Salernitana, Ribery: «Qui per la passione e l'amore per il calcio. Possiamo salvarci» - Calcio News 24
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Salernitana, Ribery: «Qui per la passione e l’amore per il calcio. Possiamo salvarci»

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L’attaccante della Salernitana Ribery ha parlato dell’obiettivo salvezza ancora vivo e del motivo che lo ha spinto a trasferirsi in granata

Franck Ribery, attaccante della Salernitana, si racconta in una intervista a Tuttosport.

SALERNITANA – «Perché sono venuto? Semplice: la passione, l’amore per questo sport. È la mia vita. E io, ancora oggi, sono felice al campo, mi sento bene con il mio corpo, con i compagni e so che posso trasmettere esperienza ai ragazzi più giovani. La mia carriera non è venuta per caso: è il frutto di tanti sacrifici abbinati alla gioia di giocare a calcio. Che tu lotti per vincere la Champions o per salvarti, parte tutto dalla fame e dalla passione che hai. Guardate anche Ibrahimovic o Buffon. Gigi gioca a Parma, ha 44 anni, si diverte e compie ancora parate super».

SALVEZZA – «Io ci credo, sono ottimista di natura. Abbiamo bisogno di una vittoria e di un po’ di fortuna, che ultimamente è mancata. Ma stiamo lavorando bene come gruppo, tutti assieme, e mancano ancora tante partite. Abbiamo anche due gare in meno».

LEWANDOWSKI – «Robert è uno che lavora molto e bene, ogni giorno. Dietro ai suoi tantissimi gol c’è talento, ma anche una straordinaria professionalità. È un robot, non a caso segnava molto con me e Robben in passato e continua a farlo tuttora senza di noi. È un campione e nel 2021 è stato il migliore: giusto assegnargli il Golden Player. Avrebbe meritato anche il Pallone d’Oro».

TONI – «Quanti gol gli ho fatto segnare al Bayern! Una volta gli ho servito quattro assist nella stessa partita e non mi ha nemmeno fatto un regalo… A parte gli scherzi, Luca è un grande amico, è stato fantastico giocare e passare del tempo libero con lui. A Monaco ci siamo trovati fin dal primo giorno in hotel ed è nata un’amicizia che ancora oggi è bellissima».

ROMA-SALERNITANA – «Sarà dura, ma dobbiamo fare punti. Bello rivedere Mou. Non è mai stato il mio allenatore, però abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto. Ci siamo incrociati tante volte in Champions e, prima e dopo le partite, abbiamo sempre chiacchierato. Quando allenava il Real, mi voleva con lui a Madrid. Ma il Bayern non mi lasciò andare via. In quegli anni mi cercavano un po’ tutte le big, il Barcellona e anche la Juventus. Nessun rimpianto. Non mi sarei mai immaginato di giocare per 12 anni in un club fantastico ed enorme come il Bayern. Sono orgoglioso di quanto ho fatto a Monaco: ho vinto tutto e scritto pagine di storia della società».

VLAHOVIC – «Vlahovic, come tutti i campioni, è un lavoratore. E soprattutto non ci sta mai a perdere e si arrabbia anche in allenamento se non vince. A me succede tuttora di infuriarmi se perdo la partitina. Non è un dettaglio, è lo spirito dei vincenti. Il nuovo Lewandowski? Sì, a patto che continui a lavorare così, focalizzato ogni giorno sul volersi migliorare. Dusan è giovane, ma possiede grandi mezzi: deve abituarsi alle pressioni della Juventus, un top club in cui devi vincere ogni partita».

NUOVO RIBERY – «Uno proprio identico, no. Però devo ammettere che mi rivedo un po’ in Coman e in Chiesa, entrambi miei ex compagni. A Firenze mi accorsi immediatamente che Federico aveva qualcosa di diverso da tutti gli altri. Andava sempre ai 2000 all’ora, un po’ come facevo io alla sua età. Con il tempo si impara a gestirsi meglio in partita, ma è una crescita naturale: è successo così a me e sarà lo stesso per Federico. Intanto Chiesa alla Juventus ha avuto un impatto top e poi ha trascinato l’Italia alla conquista dell’Europeo. Peccato soltanto per l’infortunio ai legamenti di quest’anno».