2013
Roma, Sensi: «Che errori con Montella e Zeman!»
Lex presidente della Roma commenta la nuova gestione.
ROMA SENSI – Prima che si aprisse l’era americana c’era lei, Rosella Sensi, a guidare la Roma. Intervistata da La Gazzetta dello Sport, l’ex presidente giallorosso ha provato a non sbottonarsi troppo riguardo la nuova gestione del club, ma qualche messaggio l’ha comunque lanciato: «Ho passato due anni pieni di malinconia perché il calcio scandiva la mia vita, anche se ho sempre ricevuto affetto da parte dei romanisti. Ho lavorato per il Comune (delega olimpica, ndr) e ora faccio con piacere la mamma e la tifosa. Ho ricevuto tante critiche ingiuste a cui potrei replicare, ma non lo faccio. Dico solo che, come è stato sbagliato pensare solo a distruggere il buono che avevamo lasciato, sarebbe altrettanto sbagliato farlo adesso. Lei sa che per tre anni, fino al 2012, ho dovuto girare con la scorta della Digos per le minacce ricevute? Quando i risultati non arrivano i tifosi sono sempre arrabbiati e lo capisco. L’importante è non superare mai i limiti. Visti i risultati, credo che gli errori non siano stati poi così tanti. Certo, sbagliamo tutti e io credo di averlo fatto nella comunicazione, quella non borsistica. Però che la Roma stesse per fallire è una favola perché ci sono bilanci certificati che attestano il contrario. La controllante Italpetroli era un’altra cosa, ma perché si è assunta i debiti del club. Lì da un certo punto in poi non abbiamo messo tanta attenzione, però proprio a causa della Roma», ha dichiarato la Sensi, che poi ha parlato della gestione della sua famiglia e di quella statunitense: «Gestione troppo familiare? No, era un mix giusto che ci ha permesso di valorizzare Conti, Pradè, Montella, Stramaccioni, Mazzoleni e tanti altri. Certo, il calcio ha bisogno di rinnovarsi, ma attraverso una strategia complessiva su stadi, razzismo, merchandising, non solo per singoli temi. UniCredit? Con noi è stata molto attenta, adesso dà molta fiducia. Ci saranno delle ragioni. Se è etico che le banche facciano molto credito alle società di calcio e molto poco ai cittadini? Il calcio è un’industria che produce parecchio, ma occorre dare fiducia anche alla gente. Non si possono usare misure diverse quando ci sono persone che stanno male. Quella americana la migliore proposta d’acquisto per la Roma? Diciamo che è quello che risultava agli advisor, ma non eravamo noi a ricevere le offerte. Al Qaddumi? Non abbiamo mai intavolato trattative con persone di cui i nostri advisor non avessero verificato la credibilità».
L’ex numero 1 della Roma è entrata poi in questioni più “tecniche”: «Io avrei puntato su Montella e non avrei esonerato Zeman. Nel 2005 non presi il boemo per un veto di UniCredit? Diciamo che fu una scelta delicata in cui vennero fatte diverse valutazioni. Quale giocatore preferisco? Sempre Totti. E pensare che quando gli rinnovai il contratto l’ultima volta, qualcuno diceva che 5 anni erano troppi. Rapporti con i nuovi dirigenti e i calciatori giallorossi? Con i dirigenti nessuno, con qualcuno dei ragazzi a volte sì. Si figuri che quando perdevano mi dicevano scherzando: “Adesso non ci può mandare in ritiro”. Occorre un grande ombrello che prenda le critiche e protegga la squadra. In Italia abbiamo bisogno sempre di un punto di riferimento. Nuovo logo? Sono una romantica: non lo avrei cambiato. Bisogna rispettare le tradizioni».
La Sensi ha poi parlato dell’esperienza alla Roma: «Non mi sono candidata alle elezioni, ma sono sempre innamorata della mia città. La Roma? Mi manca, ma lasciatemi fare solo la tifosa. Certo, essere dirigente della Roma può farti perdere il senso della realtà. Meno male che la mia famiglia mi ha fatto tenere i piedi per terra. E voglio dire una cosa a Claudio Lotito: per numeri, fatti e successi la prima squadra della Capitale è la Roma, se ne faccia una ragione. Detto questo, mi sono stancata di perdere, voglio ricominciare a vincere. Se ho mai avuto un fidanzato laziale? Sì, è capitato. D’altronde nella vita sbagliamo tutti…».