La gestione di Okoli all'Atalanta: da pilastro a panchinaro (e i numeri gli danno ragione)
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La gestione di Okoli all’Atalanta: da pilastro a panchinaro (e i numeri gli danno ragione)

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Il ritorno in campo di Okoli dopo 6 mesi: una continuità venuta a mancare tra minutaggio e poca credibilità in casa Atalanta

La sfida contro la Salernitana ha visto spiccare in negativo il difensore dell’Atalanta Caleb Okoli: rispolverato dopo 6 mesi e messo nella mischia tra riadattamenti tecnico tattici, lacune e tanta confusione (costata poi cara).

Troppo facile criticare o addirittura porre sentenze affrettate senza però analizzare quel “come” che ha caratterizzato l’annata tra i grandi del numero 5 nerazzurro, rappresentando una sua gestione partita bene e finita per essere accantonata nonostante il potenziale presentato.

14 partite disputate, 9 da titolare, 5 da subentrato e una stabilità difensiva che faceva ben sperare. In fisicità e marcatura era uno dei migliori nonostante con la palla tra i piedi facesse fatica, e la continuità era un fattore da costruire domenica dopo domenica: sviluppo comprensibile e necessario nella crescita, considerando che l’Atalanta puntava sì a ritornare in Europa, ma anche ringiovanirsi (ovviamente portando dei risultati).

Le cose sono cambiate dalla famosa partita di Lecce (non per colpa sua) e contro l’Inter a Novembre è stata la sua ultima gara prima di subentrare a Salerno: se non giochi da tanto tempo, neanche gradualmente è chiaro che la ruggine si possa far sentire. Certo, con Gasperini bisogna essere pronti a tutto, ma dall’altra non si può pensare dopo 6 mesi fuori di riprendere senza problemi dove ci si era lasciati, soprattutto per un giovane che ha bisogno di minutaggio.

Lasciare spazio a gente più esperta? Si, se ci dovessero essere dei risultati migliori rispetto a prima, ma statisticamente si è riscontrato un calo clamoroso con la vecchia guardia: fino alla gara prima dei Mondiali, considerando le gare con Okoli in campo almeno per 45 minuti, la retroguardia nerazzurra aveva una media di 0,57 goal subiti (considerando anche un Demiral spaziale, Scalvini e un Toloi più continuo); dall’altra invece il “ritorno alle origini” ha portato la media ad alzarsi a 2,3. L’Atalanta sarà anche in zona Europa però non deve permettersi da questo punto di vista di ragionare alla giornata: ambizione e crescita per prepararsi ad un futuro a lungo termine, considerando anche il messaggio del campionato scorso.