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Tavecchio, le dimissioni mettono nei guai anche la Serie A

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La Figc potrebbe esser commissariata dal Coni, ma la Serie A per ora rimane senza cariche elettive: la situazione

E adesso cosa succederà nella Lega di Serie A, la presunta locomotiva del movimento calcistico che in Figc pesa appena per il 12% e che si è smarrita in litigi e gelosie, tanto da essere commissariata da aprile? Le dimissioni di Tavecchio rischiano di causare una reazione a catena. Dal punto di vista formale, visto che l’ormai ex presidente federale è anche commissario della Serie A: se domani il Coni commissarierà la Federazione, dalle parti di via Rosellini ci si chiede chi reggerà la baracca del massimo campionato. Ma gli effetti più rilevanti potrebbero manifestarsi sul piano politico: dopo aver approvato lo statuto, che disegna la nuova governance, i club di A avevano tempo fino al 30 novembre (il commissariamento di Tavecchio scadrebbe l’11 dicembre) per rinnovare gli organi, nominando in primis il presidente e l’amministratore delegato. Una road map di per sé già faticosa, che il caos federale rischia di complicare ulteriormente.

COMPLICAZIONI – Lo stesso Malagò ha detto che pensare che «in meno di 10 giorni tutto si possa risolvere in Lega è un’utopia». Se prima di ieri mattina lo scenario che immaginava Tavecchio era quello di un’accelerazione del processo elettivo in A, adesso il quadro è mutato. «Siamo tutti commissariati», ha commentato Aurelio De Laurentiis a Sky Sport. I club sono in posizione d’attesa e non guardano di buon occhio alle mosse di Malagò e alle pressioni della politica: un commissariamento della Figc verrebbe visto come un’ingerenza e un attentato all’autonomia del calcio. La Lega di A rivendica un ruolo attivo in questa fase così complicata ma non ha ancora fatto i compiti a casa. È vero che il percorso delle nomine va avanti, attraverso le due commissioni (una per il presidente, l’altra per l’a.d.), e che l’auspicio di alcune società volenterose è di «rispondere a questo vuoto di potere con i fatti»; tuttavia gli incastri non sono affatto semplici. In calendario c’è un’assemblea convocata per lunedì: all’ordine del giorno, oltre al bando domestico dei diritti tv, c’è il «processo di selezione dell’a.d.». Nessuna traccia del rinnovo delle cariche interne.

LE DUE STRADE – Come ricorda “La Gazzetta dello Sport”, partiamo dall’a.d. Il cacciatore di teste Egon Zehnder sta esaminando i cv in modo da presentare lunedì una short list di 3-4 persone. Sono dentro manager come Marzio Perrelli, Luigi De Siervo (Novari non più) e altri top secret. Il lavoro di selezione è reso complicato dalla richiesta di molte squadre di sentire in assemblea le presentazioni dei diversi candidati, i quali però non vogliono esporsi a bocciature. Quanto al presidente non c’è ancora accordo sul profilo, anche se Claudio Lotito avrebbe già nel cassetto il nome di una figura istituzionale di garanzia, magari un ex magistrato. Ma altri la pensano diversamente: vorrebbero un presidente decisionista, che rappresenti politicamente la Lega e sia complementare con l’a.d. Il fattore-Lotito è una mina per gli equilibri di Lega. Il patron della Lazio vorrebbe suggerire il nome del presidente e tenere per sé una poltrona di consigliere federale e magari anche di consigliere di Lega. Ci sono club quali Roma, Fiorentina, Inter che spingono per un distacco e si chiedono: è opportuno che a rappresentare la Lega nella ricostruzione del calcio italiano ci sia chi ha partecipato al fallimento di questi anni?