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2015

Non vuole andarsene da perdente

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berlusconi silvio occhiali novembre 2014 ifa

Il Milan e la questione societaria: da Berlusconi a Bee Taechaubol, altro che dettagli da risolvere

Il Milan a Mister Bee Taechaubol? Sì, forse, forse no. Doveva essere il giorno storico, quello del passaggio del club rossonero dall’era di Silvio Berlusconi alla nuova guida thailandese ma il Milan, fino a prova contraria di carattere ufficiale, resta nelle mani della famiglia che lo ha guidato nell’ultimo trentennio. E Bee Taechaubol dovrà quantomeno attendere.

I FATTI – Incontro in un hotel al centro di Milano e nessun accordo risolutore. Poche storie, lo dimostra più di ogni altro aspetto una frase inequivocabile proferita dal presidente Silvio Berlusconi: “Abbiamo venduto una quota di maggioranza? No, è tutto ancora in gioco. Ci rivedremo nei prossimi giorni, potrei mantenere il 51%”. E dunque il controllo del suo Milan. L’imprenditore thailandese Bee Taechaubol, almeno al momento, ha incassato il colpo e tirato dritto: la speranza era quella di chiudere in giornata e procedere al grande annuncio, non è andata così e tutto lascia intendere che non siano soltanto meri dettagli quelli da perfezionare. In ballo c’è guida e leadership del Milan e l’esito della storia è tutt’altro che scontato.

IL BRAND – O meglio diffusione e commercializzazione del brand, del marchio Milan: la possibilità di sfondare sui mercati asiatici – a maggior ragione per un club che grazie ai successi ottenuti gode di conclamata fame internazionale – è stata fiutata da Berlusconi e l’accordo, almeno a quanto riferito dallo stesso, pare orientato in tale direzione. A Mister Bee, ed alle sue capacità di investimento, l’onore e l’onere di far ripartire il Milan e ricollocarlo sul tetto del mondo: il Diavolo ha fascino e pochi giocatori al mondo rifiuterebbero la destinazione a prescindere. Che dopo anni complessi la famiglia Berlusconi cercasse e tuttora si guardi intorno per ampliare le proprie capacità economiche non è mistero, che però l’attuale presidente voglia uscire di scena è tutto da verificare. Vi pare un dettaglio stabilire a chi vada il 51%?

COME LASCEREBBE ORA? – Da perdente. Dopo aver vinto 8 scudetti, 5 Champions League, 3 Coppe intercontinentali, 5 Supercoppe europee, una Coppa Italia e 6 Supercoppe italiane. Incredibile vero? Eppure il suo Milan non vince nulla da quattro stagioni ma più del dato in sé è sprofondato in un abisso tecnico e gestionale che ha sconfortato l’intero ambiente rossonero. Tradotto: l’immagine attuale del presidente del Milan Silvio Berlusconi non è quella di un vincente. E lui non accetta di lasciare così. Non da perdente. Un affare di cuore? Anche, probabile, ma più di ogni altra cosa c’è l’orgoglio di Berlusconi: il presidente che ha reso grande il Milan, che lo ha elevato in campo internazionale fino a farlo diventare il club più titolato al mondo, l’uomo che ha dettato la via del grande calcio e dei grandi campioni. Infinita la lista dei fenomeni che hanno varcato la soglia di Milanello e citare qualche nome farebbe torto agli altri. Probabilmente ne venderà un pezzo, ma uscirà davvero di scena soltanto dopo un nuovo successo. Almeno per chi vi scrive il colpo di scena sarebbe l’opposto.