Sacchi critica la stampa italiana: «Si giudica il risultato più della partita»
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Sacchi critica la stampa italiana: «Si giudica il risultato più della partita»

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L’ex allenatore Arrigo Sacchi critica la stampa italiana: «Si giudica il risultato più della partita». E sul Milan: «Spero vincano»

L’ex allenatore di Milan e Nazionale Arrigo Sacchi ha concesso una lunga intervista all’edizione bolognese del Corriere. Ecco i passaggi principali.

MILAN FAVORITO PER LO SCUDETTO – «Non è la squadra più forte, ma è quella che gioca meglio. Avendo diversi giovani, mancano un po’ di continuità. Ma Pioli ha innalzato i valori della rosa e sarebbe un degno vincitore: mi piacerebbe che il Milan vincesse lo scudetto per quanto esprime sul campo».

I GIOVANI IN ITALIA – «Le cose stanno cambiando lentamente, come in ogni settore in Italia. Si vede qualche club che cerca di far giocare i giovani. Penso a Spezia, Sassuolo o Verona».

PIOLI – «È una bravissima persona, ma le sue squadre non hanno sempre avuto un’identità forte. Il suo Milan ce l’ha e la forza dei rossoneri è il collettivo e ciò gli ha permesso di recuperare il disavanzo di esperienza e qualità rispetto alle altre big».

BOLOGNA – «Trovare equilibrio è difficile, in questi anni il Bologna almeno non è mai stato in zona retrocessione con Mihajlovic, e rispetto a prima è già un bel passo avanti. Non si possono chiedere miracoli. Nello sport, in Italia, abbiamo fatto poco per acculturare le persone: pochi capiscono quando una squadra ha dato tutto».

CRITICA AL CALCIO ITALIANO – «Serve più cultura, sia da parte nostra sia della stampa: la vittoria senza merito o senza bellezza non è una vittoria. Due esempi di quando ero all’Atletico Madrid: venne da noi l’Athletic Bilbao, fece un gran catenaccio, ben fatto, finì 0-0. La stampa il giorno dopo li massacrò, dicendo che non era calcio. Se una squadra gioca male, anche se vince, va scritto. In Italia si giudica il risultato più della partita, si prendono scorciatoie: ecco perché negli ultimi dodici anni le spagnole hanno vinto sedici trofei internazionali e le italiane, spendendo in alcuni casi anche di più, zero».

NAZIONALE – «Dopo l’Europeo vinto ci siamo sciolti. Costacurta mi disse che il nostro Milan lo hanno copiato in tutto il mondo tranne che in Italia. Giocavamo un calcio dove i valori erano al primo posto, mentre al mondo d’oggi sono all’ultimo posto».