Milan-Donnarumma: perché Raiola è un male necessario - Calcio New s24
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Milan: Mino Raiola è un male indispensabile e ti spieghiamo come mai

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La funzione necessaria del male, ovvero perché nella storia di riscatto del Milan e di Donnarumma pure il ruolo antagonista ma glorificatore di Mino Raiola è assolutamente indispensabile

«Sto seduto dalla parte del torto perché da tutte le altre era finito il posto» per i giovani d’oggi (o meglio, di pochi anni fa) è una frase mitica dei Club Dogo. Per i giovanotti delle generazioni precedenti (cioè i vecchi di oggi, senza girarci troppo intorno), invece, è una massima originale del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht («Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati»). A chiunque decidiate di attribuire la citazione, poco cambia nella sostanza dei fatti. Stare perennemente seduti dalla parte del torto è, a modo suo, uno stile di vita complesso e di pochi. Uno stile di vita di cui Mino Raiola è maestro. Nessuno come lui riesce ad essere in torto anche quando, in teoria, dalla sua ci sarebbe la ragione. Senza il male, noi non riconosceremmo il bene. Senza Raiola, non troveremmo alcuna strada verso la luce.

Potrete anche non crederci e rifiutare la validità del concetto, ma stateci prima a sentire: il male ha una funzione necessaria. Lo diceva anche Friedrich Schelling, un filosofo (pure lui tedesco: che vi dobbiamo dire… sarà gente un po’ così) di inizio ‘800. Bene e male sono facce della stessa luna ed hanno un rapporto dialettico di contrapposizione: se non ci fosse uno, l’altro non avrebbe ragione di essere. È così pure nei film, se ci pensate bene: senza un antagonista, non avrebbe senso la figura del protagonista. Quasi sempre è il cattivo di turno che avvalora le gesta del buono della storia: Batman senza Joker sarebbe solo un povero stronzo in calzamaglia travestito da pipistrello che gira per Gotham City di notte come un ubriacone qualsiasi. Per questo lungi da noi difendere Mino, ma non avrebbe assai logica nemmeno stigmatizzare le sue ultime dichiarazioni (leggi anche: RAIOLA CONTRO MIRABELLI SU DONNARUMMA). Chi lo fa, vive di luoghi comuni.

Raiola? Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo

Nel concreto, ai tifosi del Milan uno come Raiola sta giustamente sulle balle. Pare chiara la volontà del procuratore italo-olandese di portare Gigi Donnarumma lontano dalla squadra che lo ha cresciuto, accudito e poi lanciato ai massimi livelli del sistema calcistico internazionale. Non lo neghiamo perché sarebbe evidente pure a una scimmia poco evoluta. Se non ci fosse lui però, in questa storia mancherebbero due fattori chiave: la capacità di coesione del popolo rossonero – che ultimamente latitava da un po’ – e la tensione psicologica, a tratti emotiva, che caratterizza una fase di maturazione comunque delicata della carriera di Donnarumma. Odiare Raiola è l’elemento di compattezza che ha riavvicinato in questi mesi la gente del Milan rispetto ad una società che, ammettiamolo senza ipocrisie, a tratti è sembrata pure un po’ sciagurata nelle sue scelte. L’operato di Massimiliano Mirabelli, di conseguenza, non è più tanto giudicato in ragione di ciò che realmente è, ma più largamente in ragione di ciò che potrebbe ipoteticamente essere qualora mancasse l’elemento di contrasto della faccenda.

«Ah, se non ci fosse Raiola a rompere i coglioni, chissà quanto sarebbe più facile per tutti…». Non vi è controprova, ovviamente, a tale affermazione ed è proprio qui che si insinua la funzione glorificatrice del Mino nazionale: se non ci fosse, sarebbe comunque meglio, pure se non è vero. Sarebbe probabilmente meglio anche per Donnarumma stesso? Qualcuno pensa di sì ma, pensateci bene, chi può davvero dirlo con evidenza assoluta? Da che mondo è mondo, eroe è colui che arriva alla gloria solo a seguito di un tormentato percorso di sofferenza e travagli: è tentato, sbaglia, fallisce, si redime, quindi vince. Senza Raiola antagonista, più semplicemente, Gigione non sarebbe protagonista di questa storia. Perché non ci sarebbe assolutamente alcuna storia da raccontare. Così, banalmente rimanendo fedele a sé stesso, al proprio ruolo di cattivo perennemente seduto dalla parte del torto, Raiola aiuta il Milan a risorgere riscattandosi da sé stesso e consegna un protagonista vero ad una trama complessa il cui finale è chiaramente ancora tutto da scrivere. Per questa serie di ragioni uno come lui è indispensabile nonostante tutto: un male necessario di cui adesso nessuno può fare davvero a meno. E chissà che un giorno non lo ringrazieremo.