più grande limite e su questo lavoro quotidianamente. Il fatto è che non sono cattivo quanto basta davanti alla porta, sto cercando di essere più concentrato, di non pensare all’eventuale errore, ma di buttarla dentro, perché i gol io li so fare. Ringrazio i miei compagni perché mi regalano sempre grandi soddisfazioni, mi stimolano a lavorare meglio, ad andare anche oltre le mie potenzialità. Anche perché il mio unico pensiero quotidiano, quando mi sveglio al mattino, è dare il cento per cento in campo».

Inevitabile che poi si passasse a parlare delle ambizioni della Fiorentina: «Ci sono grandi campioni, si lavora col pallone, ogni giorno ci sono stimoli nuovi. Quando ho visto Borja Valero e Pizarro con la palla al piede sono rimasto a bocca aperta, parevano arrivare da un altro pianeta. Non vorrei, però, fare torto a nessuno: sono fortissimi tutti, da Aquilani a Gonzalo Rodriguez, fino a due che raramente si ricordano, ovvero Tomovic e Savic. Entrambi sanno fare la differenza. Io voglio vincere con la Fiorentina, perché sono convinto che tutto ciò sia possibile. Intanto proviamo a rincorrere il terzo posto, la coda della Champions. Se alla fine dovessimo arrivare in Europa League, però, dovremo essere contenti tutti. Chi ci avrebbe scommesso ad inizio stagione?»

Altrettanto inevitabile una battuta sulla Nazionale e la mancata convocazione: «Colpa dell’inno? Sì. Quando lui dice una cosa è quella. Ed io sono fatto allo stesso modo. Perché ho contravvenuto alla regola? Semplicemente perché io l’inno preferisco non cantarlo. Per le divisioni storiche? Vero…».

Prima di parlare del suo futuro, Ljajic ha parlato di Seferovic, che al Novara sta facendo benissimo: «Intanto lasciatemi dire che quando Haris ci ha lasciato per trasferirsi al Novara ci sono rimasto male. Mi spiaceva tanto perché era uno dei miei amici più cari, con cui parlavo e trascorrevo più tempo. Sono certo, però, che questa esperienza non potrà che arricchirlo. Può diventare un fenomeno vero, una prima punta di quelle capaci di sfondare le porte avversarie. Ha già messo insieme cinque gol e tre assist, quando tornerà qui faremo grandi cose insieme. Futuro? Io sono sempre ottimista, ma in questo momento non penso al futuro. Nella mia testa ci sono le nove finali che ci aspettano per conquistare l’Europa. Rinnovo? C’è tempo, il mio accordo scade nel 2014. Intanto martedì ho avuto modo di incontrare il direttore Pradè, presto poi arriverà il mio manager, Fali Ramadani, e avremo modo di parlare. Ve lo ripeto, io spero di restare. L’ho sempre detto che mi piace Firenze».