Mido, l'alter ego di Ibra - Calcio News 24
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2013

Mido, l’alter ego di Ibra

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Se Zlatan Ibrahimovic brilla sotto le luci della Tour Eiffel con il Psg, Abdelamid Hossam Ahmed Hussein, in arte Mido, ha da poco lasciato il Barnsley ed è in cerca di un’altra sistemazione. Le carriere dei due ex ragazzini dell’Ajax hanno preso strade diverse. Il primo, fama e successo. Il secondo, litigi e discussioni. Entrambi però con un passato in Italia.
Ma se di Zlatan sappiamo tutto, di Mido c’è qualcosa da raccontare. Arrivato a Roma quasi per caso, si rivelerà un grande bluff per i tifosi giallorossi. Alto, possente, il centravanti perfetto. Dopo aver esordito a sedici anni con lo Zamalek, nella massima divisione egiziana, l’anno successivo arriva in Europa, al Gent. Una stagione in Belgio, undici reti e l’opportunità di passare all’Ajax.

Nel 2001 ai Lancieri arriva anche Ibra. Giovani e forti. Due teste calde pronte a far le fortune dei tifosi olandesi. Qualcuno, vedendoli giocare, ammette la superiorità di Mido. Intanto Zlatan si prende la scena lasciando all’egiziano il ruolo di comprimario. L’Ajax vince campionato e Coppa d’Olanda. Hossam cresce e inizia a litigare, per fortuna non con Ibra, passato alla Juve, ma con Koeman, il suo allenatore.
La discussione con il tecnico lo porta lontano da Amsterdam. Va in prestito. Sei mesi al Celta Vigo, otto presenze, quattro reti. L’anno dopo lo aspetta l’Olympique Marsiglia, in Ligue 1. La rottura con il club olandese è definitiva, per dodici milioni gli olandesi preferiscono lasciarlo andare.
Un quinquennale per l’egiziano, nuova vita in Francia. A marzo arrivano i primi mal di pancia, Mido è scontento di restare all’ombra di Drogba. L’OM non ha intenzione di capire le sue ragioni, si fanno di nuovo le valigie.

Nell’ultimo giorno di mercato, ad agosto 2004, Mino Raiola, suo agente, lo piazza alla Roma. Nella capitale, dopo il ciclo vincente di Capello, tutti attendono un grande nome ma in sordina arriva Mido. In conferenza stampa dichiara di segnare più di Ibra. I tifosi romanisti controllano le statistiche e restano perplessi. Intanto firma anche qui un contratto di cinque anni. L’egiziano nella Capitale, però, dura solo sei mesi, il tempo di collezionare otto presenze. Inutile dire che non segnerà mai con la maglia giallorossa. In Serie A sembra spaesato, il club capitolino capisce di aver preso un vero bidone e prova a piazzarlo al Tottenham.
A Londra arriva prima in prestito. Sei mesi per il rilancio. Ennesimo tentativo fallito. Gli Spurs però credono in lui, la Roma non più. Ad agosto 2006 lascia definitivamente i giallorossi per quasi sette milioni di euro. La società si libera di un contratto pesante e soprattutto di un giocatore preso per caso. Nello stesso anno viene cacciato anche dalla sua nazionale. Motivo? Non accetta di essere sostituito nella semifinale di Coppa d’Africa contro il Senegal. Segue una furiosa lite con l’allenatore e la decisione della Federcalcio egiziana di lasciarlo fuori a tempo indeterminato (tornerà solo qualche anno dopo).

Intanto in Premier League tra squalifiche, litigi e capricci ci resta quattro anni. Dopo il Tottenham, gioca con Middlesbrough, Wigan e West Ham. Nel 2010, svincolato, torna all’Ajax. Pochi mesi in Olanda prima di rescindere l’ennesimo contratto in anticipo. Decide cosi di riprovarci in patria, allo Zamalek. Questa volta firma per tre anni ma il club non lo registra in tempo per il campionato. Stop forzato, per lui solo tre gare. Poi la strage di Port Said blocca il calcio in Egitto per una stagione intera. Con stupore arriva una chiamata dall’Inghilterra, più precisamente dal Barnsley, squadra di Championship. Risponde presente e ripete il solito copione. Il 31 gennaio di quest’anno saluta gli inglesi, rescissione consensuale. Al momento, dopo aver cambiato undici squadre, resta svincolato, ma un suo ritorno è sempre dietro l’angolo.