Roma, Capello: «Scudetto? Pericolo euforia. Dybala in questo ricorda Totti»
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Roma, Capello: «Scudetto? Pericolo euforia. Dybala in questo ricorda Totti»

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Fabio Capello ha analizzato la situazione della “sua” Roma. Le dichiarazioni dell’ex tecnico giallorosso alla Gazzetta

Ai microfoni della Gazzetta dello Sport, Fabio Capello ha parlato così della situazione in casa Roma.

NUOVA ROMA – «Sì, mi piace parecchio, perché non sono stati presi dei parametri zero tanto per averli, ma perché rispondono a una logica, a un progetto tattico. Insomma, gli strumentisti ci sono, il direttore d’orchestra c’è, bisogna vedere solo che musica suoneranno».

MOURINHO – «José è un vincente, e lo ha dimostrato anche alla Roma. Adesso ha una squadra all’altezza delle sue aspettative, ma lui è perfetto nella gestione del gruppo e quindi non avrà problemi».

ZANIOLO – «Zaniolo è un grande talento, a cui bisogna solo augurare la salute per le qualità che ha. Ma sono convinto che la proprietà lo sostituirebbe in modo opportuno».

SOGNO SCUDETTO – «Fanno bene. Hanno una squadra forte e la passione si è risvegliata. Basta vedere l’Olimpico pieno nel finale della scorsa stagione e gli abbonamenti che hanno già fatto. E poi ha visto che spettacolo la presentazione di Dybala? Fantastica. Il rischio a Roma, infatti, è sempre il solito: la troppa euforia».

DIFESA – «Secondo me è abbastanza solida, ma è meglio augurare tanta salute a Smalling. Con lui in campo è un’altra cosa».

DYBALA COME TOTTI – «Guardi, il calcio si evolve in continuazione, ma se è un gioco le dico che l’argentino ha il tocco di palla, la capacità di trovare il compagno e la facilità di fare gol che aveva Francesco».

ABRAHAM COME BATISTUTA – «Andiamoci piano. Gabriel era un professore dell’area di rigore. Il senso della porta che possedeva lui l’hanno avuta pochi calciatori al mondo. Abraham è senz’altro più mobile, però siamo su un altro livello per il momento».

PELLEGRINI COME EMERSON – «Il brasiliano era più difensivo, mentre Lorenzo ha qualità più offensive, può andare in gol più facilmente. Ma l’accostamento con Emerson è un onore per tutti. Era un leader vero. Si ricordi che è stato capitano anche di una squadretta che si chiamava Brasile, non so se mi spiego».